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La mer, la fin...

domenica 12 aprile 2009

Ambiente. Miracolo a Stoccolma?

Un miracolo? Sembrerebbe proprio di no... Piuttosto, un serio impegno e l'applicazione di una visione sistemica, che integra urbanistica, gestione del ciclo dei rifiuti, ambiente, politica energetica, in un disegno complessivo finalizzato ad un ben preciso obiettivo (riduzione delle emissioni di CO2 e indipendenza dai combustibili fossili entro il 2050). E Stoccolma è una capitale europea con oltre ottocentomila abitanti, inserita in una vasta area metropolitana di quasi due milioni di abitanti. Il difetto, enorme? Nonostante la prioprità data al riciclo e al riutilizzo, il considerare i rifiuti come combustibile "alternativo" per la produzione di energia attraverso l'incenerimento, che se da una parte permette la riduzione di CO2, dall'altra rischia di avere altre e ben più pesanti ricadute. Quindi, bene prendere ad esempio il modello di Stoccolma, che sicuramente tanto ci può insegnare dal punto di vista organizzativo, ma "cum grano salis"... MV

da la repubblica del 11/04/09
Miracolo a Stoccolma di Francesca Caferri
Parchi a trecento metri da casa. Un aeroporto progettato in modo da far risparmiare carburante agli aerei che atterrano. E l’80% delle persone che nelle ore di punta usano i trasporti pubblici: le fermate, del resto, sono distanti in media trecento metri dalla porta di casa. Sembrerebbe una città delle favole, ma esiste e non è neanche troppo lontana. Il luogo dove i sogni di ambientalisti e comuni cittadini stanchi delle metropoli diventano realtà è Stoccolma. A tirarla fuori dal libro delle favole e ad ancorarla solidamente alla realtà ci ha pensato la Commissione europea, che l´ha appena premiata come Capitale verde d’Europa per il 2010 nella prima edizione di un premio destinato a valorizzare i centri urbani che più fanno in campo di sviluppo sostenibile. La capitale della Svezia ha battuto di misura Amburgo, che però si è già aggiudicata il premio per il 2011.
Stoccolma - si legge nella motivazione del premio - si è data l’ambizioso obiettivo di rinunciare all´uso di combustili fossili entro il 2050. Il 95% della popolazione vive a meno di trecento metri da zone verdi, cosa che migliora la qualità della vita, facilita la purificazione delle acque, la riduzione del rumore e lo sviluppo della biodiversità. Ha un innovativo sistema di raccolta dei rifiuti e alte percentuali di riciclaggio. Il suo pionieristico Congestion Charging system ha ridotto l’uso di macchine, aumentato quello del trasporto pubblico e portato a una diminuzione del 25% pro capite di emissioni di anidride carbonica dal 1990". Parole che spiegano senza possibilità di errore perché Stoccolma abbia battuto le altre 34 concorrenti (per la cronaca, tutte città nord-europee: Germania, Francia, Olanda, Svezia sono stati i principali paesi da cui arrivavano le città candidate).
"Il nostro segreto - spiega con orgoglio Karim Dhakal, vice responsabile dell’ufficio che si occupa del coordinamento ambientale delle politiche di Stoccolma e fra gli artefici della vittoria - è un approccio integrato. Alcune delle città candidate avevano, su singoli temi, performance migliori delle nostre. Ma nessuna aveva come noi un piano verde globale. Non parlo di progetti singoli, per qualche area: ma di un’intera concezione di sviluppo urbano dove le zone verdi, i trasporti pubblici, il traffico, la gestione dei rifiuti e l’uso di energie verdi si sommano. Sono decenni che lavoriamo su queste questioni e ora i risultati si vedono".
Quello che Dhakal non dice, ma che è chiaro alle migliaia di visitatori che ogni anno - e sempre di più - arrivano ad ammirarla, è che Stoccolma ha vinto la battaglia per il futuro senza dimenticare il passato: le grandi finestre, i palazzi affacciati sull’acqua e l’architettura storica restano dei punti di forza. E non sono stati toccati.
Ad essere rivisto, nella corsa verso un futuro verde, è stato il modo di vita della città, in tutte le sue forme: dalla gestione delle acque e degli spazi pubblici, alla cruciale questione dei trasporti. Così la riduzione delle emissioni è arrivata costruendo case con un sistema energetico legato ad acqua e vento. Alimentando gli autobus con energia elettrica prodotta non lontano dalla città. Smantellando progressivamente il parco auto tradizionale, per sostituirlo con vetture elettriche: oggi l’85% delle macchine di proprietà del comune è alimentata con fonti di energia rinnovabile. E l’obiettivo è arrivare al 100% entro i prossimi anni. I tassi di inquinamento acustico sono fra i più bassi d´Europa (solo il 34% dei cittadini è sottoposta a qualche forma di rumore). E l’11% del cibo acquistato dagli uffici pubblici è al 100% biologico.
Per mantenere standard così alti, Stoccolma richiede ai suoi abitanti di rispettare regole ben chiare ma il patto sembra ben accetto: "La risposta dei cittadini è molto positiva - prosegue Dhakal - è vero che siamo tradizionalmente una città attenta a queste cose (nel 1972 qui si svolse il primo summit ambientale delle Nazioni Unite, in un’epoca in cui di ambientalismo parlavano ancora in pochi, ndr) ma è anche vero che le persone, per avere un’aria pura, acqua pulita in cui nuotare vicino casa e spazi pubblici disponibili, accettano di pagare una tassa per entrare in città. O di raccogliere la spazzatura in maniera differenziata. O ancora, di rinunciare a possedere una macchina".
In qualità di città vincitrice, nel 2010 Stoccolma ospiterà una serie di iniziative destinate a illustrare le sue politiche ambientali. Il modello cittadino verrà portato alla World Expo di Shangai e i responsabili sperano che possa attecchire anche oltre: "Pensiamo che sia un nostro dovere condividere le nostre conoscenze, ma abbiamo anche ancora molto da imparare da quello che fanno gli altri", conclude Dhakal. Italia compresa?
Alla domanda, Rainer Winter, bioarchitetto, specialista nella costruzione di edifici e ambienti rispettosi dell´ambiente, risponde con ironia: "Ci sono pro e contro. È vero che noi italiani siamo indietro - spiega - ma è altrettanto vero che stiamo recuperando in fretta. Sfruttiamo gli errori degli altri, acquisiamo solo le pratiche migliori, e sono fiducioso che nei prossimi anni faremo molti passi avanti".
Nel confronto con la realtà svedese quello che manca di più all’Italia è l’approccio integrato. Un piano di sviluppo che preveda di utilizzare le acque di scarico delle case nel processo di sviluppo di energie verdi. L’idea di materiali "verdi" o provenienti da zone non lontane. O di incanalare l’energia eolica prodotta nei dintorni della città al fine di alimentare il parco auto municipale: tutte realtà che ancora non appartengono al modo di pensare italiano. "Stiamo iniziando solo ora a concepire la progettazione di un’area urbana come un insieme di elementi diversi. Ma già in Umbria ci sono degli esempi interessanti - prosegue Winter - le leggi che hanno incoraggiato la bio-edilizia (intesa come costruzione di strutture con un basso impatto energetico, realizzate usando materiali locali e comunque non sintetici, dotate di tecnologie non fini a se stesse ma destinate a ridurre i consumi, ndr) hanno già provocato reazioni positive. E per il futuro c’è da sperare". Insomma se Stoccolma è ancora lontana, la classifica europea è un obiettivo che - fra qualche tempo - potremmo almeno provare a raggiungere.

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