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La mer, la fin...

giovedì 30 aprile 2009

Energia. La peggiore che ci sia.


Dal Manifesto 24.04.2009
di Luca Manes

Il carbone e la Banca


Quale migliore occasione del G8 dell'ambiente di Siracusa per presentare un nuovo rapporto che svela come le istituzioni finanziarie internazionali foraggino con miliardi di euro la costruzione di centrali a carbone?

Lo studio, realizzato dall'organizzazione ambientalista statunitense Environmental Defense Fund (Edf), rivela che dal 1994 la Banca mondiale, le altre banche multilaterali di sviluppo e le agenzie di credito all'esportazione dei principali paesi occidentali hanno favorito la realizzazione e l'espansione di ben 88 impianti che bruciano carbone, ovvero il più inquinante tra i combustibili fossili, staccando assegni per un totale di 37 miliardi di dollari. In Europa si è costruito in tutto il blocco orientale, ma anche in Germania, mentre nel resto del pianeta si sono portati avanti numerosi progetti, tra gli altri, in India, Filippine e Indonesia.

Tanto per chiarire quali saranno gli impatti sui cambiamenti climatici, quelle centrali libereranno nell'aria 791 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) l'anno. Secondo l'Agenzia Internazionale sull'Energia, senza un'immediata inversione di rotta in merito agli investimenti sul carbone operati nei Paesi del Sud del mondo, la bolletta delle emissioni sarà così alta - e dannosa - che si raggiungerà un punto di non ritorno anche se le realtà industrializzate dovessero azzerare la loro produzione di CO2 entro il 2030.
Eppure l'impiego del carbone tra il 2000 e il 2006 è cresciuto di una media annuale pari al 4,9 per cento, mentre le fonti energetiche rinnovabili si sono attestate sul 3,1. I finanziamenti del fondo delle Nazioni Unite per combattere il surriscaldamento globale, un totale di 6,4 miliardi di dollari, sono poi poca cosa se rapportati alle decine di miliardi che vengono erogate da istituzioni finanziarie internazionali e agenzie di credito all'export. Gli impianti a carbone hanno un ulteriore «difetto» da tenere in debita considerazione: la loro vita può arrivare fino a 50 anni. Un periodo molto lungo, soprattutto se si pensa ai loro impatti sull'ambiente. Eppure la dirigenza della Banca mondiale continua a sostenere che puntare sul carbone «pulito» sia una soluzione ottimale, dimenticando che in termini di emissioni la differenza con il carbone «sporco» è risibile. In alcuni casi poi, ad esempio in India, per costruire le centrali sono state utilizzate tecnologie di dubbio valore e che lasciano molto perplessi gli esperti.Edf propone quindi di dare ascolto ai tanti studi che dimostrano come gli investimenti sulle rinnovabili e in particolare sul solare potrebbero far sì che nell'arco di pochi anni cessi la dipendenza dal carbone. Oltre a rendicontare in maniera seria e completa le reali emissioni di CO2 provocate dai loro finanziamenti, le banche multilaterali di sviluppo e le agenzie di credito all'export dovrebbero iniziare a destinare fondi pubblici per opere che combattano sul serio i cambiamenti climatici e non li amplifichino. Chissà se i paesi del G8 e le altre potenze mondiali sapranno cogliere queste raccomandazioni, già a partire dal prossimo incontro sull'ambiente convocato dal presidente americano Barack Obama per fine mese a Washington. Sulla Casa Bianca pende però la spada di Damocle del Congresso, che nel frattempo ha già bloccato il sostegno ai nuovi fondi sul clima della Banca mondiale perché vuole che siano inclusi anche i progetti per il carbone «pulito»...

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