TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 11 settembre 2008

Prato. Eccesso d'amore per la sacra cintura.

Se c'è una cosa a Prato di cui non si discute è la reliquia della Madonna.
Ancora il prof. Centauro da il Tirreno, dopo lo show con megaschermo e teca nuova.
MV



La traslazione del Sacro Cingolo

Niente di più prezioso, niente di più venerato a Prato del Sacro Cingolo. E semmai ci fosse stato bisogno di una conferma, ieri sera in occasione della ricorrenza dell’8 Settembre ne abbiamo avuto tutti, nessuno escluso, un’ emozionante riprova con l’adesione di una folla immane, riunita in piazza, rimasta per ore ed ore ad attendere gioiosamente l’Ostensione dal Pulpito.



Quest’anno l’occasione era anche quella di seguire dal vivo, seguendo il tutto su un maxi schermo posto sul sagrato del Duomo, l’installazione della nuova teca alla quale è stata affidata la Cintola della SS. Vergine per la sua conservazione futura; l’altra, quella barocca, non poteva più sostenere quella funzione dopo oltre tre secoli e mezzo di ininterrotta custodia.
Detto che a tutti è dispiaciuto non poco mettere in soffitta (anche se si tratta di una soffitta dorata, costituita da un nobile accasamento nel rinnovato Museo Diocesano) un pezzo di storia, alla quale eravamo in qualche modo stati fidelizzati da generazioni. D’altronde la necessità di proteggere con tutte le nostre forze la Santissima reliquia mariana doveva essere assolta in modo conveniente.
Alla nuova teca ci faremo l’abitudine, impareremo ad ammirarla, ma oggi appare come un corpo estraneo. E’ arrivata tra noi come arriva una neonata settimina in famiglia, subito amata anche se un poco bruttina. Ed appunto questo pare essere il limite di questa nuova custodia, forse un poco affrettata, forse si poteva salvare ancora quella vecchia, magari includendola in un ambiente protetto: la scienza fa miracoli in questo senso.

Ma soprattutto si sarebbe evitato di sottoporre ad un inutile stress il nostro bene più caro, manipolato più volte ex tempore, a mani nude, dal segretario del Vescovo che guantato, proprio nell’atto della traslazione, non riusciva a sollevare intatta la Sacra Reliquia. Certo, quello è stato un intervento tempestivo, dettato dalla speciale contingenza, onde evitare rischi o problemi maggiori evidenziati nel momento stesso di rimuovere i delicati filamenti di quei millenari tessuti dallo loro secolare sede.
Nessuna vis polemica verso questo episodio, perché tanta abnegazione e tanto amore non potrebbero che essere benevolmente osservati, come lo sono stati, tuttavia il ricordo di tanta paura provata in un batter di ciglia ci rimane addosso, perché sia pure per un solo attimo si è davvero temuto il peggio! Che le fibre cedessero e la cintola rovinasse. Un panico esasperato di certo dalla ripresa televisiva, come ormai troppo di sovente avviene in questa nostra era tecnologica. Ed allora, non si può non pensare, in un drammatico parallelo alle immagini improvvise e lancinanti, per la loro subitanea evoluzione, delle due torri colpite l’11 Settembre dagli aerei kamikaze.
Ho capito in questo allucinato parallelismo di situazioni che mi è balzato in testa, di certo causato dallo spavento incontenibile che si raggiunge in una frazione di secondo, come anche un gesto d’amore possa facilmente trasformarsi in un evento catastrofico.
Il paradosso vero, inaspettato, ma pure eloquente nel suo esito, dimostra che la vetrina mediatica non ha anima, e non offre mai di per se stessa valori positivi, riuscendo persino a trasformare un gesto di amore in un’azione sconsiderata, quasi alla stregua di un atto vandalico.
L’evento mediatico, reso possibile dagli sponsor - ed è questo un altro segno dei nostri tempi - può portare a questo genere di traumi ai quali non siamo certamente abituati. Oggi ringraziamo la Madonna per ciò che non è accaduto, ma anche per l’avvertimento reso alla città.

Prato, 9 Settembre 2008
Giuseppe A.Centauro

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