TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 19 aprile 2009

Prato. Il racket dei permessi.

Un po' di cronaca nera. Ulteriori notizie sullo sfruttamento dell'immigrazione scoperto recentemente nelle province di Prato e Pistoia e praticato da malfattori italiani e cinesi insieme (anche questa è integrazione, come dice Pennac).
mv

Tirreno 19 aprile 2009

Cinque pratesi nel racket dei permessi
Anche due donne in carriera tradite dai soldi facili dei cinesi
Una è un’assicuratrice e l’altra lavora come funzionaria in Prefettura a Firenze Ecco cosa facevano nell’organizzazione
PRATO. Restano in carcere con forti restrizioni i componenti l’organizzazione sgominata dalla polizia di Pistoia che ha gestito un grosso traffico illegale per la regolarizzazione dei cinesi clandestini. Il nocciolo dei pratesi della banda di undici arrestati, è composto da Ilaria Rocca di 43 anni, assicuratrice, Daniela Pierini, 49 anni che vive a Firenze, la cinese Gu Lijun (47) figlia dell’ex sindaco di Shangai, Vittorio Rotondo (62) originario di Bovino e Domenico Scarpino (44) originario di Verzino. Dalle indagini emerge anche che l’organizzazione si era spostata a Pistoia, perchè a Prato i controlli della questura sono più «severi».
LE ACCUSE Tutti gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere. Associazione finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, alla falsificazione di documenti, alla falsità in certificazioni e autorizzazioni amministrative, al favoreggiamento della permanenza illecita in Italia di cittadini cinesi. Tutti reati commessi tra il gennaio 2007 e il giugno 2008. In pratica, secondo gli inquirenti, l’associazione si occupava di istruire e seguire le pratiche per ottenere il rinnovo dei permessi di soggiorno dei cittadini cinesi o il ricongiungimento con i familiari, procurando loro (che altrimenti non avrebbero avuto i requisiti necessari) tutto ciò che è previsto dalla legge: dalla residenza fittizia, al rapporto di lavoro subordinato inesistente, all’imprenditore compiacente fittiziamente disposto ad assumerli. Tutto a prezzi che arrivavano fino a 15.000 euro a “cliente”. Considerando che i cinesi “aiutati” sarebbero stati almeno 340, un giro d’affari da milioni di euro. Altro campo (secondario, perché sfruttabile solo una volta all’anno) coltivato dall’organizzazione, quello dei flussi d’ingresso contingentati in Italia per motivi di lavoro. Per avere un inserimento prioritario nelle liste del ministero (tramite le vie privilegiate degli sportelli unici telematici presso i sindacati) il prezzo era di 15.000 euro.
I RUOLI Lijuan Gu. La donna è ritenuta la promotrice e l’organizzatrice dell’associazione. Secondo la procura teneva i contatti con i cittadini cinesi, li accompagnava in questura o in prefettura per l’espletamento delle pratiche e incassava da loro le somme di denaro pattuite per i servizi prestati distribuendole poi tra i vari associati.
Pietro Mazzotta. Secondo la procura, il ruolo principale del consigliere comunale era quello di trovare persone disponibili ad affittare fittiziamente ai cinesi le proprie abitazioni (a volte stipulando lui stesso contratti di locazione o di comodato d’uso per sue abitazioni) nonché imprenditori disposti a dichiarare falsamente di voler assumere cinesi da far venire in Italia.
Lisetta Cobianchi. La dipendente dell’Ufficio Anagrafe è accusata, oltre della ricerca di proprietari di case e imprenditori compiacenti, anche del reato di rivelazione di segreto d’ufficio: avrebbe avvisato la Gu sui controlli effettuati dal Comune sulle residenze fittizie e su eventuali verifiche successive, cercando di pilotarne o concordarne i tempi.
Roberto Pastorelli. Viene indicato dalla procura come dipendente della Anolf-Cisl di Pistoia, ma il sindacato smentisce qualunque rapporto di lavoro o di collaborazione. Fatto sta che, secondo le accuse, presso lo sportello del sindacato, utilizzando una password in suo possesso, Pastorelli avrebbe provveduto all’inserimento per via telematica nel sito del Ministero dell’Interno delle richieste di ingresso in Italia avanzate per i cinesi per i quali era stata preparata tutta la necessaria falsa documentazione.
Daniela Pierini. Funzionaria della prefettura di Firenze, anche la Pierini, utilizzando una o più password in suo possesso, avrebbe inserito nel sito del ministero le richieste di ingresso in Italia relative ai flussi previsti per il 2007 a nome di datori di lavoro compiacenti trovati dal marito Claudio Fiaschi. E’ accusata anche di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio.
Claudio Fiaschi. Oltre a trovare i datori di lavoro compiacenti, utilizzando la password della moglie inseriva lui stesso le richieste nel sito del ministero.
Sumiao Chen. Dipendente della Cisl di Firenze, anche lei, con la sua password, avrebbe inoltrato via computer le richieste.
Ilaria Rocca. L’assicuratrice avrebbe aiutato la Pierini e il marito nell’inserimento dei dati telematici, effettuando inoltre lei stessa, come datore di lavoro, la richiesta d’ingresso in Italia per due cinesi.
Vittorio Rotondo. Avrebbe svolto compiti pratici (accompagnamento, raccolta di lettere e denaro, espletamento delle pratiche...) oltre ad affittare fittiziamente lui stesso un suo appartamento.
Peidong Li. Avrebbe aiutato la Gu nei contatti con i connazionali e nella gestione delle pratiche.
Domenico Scarpino. Secondo la procura, avrebbe procurato la documentazione lavorativa e reddituale falsa (contratti di lavoro, buste paga, Cud) necessaria per istruire le pratiche, dichiarando anche che alcuni dei cittadini cinesi lavoravano nelle sue aziende.

la Nazione 19.04.'09
Cinesi migranti virtuali
Il business di Lijun & co
Permessopoli: i presunti ruoli degli arrestati

LO SCOPO principale era dimostrare che i cinesi vivevano a Pistoia, che avevano una casa, che pagavano l’affitto e che avevano un lavoro ovvero ottenere la complessa documentazione necessaria per il rinnovo del permesso di soggiorno, il ricongiungimento familiare oppure semplicemente l’ingresso durante il decreto flussi 2007. Undici persone si sarebbero organizzate per far ottenere, dietro cospicui pagamenti, tutta questa documentazione a 350 cinesi che, di fatto, a Pistoia non hanno mai messo piede. Se ne sono sempre rimasti a Prato, a lavorare, per poi riprendervi anche residenza una volta regolarizzati grazie a questo inganno. Una migrazione “fantasma”, di una ventina di chilometri del tutto virtuali, ma in grado di risolvere i loro problemi. Almeno fino a quando i poliziotti di Pistoia non si sono insospettiti di fronte a quei picchi di richieste di documenti da parte di cinesi che sapevano, probabilmente, di trovare a Prato un fronte duro, dopo le due indagini della procura proprio sui «permessi di soggiorno facili».
E così è partita l’inchiesta della Digos pistoiese che ha portato alle undici ordinanze cautelari. Gli indagati sono tutti reclusi a Sollicciano e hanno il divieto di parlare con i loro legali. Per tutti l’accusa principale è quella dell’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina dei cinesi. Domattina cominceranno gli interrogatori da parte del gip Roberto Tredici. In giornata sarà trasferito a Sollicciano da Catanzaro, dove è stato arrestato, anche il consigliere comunale di Rifondazione Pietro Mazzotta, difeso dall’avvocato Andrea Mitresi del foro di Pistoia.
Non sarebbe di secondo piano, secondo l’ipotesi accusatoria della procura pistoiese, il ruolo di Mazzotta in questa vicenda, una sorta di braccio destro del “capo” dell’organizzazione, la cinese Gu Lijun, 47 anni, che abita da tempo a Prato, in via Vespucci 3, in piena Chinatown. Sarebbe lei, secondo gli inquirenti, il tramite fra i cinesi da regolarizzare e gli altri componenti del gruppo. A lei anche il compito di riscuotere i pagamenti (fino a quindicimila euro per pratica) da distribuire poi agli altri “soldali” secondo i compiti svolti.
Mazzotta, sempre secondo l’accusa, ricopriva molteplici ruoli: cercava le persone disposte a stipulare affitti fittizi ai cinesi e avrebbe anche locato ai cinesi alcune sue proprietà, ma avrebbe anche cercato datori di lavoro disponibili a compilare la richiesta d’ingresso in Italia dei cinesi, per rapporti di lavoro del tutto inesistenti.
La dipendente dell’anagrafe di Pistoia, Lisetta Cobianchi, 58 anni, avrebbe avuto il compito di verificare i controlli svolti dalle autorità competenti sulle residenze dei cinesi, oltre a raccogliere la posta inviata alle false residenze dagli uffici pubblici.
Il ruolo della funzionaria della prefettura di Firenze, Daniela Pierini, 49 anni, originaria di Prato, sarebbe stato quello di effettuare, grazie alla disponibilità della sua password, gli inserimenti telematici in riferimento al decreto flussi del 2007. Una via privilegiata, secondo l’accusa, che avrebbe consentito, con un solo invio-dati, di inoltrare al sito del ministero molti nominativi. Il ruolo del marito, Claudio Fiaschi, fiorentino, 42 anni, assicuratore, sarebbe stato di trovare i datori di lavoro disponibili alle dichiarazioni fittizie e avrebbe anche, utilizzando la password della moglie, collaborato a inserire i dati telematici. Ilaria Rocca, 43 anni, di Prato, ex collaboratrice di una compagnia assicurativa, avrebbe a sua volta, secondo l’accusa, proceduto all’inserimento telematico. Ad affiancare la Gu nelle varie mansioni pratiche, ci sarebbero stati anche il pensionato pratese Vittorio Rotondo, di 62 anni e l’imprenditore pratese Domenico Scarpino, che si sarebbe occupato della documentazione relativa ai redditi.
Infine il pistoiese Roberto Pastorelli, 58 anni, in virtù della sua frequentazione di un patronato sindacale, avrebbe anch’egli provveduto all’inserimento dati e a sollecitare le pratiche dei cinesi in corso presso la prefettura e la questura.
lucia agati

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