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La mer, la fin...

giovedì 16 aprile 2009

Prato verso le amministrative. PRC: è in gioco il futuro della città

Si parte da lontano, la crisi economica, per arrivare molto vicino, le elezioni, e dare un messaggio chiaro: se l'accordo col PD non si fa non è per nostra mancanza di volontà, ma colpa del Partitone, che quindi si assume la responsabilità e il rischio di consegnare "alla destra" il futuro della città.
Insomma, noi ci abbiamo provato in tutti i modi, a fare un accordo... Sintesi veloce, ma corretta, del comunicato che ci ha inviato il segretario di Rifondazione Comunista di Prato.
Ma ipotizzare che - forse - era meglio nemmeno cercarlo, e avere sin da subito una posizione decisa per proporre qualcosa di diverso alla città?
MV

La crisi economico sociale che attanaglia il paese vede nella realtà pratese uno dei picchi del suo essere, crisi che con ogni probabilità dispiegherà nei prossimi mesi effetti ancor più pesanti, andando ad incrementare ulteriormente le migliaia di posti di lavoro persi. Se vi è un merito, al di là delle richieste contingenti che ne sono emerse, nella manifestazione dello scorso febbraio “Prato non deve chiudere” è stato quello di dare il segno dell’unità nelle diversità, unità tesa a non rassegnarsi a una situazione tragicamente straordinaria. Quest’unità nelle diversità – è bene precisarlo però – non può essere rappresentata – se si pensa alla politica – da tutte le forze in campo. Non può certo rappresentarla una destra che dell’individualismo e della xenofobia (sia essa espressa o celata) ha fatto e sta facendo i propri cavalli di battaglia. In una città che faceva della competizione da una parte e della condivisione (tipica di un distretto industriale) dall’altra i propri punti di forza, infatti, consegnare la città a una simile compagine significherebbe acuire il si salvi chi può e quindi incrementare la crisi d’identità e crisi sociale che già Prato sta vivendo. Con l’aggravante, se questo fosse il declivio, di rafforzare l’idea sbagliata che la colpa della crisi di Prato – invece che risiedere in una globalizzazione che – specie in settori come il tessile – ha puntato tutto alla contrazione del costo del lavoro e a una deregulation selvaggia -, risiderebbe nelle attività economiche gestite da extracomunitari. Questi due elementi – che in ogni caso, campagne buoniste o meno portate avanti magari da qualche più avveduto candidato sindaco di destra – rischiano di creare una guerra fra poveri – poveri e soli – con conseguenze devastanti. Per questo è necessario che l’emergenza che si pone – e una chiara e netta visione di lungo periodo da fare emergere – animino tutti coloro che si accingono a svolgere la campagna elettorale. Mi riferisco alle forze anti fasciste e autenticamente democratiche. Questo non significa annullare le differenze né dare per scontato il risultato dei confronti, visto che per primo il PRC pone questioni di natura programmatica come faro del confronto medesimo. Quella che però deve essere esplicitata è la portata della posta in gioco sulla quale vi deve essere quindi pubblica assunzione di responsabilità di esclusioni aprioristiche da parte – siano essi candidati sindaci che partiti di maggioranza relativa – di chi si intende definire forza di governo. Sia chiaro quindi che una simile scelta preventiva non dipenderà e non sarà dipesa da noi. Non è in gioco il futuro di qualcuno, è in gioco il futuro della città.

Alessio Laschi
Segretario Provinciale PRC Prato

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