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da La Nazione del 09/09/08
Solo due sufficienze, una giunta da bocciare
Stancari e Ciuoffo i promossi. E a dare i voti sono stati
di ANNA BELTRAME
BOCCIATA la giunta. Bocciata da una commissione d’esame formata da 25 opinion leader del mondo politico, economico, delle professioni e della cultura, una giuria composta per il 40% da esponenti del Pd o di area Pd, in cui le voci del centrosinistra sono quasi la metà, quelle del Pdl il 12% e dell’opposizione in generale (compresa Rifondazione) il 24%. Per questo la bocciatura è ancora più clamorosa: due soli assessori con la sufficienza, cioé Luisa Stancari e Stefano Ciuoffo, sono davvero pochi. E deve far riflettere il fatto che un giudizio così negativo sull’operato della giunta Romagnoli emerga in un gioco giornalistico come queste pagelle e nelle chiacchiere più o meno serie al bar, ma non sia ancora emerso nel confronto dentro il primo partito della città. Un altro segno questo di come Prato abbia smarrito la voglia di discutere, anche di litigare, di avere la spinta a migliorare le cose, a cercare soluzioni, a non arrendersi di fronte ai suoi problemi enormi, compresi i limiti della sua classe politica. Ma ecco nel dettaglio i voti, cioé la media di quelli espressi dai 25 giurati.
IL SINDACO esce dall’esame sospeso fra il 5 e il 6. Non è una bocciatura solenne la sua, perché di Marco Romagnoli molti hanno detto in sintesi: «E’ una brava persona, si è impegnato molto, ha una giunta inadeguata che però avrebbe potuto migliorare». Ma i 12 giurati che gli hanno dato un’insufficienza hanno sottolineato: «Prato è in crisi e la giunta è scarsa, ma è lui il primo cittadino e a lui va addebitato il bilancio negativo di questi quattro anni di legislatura». La prima della classe è invece l’assessore ai servizi sociali Luisa Stancari: 6,6 la sua media, tanti voti sopra il sette, solo un’insufficienza. «Mette passione in quello che fa e i risultati si vedono», il giudizio più ricorrente per lei.
AL SECONDO posto Stefano Ciuoffo, con 6,3. Più complesse le valutazioni su di lui. «E’ una persona molto competente, seria, intelligente, ma...». E i ma sono di due tipi: un ingegnere non avrebbe dovuto fare l’assessore all’urbanistica; bravo lui, decisamente meno il suo staff tecnico, su cui dovrebbe imporsi di più. Terzo, ma non sufficiente, l’assessore alla sicurezza Aldo Milone, con 5,9. Anche per lui, che ha preso anche un otto, spesso due riflessioni: «Sta lavorando molto e il pugno di ferro sui cinesi è giusto, ma non può fare dichiarazioni contro la giunta e il sindaco e restare dov’è». Ecco perché alla fine neppure lui viene promosso, soprattutto fra gli esponenti vicini al Pd.
C’È POI l’assessore alla cultura Andrea Mazzoni, con 5,6, lo stesso voto del sindaco. I giudizi più ricorrenti: «E’ molto colto e una brava persona», ma anche «Non ha mostrato grande fantasia, né di avere quei guizzi di cui un assessorato come il suo avrebbe bisogno». Niente sufficienza nemmeno per il vice sindaco e assessore al bilancio Roberto Bencini: 5,5. Molta stima per l’onestà della persona, meno per l’efficacia della sua azione amministrativa. Fra tutti è forse quello che ha avuto i voti più omogenei. L’esatto opposto di Fabio Giovagnoli, l’assessore allo sviluppo economico: ha raccolto voti bassissimi, ma anche collezionato diversi sette. Alle sue spalle due donne, ex aequo, cioé Gerardina Cardillo (sport) e Camilla Curcio (ambiente), con 5.
SOTTO quota cinque i restanti quattro assessori, tutti uomini. Andrea Frattani (città multietnica), è bocciato con 4,9. Lo stesso giudizio che in media ottiene Enrico Giardi, responsabile di traffico e lavori pubblici. Ha avuto un po’ di sfortuna, quest’ultimo, perché i voti sono stati in gran parte raccolti proprio nei giorni del caos creato dalla chiusura di ponte Mercatale e via Matteotti: «Aveva tutto agosto per fare i lavori». Un’altra riflessione ricorrente su di lui: «Era partito bene, ma dopo quattro anni ha mancato troppe promesse».
IL PENULTIMO posto è per Giuseppe Gregori, assessore alla scuola e al centro storico: 4,8. Su di lui un coro quasi unanime: «Come segretario della Cgil era assolutamente da promuovere, come assessore no». Infine, il peggiore della classe e con ampio distacco dai colleghi, è l’assessore al personale Andrea Breschi dell’Italia dei valori, l’unico non del Pd: un terribile 3,9 e un solo voto sufficiente per lui.
LA COMMISSIONE d’esame scelta da La Nazione è composta da 25 persone, in rappresentanza della politica, delle imprese, dei sindacati, delle professioni e della cultura. Ecco i nomi, in ordine alfabetico. Stefano Acerbi (presidente di Confartigianato), Valdemaro Beccaglia (imprenditore e presidente del Pecci, area Pd), Maurizio Bettazzi (presidente provinciale An), Roberta Betti (presidente Politeama, del Pd), Gigi Biancalani (presidente Ordine dei medici, area Pd), Roberto Caverni (imprenditore e consigliere comunale Udc), Roberto Cenni (imprenditore e presidente Fondazione Cassa di risparmio), Riccardo Diddi (direttore Unione commercianti), Maurizio Fioravanti (presidente Pin, Pd), Alessandro Giacomelli (presidente Confersercenti, area Pd), Giovanni Luchetti (coordinatore provinciale Forza Italia), Carlo Longo (presidente Camera di commercio), Alberto Magnolfi (consigliere regionale Forza Italia), Manuele Marigolli (segretario Cgil, Pd), Riccardo Marini (presidente Unione industriale), Fabio Mazzanti (direttore Cna, Pd), Federico Mazzoni (presidente Aci, ingegnere), Gabriella Melighetti (segretario Cisl, Pd), Enrico Mencattini (segretario provinciale Udc), Carlo Montaini (direttore Gida), Giampiero Nigro (preside facoltà economia), Alessio Nincheri (segreteria regionale Rifondazione), Annalisa Nocentini (segretario Uil), Luca Rinfreschi (presidente Creaf, Pd), Alberto Rocca (avvocato, Pd).
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