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La mer, la fin...

sabato 4 aprile 2009

Diritti Umani. Appesi a un filo

Un articolo fresco e uno stagionato per inquadrare un po' la situazione dei diritti umani in Afghanistan
mv

NATO. Amnesty: «Diritti umani in bilico in Afghanistan»
03 aprile 2009
Sam Zarifi direttore del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International ha commentato la situazione afghana
«Questo e' davvero un momento cruciale per il futuro dell’Afghanistan, i diritti umani sono appesi a un filo. Purtroppo, i cittadini afgani non hanno praticamente alcuna fiducia nel vacillante sistema legale del paese, un sistema che nega ogni richiesta di giustizia». Questo l’incipit della dichiarazione che commenta il vertice Nato sull’Afghanistan in corso a Strasburgo, del direttore del Programma Asia e Pacifico di Amnesty International, Sam Zarifi.
«Il presidente Karzai deve iniziare a stare dalla parte dei diritti umani. Quello che non vogliamo assolutamente vedere e' che egli rinunci a difenderli in una sorta di baratto coi gruppi politici locali. L’annunciata nuova legge sui diritti delle donne, per fare un esempio, potrebbe pregiudicare gravemente i diritti di milioni di afgane», ha continuato Zefiri concludendo con una battuta proprio sulla Nato che «Dal canto suo, deve risolvere i propri problemi. Soprattutto le sue forze, provenienti da oltre 40 paesi, devono essere chiamate pienamente a rispondere delle azioni commesse e devono agire sulla base di regole d’ingaggio comuni che garantiscano il completo rispetto del diritto umanitario. Questo deve valere anche per le forze statunitensi. Non dev’esserci alcuna impunita' per la forza internazionale presente in Afghanistan».
tratto da Vita.it



Diritti umani traditi in Afghanistan Scritto il 08 novembre 2008
La guerra fra truppe governative ed eserciti occidentali da una parte, Talebani ed elementi affiliati ad Al Qaida dall’altra ha raggiunto un livello di violenza mai toccato in passato. Uno studio della Commissione indipendente per i diritti umani in Afghanistan documenta le atrocità commesse dai Talebani sui civili.
“La trovate svoltando a destra, in fondo alla strada. Non potete sbagliarvi: fuori ci sono dei poliziotti armati.” È questa l’indicazione di un commerciante, al quale mi sono rivolto per districarmi fra il dedalo di stradine in un quartiere di Kabul. Sto cercando la sede della Commissione indipendente per i diritti umani (Afghanistan Independent Human Rights Commission, AIHRC). La trovo, con molti poliziotti a fare da guardia a quello che sembra un fortino.
Dietro alti muri in cemento armato, ci sono gli uffici di questa organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani in Afghanistan. Per entrarci, però, bisogna superare ancora un metal detector e gli accurati controlli di una guardia. Nel cortile sono parcheggiate alcune jeep con i vetri antiproiettile: i dipendenti del centro sono costretti a spostarsi così.
Diritti umani nel mirino
Ahmad Nader Nadery, il giovane direttore, è seduto alla scrivania, davanti a un computer. Sorride quando gli chiedo di spiegare il motivo di queste misure di sicurezza. “Il nostro centro ha un mandato costituzionale: proteggere e promuovere i diritti umani in Afghanistan.”Un compito delicato: nel paese è sempre in corso una guerra, lo stato è debole, i rapimenti di civili, afgani e stranieri, è all’ordine del giorno. “La difesa dei diritti umani è un compito che dobbiamo prendere nelle nostre mani, senza aspettare che altri lo facciano per noi. È un lavoro rischioso, ma se non affrontiamo questi rischi non riusciremo mai a innescare il cambiamento di cui l’Afghanistan ha urgente bisogno.”
Le anticipazioni su un nuovo studio
Il centro ha pronta una nuova patata bollente. Uno studio, ancora sottoposto a embargo, sui Talebani e i guerriglieri affiliati ad Al Qaida in Afghanistan. Prima di pubblicarlo, Nader Nadery attende che il governo rafforzi la sicurezza attorno al centro e quella personale di tutti i dipendenti.
“È uno studio molto, molto forte. Per la prima volta tutte le atrocità commesse dai Talebani sono descritte complessivamente, in modo davvero unico. Il dossier avrà delle conseguenze molto serie per la sicurezza dei nostri dipendenti.” AIHRC ha catalogato le informazioni raccolte sul terreno dai suoi collaboratori, attivi soprattutto nel sud-est del paese.
“Abbiamo approfondito e verificato numerosi casi nei quali i Talebani hanno colpito direttamente la popolazione civile.” Ci può fornire un esempio? “In un distretto nella provincia di Helmand, un gruppo di quattro Talebani armati ha fatto irruzione in pieno giorno dentro una scuola. Hanno preso un maestro, lo hanno trascinato fuori e gli hanno sparato, uccidendolo. Decine di studenti sono stati testimoni oculari di questo fatto. Il giorno dopo i ragazzi sono rimasti a casa, traumatizzati. La scuola è rimasta chiusa. Ecco, questo è chiaramente un crimine contro l’umanità.”
Azioni come questa hanno ripercussioni su tutta la popolazione. “È un atto di cruda violenza che manda un messaggio di paura alla gente. Ciò che dobbiamo considerare non è soltanto l’assassinio del maestro, ma anche l’effetto a lungo termine che questa azione ha sui ragazzi, sulla loro psiche. È stata un’azione dimostrativa per terrorizzare gli abitanti di tutta quanta la provincia.”
Civili prigionieri fra due fronti
La popolazione dei villaggi nel Sud-Est dell’Afghanistan è prigioniera fra due fuochi, due fronti. I Talebani da una parte, le forze governative e gli eserciti occidentali dall’altra. Gli aerei della NATO hanno ripetutamente colpito villaggi e ucciso numerosi civili. “È una realtà che ci preoccupa molto. Sulle perdite civili causate dalle forze occidentali e dall’esercito afgano abbiamo già pubblicato alcuni studi e continueremo a farlo.”
Torniamo ai Talebani. È realistico pensare che il vostro studio possa trovare un’eco anche fra di loro? Come vi rivolgete ai guerriglieri? “Gli diciamo che devono rispettare il diritto internazionalmente riconosciuto in materia di diritti umani. Nello stesso tempo però gli diciamo anche che devono rispettare gli insegnamenti del Profeta e dell’Islam. Nell’Islam delle origini, ma anche in quello successivo, il rispetto e la protezione dei civili costituiva un elemento centrale rispettato dagli eserciti musulmani. Se i Talebani e Al Qaida sostengono di combattere per l’Islam, sono a maggior ragione responsabili della vita dei civili.”
Nuove aspettative
L’Afghanistan sembra sprofondato in un conflitto che nel corso del 2008 ha conosciuto un’intensità senza precedenti. L’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti avrà ripercussioni anche sull’Afghanistan e sulle prospettive future per il paese.
“L’Afghanistan costituirà per Obama il centro della cosiddetta guerra contro il terrorismo (…) Obama vuole inviare nel paese altri settemila soldati e concentrarsi anche sul Pakistan, sui guerriglieri attivi lungo il confine con l’Afghanistan. Questo approccio ci sarà di grande aiuto. Inoltre, Obama ha promesso di destinare all’Afghanistan un altro miliardo di dollari. Anche questo sarà disperatamente necessario per salvare il paese.”
fonte swissinfo, Gianluca Grossi, Kabul
tratto da Inviato speciale

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