TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

mercoledì 22 aprile 2009

Toscana Infelix. Economia di transito per la Coop Valley.

Il Rapporto Irpet. Un tassello importantissimo per leggere il nostro territorio e, purtroppo, per avvalorare le nostre fosche previsioni e le nostre reiterate analisi. Ora dobbiamo cercare di mettere insieme questi dati con le nostre conoscenze delle realtà territoriali per disegnare il quadro di riferimento necessario alle battaglie di domani. Guardiamoci dalle chiacchiere e dalle ideologie di fine legislatura perchè servono solo a farci disorientare. Il quadro politico dopo le amministrative non cambierà di molto e noi dovremo farci trovare pronti ad iniziative su tutti i fronti. Speriamo che le forze ambientaliste e civiche riescano a essere presenti nei consigli comunali e provinciali, ma se ciò non dovesse realizzarsi, continueremo comunque le nostre lotte quotidiane ecologiste e solidariste a fianco ad altri o da soli.
MV

da la Nazione del 22/04/09
Toscana 2020: metropoli affollate e ipermercati Il Rapporto Irpet profetizza enormi agglomerati. Ma la Regione rassicura: arriva il piano del paesaggio
di SANDRO BENNUCCI
— FIRENZE —CHIUDETE GLI OCCHI e immaginate la Toscana del 2020. Possiamo suggerivi che avrà circa 4 milioni d’abitanti (500mila più di oggi). Città e paesi saranno saldati, fino a formare agglomerati enormi, senza soluzione di continuità. Le zone industriali non aumenteranno. Ma si stenderanno a vista d’occhio ipermercati e centri commerciali. Non è dato sapere se nascerà il nuovo stadio per la Fiorentina o la Cittadella viola voluta dai Della Valle, ma è sicuro che la ripresa economica farà crescere la popolazione, alzando la domanda di case e della grande distribuzione, visto che la gente mangia, si veste, consuma.
Tutto questo non è frutto di un’esercitazione del cronista, ma la fedele riproduzione della «foto» scattata dai ricercatori dell’Irpet (Istituto per la programmazione economica) sulla Toscana che verrà. Una foto che fa vantare la Regione. «Abbiamo immolato poco territorio alla cementificazione: solo il 6%, contro l’11% del Veneto e il 17% della Lombardia», si vanta Riccardo Conti, assessore all’urbanistica. Che non risparmia gli intellettuali (nel mirino Alberto Asor Rosa, n.d.r.) che «negli anni Novanta coniarono per la Toscana il termine ‘felix’, mentre la definiscono paradossalmente ‘infelix’, proprio oggi, quando stiamo contenendo l’espansione, cambiando in corsa anche il piano-casa del Governo». Vero. Magari bisogna aggiungere che, a forza di «no», la Toscana ha accumulato ritardi biblici nella realizzazione d’infrastrutture vitali per il suo sviluppo. La Variante di valico (quasi finita) e la Tirrenica (ancora da avviare) sono solo punte del problema. Non basta. La concentrazione di case pregiate e costose, soprattutto a Firenze, Siena e Pisa, ha provocato migrazioni verso i comuni dell’hinterland e le province vicine. Col risultato di avere, ogni giorno, eserciti di pendolari in marcia su strade e ferrovie.
Significa che le trecento pagine del Rapporto Irpet 2009, presentato ieri in Consiglio regionale dallo stesso Conti, dal presidente della commissione amboiente e territorio, Erasmo D’Angelis, e dagli autori, Giovanni Maltini e Giovanni Bellini, si prestano a varie chiavi di lettura. Ma volendo restare alla parte descrittiva, si nota: la concentrazione di abitanti e industrie occupa il 12% del territorio toscano. Va da Firenze alla costa e contiene metà della popolazione, con una densità di oltre 300 abitanti per kmq. Che sale a 1.000 nell’area fiorentina. Al contrario, nella zona meridionale e appenninica, due terzi del territorio, vive appena il 20% dei toscani. Con una densità che non raggiunge i 100 abitanti per kmq. In Maremma siamo a livelli simili alla Sardegna e alla Basilicata. Anche le aree industriali si sono diffuse negli ultimi anni solo in alcune zone, e in molti casi sono state riconvertite senza espansioni. Le aree residenziali si sono invece estese dal 1991 ad oggi del 12% nelle periferie o in aree già urbanizzate.

MA LA VERA novità rilevata dall’Irpet è l’espansione delle aree della grande distribuzione, grandi magazzini e mega-centri commerciali. Dai 42mila mq del 1990 siamo a volumi 5 volte superiori in dieci anni. E le previsioni, lo abbiamo visto, parlano di nuovo sviluppo quando arriverà la ripresa economica. Con buona pace, a quanto pare, del regolamento del commercio da poco approvato dalla giunta regionale, che prevede volumetrie molto basse per i prossimi tre anni. La crescita dell’urbanizzazione è stata rilevante (10%) e ha riguardato aree residenziali e produttive. Ma dopo il 2000 l’espansione è stata frenata. Ne è derivato, come accennato, il raddoppio, in soli 6 anni, dei prezzi delle case, a Firenze, Siena, Pisa e in Versilia. Un altro dato-choc? L’urbanizzazione disegnata dalle vie di comunicazione o dalla linea costiera ha fatto nascere città lunghe anche 30 chilometri: dalla Versilia al Valdarno superiore, dall’area Pisa-Pontedera a Monsummano-Pescia e, caso limite, l’area Firenze-Sesto-Prato-Pistoia, quasi saldata. Ma anche D’Angelis, come Conti, commenta il Rapporto con ottimismo: «La foto ci consegna una Toscana vivibile. Presto approveremo il piano paesaggistico, con anticorpi in difesa del territorio». Ma allora perché l’Irpet prevede una Toscana piena di gente e di supermercati?

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