TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 20 settembre 2008

Immigrazione. Un biglietto per tornare a casa.

Questo articolo, uscito ieri sul Tirreno, descrive uno dei tanti aspetti di ridicola inefficienza delle leggi repressive nei confronti dei clandestini. Nonostante che chi governa, legifera e giudica sappia benissimo di questa realtà, è più comodo far credere alla gente che il problema sia avere "il pugno di ferro". mv


Tirreno, 19/09/08

Clandestini assolti perché senza soldi
Non hanno i mezzi per tornare in Cina: è l'altra faccia della Bossi Fini
Gli orientali erano stati arrestati nel blitz all'ex Fedora


PRATO. Che cosa accade a un cinese clandestino che viene arrestato perché non ha rispettato l'ordine del questore di lasciare l'Italia entro 5 giorni? Nel peggiore dei casi arriva una condanna a qualche mese di reclusione, con la sospensione condizionale; nel migliore arriva l'assoluzione, come accaduto ieri per tre dei 43 cinesi trovati lo scorso 3 luglio nell'ex lanificio Fedora di via di Gello.

La sostanza cambia poco, perché i cinesi clandestini restano comunque in Italia e di solito si rendono irreperibili. La novità emersa ieri in Tribunale è che «non costituisce reato», come recita la sentenza di assoluzione del giudice Napolitano, rimanere in Italia se si dimostra che non si hanno i mezzi economici per acquistare un biglietto aereo per la Cina.

E' l'altra faccia della legge Bossi Fini sull'immigrazione, presentata come il rimedio all'invasione dei clandestini e rivelatasi poi una formidabile macchina per la produzione di carte, intimazioni e prescrizioni varie che spesso non trovano applicazione nella realtà.

Senza contare il dispendio di tempo e fatica per carabinieri, polizia e Procura, che potrebbero occuparsi di altro con maggior profitto. Ieri dunque si processavano con rito direttissimo otto stranieri clandestini già intimati a lasciare l'Italia e poi ritrovati in circolazione, e dunque arrestati. Tra loro cinque cinesi del gruppo che fu ospitato agli ex Macelli in una sorta di Cpt provvisorio dopo il blitz all'ex Fedora. Un paio di posizioni sono state rinviate, mentre in tre casi è arrivata l'assoluzione, come chiedeva il difensore del signor Ye, Silvia Risaliti, perché dopo l'arresto non si è fatto il necessario accertamento sui mezzi di sussistenza del clandestino, e dunque non c'è prova che il cinese avesse i soldi per ubbidire all'ordine del questore, acquistare un biglietto aereo per Pechino e tornare in Cina. Non capita spesso, ma se ci si pensa, il discorso ha una sua logica. Di solito i clandestini recidivi vengono arrestati, passano una notte in cella, al mattino vengono liberati e viene fissata un'udienza di convalida e giudizio direttissimo nel giro di poche settimane. L'esito più ricorrente è una condanna a otto mesi di reclusione con sospensione condizionale. Tra l'altro, una volta arrestati e condannati, non si può essere arrestati nuovamente per lo stesso reato. Un bel pasticcio.

Paolo Nencioni

Nessun commento: