TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!
La mer, la fin...
venerdì 19 settembre 2008
Pantanelle. Ancora sul fotovoltaico.
Continua a suscitare il dibattito, la questione del fotovoltaico a Pantanelle. Riceviamo questo intervento da un amico ecodem e volentieri pubblichiamo.
Municipio Verde continua a considerare negativo un altro intervento impiantistico in quella zona e il relativo consumo di territorio che comporta.
MV
Mi chiamo Matteo Prussi e faccio parte del circolo di Prato dell'associazione degli Ecologisti Democratici. Sulla questione Pantanelle, desidero rispondere all'intervento di M.R.Cecchini. Innanzitutto desidero sottolineare come dall'intervento emergano alcune interessanti considerazioni. Ribalto la cronologia del testo, concordo con la necessità di indicare nel bando i costi per lo smantellamento dell'impianto a fine vita utile. Tuttavia è doveroso precisare che la vita di un impianto fotovoltaico non è, come detto, di 25 anni, ma ben più lunga. Ci sono impianti esistenti, con tecnologie più vecchie, che producono energia da più di trent'anni, con i costi di ammortamento già abbondantemente coperti. Altro elemento interessante deriva dalla superficie necessaria per un impianto da 1 MWp. Soltanto considerando i pannelli, senza le opere accessorie, si parla di circa 8000 m2 (0,8 HA), circa un decimo della superficie totale indicata da M.R.Cecchini per la zona di interesse. Quello che però infastidisce, quando si cerca di parlare in maniera onesta di una possibilità come quella di Pantanelle, è la presenza di frasi strumentali. Come commentare una frase del tipo, "non fosse una buona idea, per il prestigio dell'area, per l'incompatibilità tra elettricità ed acqua[..]”. L'incompatibilità fra cosa? Anche frasi come: "sostegno delle attività agricole, sia come ulteriore sbocco produttivo che come apporto energetico alle attività agricole stesse", confermano il non aver presente la reale tipologia dei consumi e le reali necessità del comparto di cui si tratta: aumento del costo del gasolio per trazione agricola e per le serre. Il fatto poi di dover produrre l'energia vicino al punto di consumo ("Siamo favorevoli a piccoli impianti a terra che progettati con la dovuta sensibilità siano posti accanto alle strutture che alimentano"), parlando di solare, mette in luce il non aver chiaro il concetto di fonte energetica discontinua ed energeticamente poco densa. Lo scambio dinamico con la rete, dove è abbastanza fittizio il concetto di "distanza dal punto di consumo", rende possibile la diffusione su larga scala di questa tecnologia. Si parla poi di assenza di motivazioni valide, quando una stima sulla produzione rivela la possibilità di coprire i consumi annuali di almeno 450 famiglie; con un solo impianto a fonte rinnovabile, posto in un'area dove questo non emette inquinanti, non crea pericolo per la fauna presente, etc.
Questo non risolve certo la questione sull'opportunità di realizzare un simile intervento, in un'area così peculiare. Tuttavia mi auguro possa essere percepito come un invito a lasciare a casa una certa ”vecchia” retorica ambientalista, che non contempla le necessità complesse delle società, demandando - di fatto - il problema energetico ad altri. Un invito a creare insieme un nuovo concetto di relazione fra la necessità di produrre energia in modo alternativo alle tradizionali fonti fossili e quella di tutelare l'ambiente nel quale viviamo.
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