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La mer, la fin...

sabato 25 aprile 2009

Prato. Economia: frenata in discesa

Visti i numeri congiunturali, rispetto allo scorso anno (che pure non è stato positivo), possiamo parlare di una frenata della crisi, a marzo, ma siamo ben lontani dall'avere dei veri e propri segni di "ripresa"... Diciamo pure che non se ne può parlare proprio.
Anzi... Proprio visto il fatto che il periodo marzo/giugno è sempre stato tra quelli più positivi per il distretto pratese, vedere il segno negativo a marzo è forse l'indicatore più forte dello stato di crisi.
Ancora c'è da stare col fiato sospeso...
MV

da il Tirreno del 25/04/09
E’ ancora presto per parlare di ripresa

Timidi segnali positivi. «Ma abbiamo solo rallentato la caduta»

Meno peggio del 2008 i consumi di energia e gas e le ore lavorate E il clima ha aiutato

PRATO. Il distretto tessile soffre, ma non ha toccato il fondo. Si lecca le ferite di un inverno da dimenticare, questo sì, ma almeno ha stabilizzato la sua agonia, frenando una picchiata verso il basso che andava avanti da mesi. Per questo, parlare di ripresa fa ancora un certo effetto e un invito alla cautela, a questo proposito, giunge dal direttore di Pratotrade, Vincenzo Pagano: «Abbiamo dei segnali positivi sulle campionature delle aziende, ma per un quadro più completo della situazione occorre aspettare la seconda metà del 2009».
«Allora - prosegue Pagano - potremo vedere se ripartirà la macchina degli ordini. Di fatto le nostre imprese vivono ancora una situazione di disagio e sofferenza». La cautela è d’obbligo anche per il presidente dell’Unione industriale pratese, Riccardo Marini, per il quale si può parlare al massimo di un «rallentamento della caduta verticale, considerando che questo periodo dell’anno rappresenta per molte tipologie tessili, in genere, un momento di picco».
«L’inversione di tendenza e quindi la ripresa sono purtroppo ancora lontane», fa notare ancora Marini. Meglio di nulla, si potrebbe dire con una battuta. Ci sono precisi indicatori sullo stato di salute del distretto, monitorati dall’ufficio studi dell’Uip su alcuni campioni rappresentativi di industrie pratesi, che lasciano presagire comunque qualche spiraglio a livello congiunturale, spingendo ad archiviare definitivamente il 2008. Il paragone con l’anno trascorso, infatti, è sconsolante: basta spulciare tra i numeri del consumo di energia elettrica relativi al gennaio e al febbraio di quest’anno che, rispetto allo stesso periodo del 2008, passano dal -22,4% di gennaio a - 19,7% di febbraio. Trend incoraggiante anche per quanto riguarda l’utilizzo del gas (-19,4% a gennaio e -12,8% a febbraio), mentre è interessante il dato relativo alle ore lavorate prendendo a riferimento un un campione di aziende tessili, abbigliamento e meccanotessile. Rispetto al 2008, il picco peggiore si è registrato a gennaio (-19,6%), ma a marzo la flessione delle ore lavorate è stata più ridotta (-4,3%). Tutto questo non basta però a spazzare le nuvole che incombono sul distretto, soprattutto se si vanno a guardare le ore di cassa integrazione utilizzata dal medesimo campione di imprese: nel primo trimestre di quest’anno, l’aumento degli impieghi è stato del +112,9% rispetto al 2008.
Non si può cantare vittoria, insomma, anche se un pizzico di ottimismo non guasta. Come quello di Sandro Ciardi, un imprenditore tessile che il polso del mercato ce l’ha. «Nella nostra inesorabile discesa verso il basso abbiamo tirato il freno. Qualche segnale leggermente positivo c’è - osserva Ciardi - anche perchè questo è il periodo dell’anno in cui a Prato si lavora di più, grazie alle collezioni dell’invernale.
Il tempo comunque ci ha dato una mano: all’inizio dell’inverno scorso il timore era che i negozi al dettaglio non riuscissero a vendere tutta la merce. I produttori di tessuto rimangono pur sempre agganciati al mercato della distribuzione e della vendita al dettaglio».
Nelle aziende del Ciardi, comunque, l’effetto crisi si è fatto sentire in questo arco di tempo con un -20% di fatturato rispetto allo stesso periodo 2008. «Non mi lamento - conclude Ciardi - se penso che a livello mondiale le griffe più prestigiose hanno avuto cali del 50%».
Maria Lardara

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