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La mer, la fin...

domenica 5 aprile 2009

Prato. Chi c'è dietro le ditte fuori legge

Una versione interprovinciale del comitato per l'ordine pubblico ha presentato i dati allarmanti relativi alle aziende fuori legge scoperte recentemente., soprattutto a Prato.
Si conferma che luoghi di lavoro inagibili, dove si impiega la manodopera dei clandestini e non si rispettano le leggi sulla sicurezza, sono di proprietà di cittadini pratesi che si fanno un bel pacco di soldi in barba a tutti e protetti dall'ipocrisia generale di chi scarica sugli orientali la responsabilità di tutto.

mv

da la Nazione del 04/04/09
Quaranta capannoni inagibili Tutti di proprietà di pratesi
Lotta ai laboratori fuorilegge: ecco chi c’è dietro
AZIENDE INSALUBRI, con capannoni dichiarati inagibili ma che impiegavano manodopera clandestina. Per contrastare lavoro nero e mancanza di sicurezza la prefettura di Prato già dall’anno scorso ha attivato un tavolo di monitoraggio che parte dall’incrocio dei dati informatici e si conclude con i sigilli alle aziende. I primi risultati sono stati presentati ieri mattina a margine del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza, un vertice questa volta allargato ai Comuni di Pistoia e Poggio a Caiano. Il prefetto Eleonora Maffei, insieme al collega di Pistoia Antonio Ricchioni e al sindaco di Poggio Marco Martini, ha illustrato le linee portanti dell’attività minuziosa e costante e si avvale di esperti informatici e di pubblica sicurezza. «Pistoia — ha sottolineato il prefetto Ricchioni — vuol capire e conoscere le strategie adottate da Prato; anche se la geografia produttiva della nostra zona è differente non possiamo ignorare argomenti quali la sicurezza nei luoghi di lavoro e la regolarizzazione degli addetti». Il tavolo di lavoro della prefettura di Prato è diretto, innanzitutto, da Giovanni Daveti. Cosa fa la Prefettura per controllare le aziende? Il metodo è un po’ da «Grande Fratello» anche se non ci sono assolutamente telecamere nascoste. Vengono incrociati i dati partendo dall’anagrafe comunale, l’ufficio urbanistica, la Camera di commercio, le associazioni di categoria, l’Asl, l’Asm e la Questura per particolari licenze. La fase successiva è il sopralluogo in quelle aziende ritenute sospette e nella maggior parte dei casi vengono riscontrate irregolarità. «Dall’11 settembre 2008 sino a pochi giorni fa — ha detto il prefetto Maffei — sono stati dichiarati inagibili 40 capannoni ed è stata emessa ordinanza di cessazione dell’attività per 120 aziende. I cittadini clandestini trovati a lavorare e per i quali è stato emesso un decreto di espulsione sono stati 260. I capannoni sono tutti di proprietà di cittadini italiani, affittati ai cinopopolari. Solo in un caso, una ditta chiusa apparteneva ad un italiano. Le macchine da lavoro sequestrate sono state 1459. I settori nei quali le ditte operavano: il tessile, la maglieria, la pelletteria. Questi dati si riferiscono a Prato ma buoni risultati nell’attività d’indagine arrivano anche da Comuni come Poggio a Caiano dove il sindaco ha emesso dieci ordinanze di chiusura e da Montemurlo. Credo sia fondamentale la collaborazione degli altri Comuni dove, seppur in cifre minori, c’è una forte presenza di lavoratori comunitari ed extracomunitari e aziende del distretto manifatturiero”. Le metodologie utilizzate dalla prefettura di Prato (molte delle quali ovviamente restano segrete) sono state «condivise» con Pistoia e in comune ci sono anche esperienze di studio e di lavoro.
M. Serena Quercioli

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