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La mer, la fin...

mercoledì 15 aprile 2009

Europa. Frassoni: per l'UE riciclare è meglio


L’UE E L’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI: per l’Europa riciclare é meglio.
Di Monica Frassoni
Presidente dei Verdi al PE

Il Dott. Furfari e' un autorevole funzionario della Direzione Energia Trasporti della Commissione Europea ed e' in questa veste che e' stato invitato al convegno organizzato dalla provincia di Reggio Emilia il 15 aprile per sostenere la tesi secondo la quale l'UE appoggia la soluzione degli inceneritori con recupero di energia come la soluzione piu virtuosa per la gestione dei rifiuti.
In un suo scritto distribuito addirittura a tutti i sindaci della provincia arriva perfino a sostenere che la crisi dei rifiuti in Campania e' dovuta all'opposizione dei cittadini alla costruzione degli inceneritori e sostiene che l'UE considera l'incenerimento dei rifiuti con recupero di energia come un'attivita' sempre assimilabile alla produzione di energia rinnovabile: avvalora l'ipotesi che gli inceneritori devono essere costruiti nel bel mezzo delle citta', che non hanno problemi di emissioni tossiche, che non entrano in rotta di collisione con le priorita' della raccolta differenziata e riciclo e che l'efficienza energetica degli inceneritori e' tale da rendere questa la migliore soluzione possibile.

Di fronte a questo atteggiamento a dir poco “ideologico” e che contrasta in modo netto con la realtà dei fatti, capisco ora meglio il motivo dell'inspiegabile indisponibilita' della DG energia dove lavora il Dott. Furfari, a proseguire sulla strada della procedura di infrazione UE aperta qualche anno fa sui famigerati sussidi CIP6, che negli ultimi anni hanno sviato verso inceneritori e residui di lavorazione del petrolio piu' dei due terzi dei fondi che i consumatori pagano in bolletta e che dovevano essere destinati secondo le normative europee alle energie rinnovabili. E gli effetti sono stati deleteri: l'assenza di incentivi adeguati e' la spiegazione piu' importante del mancato sviluppo delle rinnovabili in Italia, in confronto a paesi molto meno soleggiati dei nostri come la Germania. I CIP6 sono il grande affare che sta dietro questa mania degli inceneritori che e' diffusa in Italia. Soldi pubblici regalati a imprese private.
Per la cronaca, oggi la questione del Cip6 dopo la loro reintroduzione da parte del governo Berlusconi non e' piu' all'attenzione della Direzione generale cui il Dott. Furfari appartiene, ma della Direzione Generale Concorrenza. La commissaria Kroes sta attualmente mettendo insieme il dossier da presentare alla Corte e mi ha personalmente assicurato che fara'di tutto per eliminare questo scandalo.

Ma torniamo alle teorie del Dott. Furfari e alla loro supposta fedelta' ai principi del diritto comunitario. E' molto evidente che anche il Dott. Furfari e' libero di pensare e dire quello che vuole. Dove pero' le cose non vanno piu' e' quando usa la sua funzione per difendere tesi non vere, mescolando opinioni e interpretazioni discutibili di norme esistenti per giustificare la costruzione di inceneritori non necessari.
1. Non e' vero che l'UE spinge sugli inceneritori per la gestione dei rifiuti.
E' stata questa una dura battaglia che si e' svolta sul piano della nuova direttiva sui rifiuti, approvata nel giugno 2008 e che ha sostituito la Direttiva 2006/12, e su quella sulle energie rinnovabili del 2001.
Come sempre accade, la partita si e' chiusa con un compromesso. Ma una cosa e' chiarissima. Esiste una precisa gerarchia vincolante, obbligatoria nella gestione dei rifiuti.
Prevenzione-riduzione; riutilizzo, riciclo, recupero, (incluso il recupero energetico anche se solo se effettuato con impianti ad altissima efficienza di cui non ne esiste nessuno in Italia), e infine smaltimento in dicariche sicure.
La priorita' assoluta e' dunque la riduzione dei rifiuti. E la Germania, che ha adottato una legislazione avanzatissima sugli imballaggi e sulla raccolta differenziata che purtroppo non siamo riusciti a portare integralmente a livello europeo, ha oggi un surplus di impianti di incenerimento, perché ne ha costruiti troppi in passato rispetto alle politiche virtuose che da anni applica.
Tanto per tornare a Napoli, se nel bel mezzo della crisi, (provocata dalla mancata applicazione di praticamente tutte le regole vigenti, dalla colpevole gestione mangiasoldi dei commissari che ha accumulato ecoballe per anni, dalla totale assenza di bonifiche, dalla camorra, dalla confusione totale su quale impianto costruire e dove) fosse stata messa in atto un'azione di "emergenza" contro gli imballaggi inutili (che rappresentano circa il 40% dei rifiuti prodotti) avremmo avuto risultati immediati e dato un messaggio potente. E invece si é scelto di lavare il cervello della gente e convincerla che la colpa é di coloro che si sono opposti alla costruzione in una zona disastrata dal punto di vista ambientale di un vecchio e scalcinato impianto di incenerimento, quello di Acerra, il cui appalto é stato vinto molti anni fa sulla base del prezzo più basso e non della migliore tecnologia e che già poco dopo l’autorizzazione appariva cosi vecchio che sono state prescritte piu di cento modifiche in corso d’opera. Sia detto per inciso, la costruzione di Acerra si fermo’ per infiltrazioni mafiose e per l’incriminazione dei figli di Romiti, titolari della FIBE, e non certo per l’azione degli oppositori. E anche oggi, nonostante l’arrivo della A2A dopo la reitroduzione del CIP6 e l’inaugurazione su reti unificate da parte del governo Berlusconi, l’impianto non pare funzioni ancora.

Questa é la gerarchia, per la quale l’incenerimento é assieme alla discarica, la meno virtuosa la meno auspicabile, quella da applicare per il piccolo residuo che resta dopo un ciclo di rifiuti preciso e che puo’ essere considerata attività di “recupero” solo se effettuata con impianti altamente efficaci dal punto di vista del rendimento energetico. Infatti, in Europa si sa benissimo che incenerire in rifiuti anche con recupero energetico é una soluzione molto meno desiderabile che operare per ridurli o recuperarli. Anche perché l’energia prodotta dall’inceneritore é minore di quella sprecata nella sua produzione: é un dato acquisito che il consumo di energia per il ciclo di vita che comprende l'incenerimento è superiore del 25% a quello
che prevede la destinazione a riciclaggio!


2. Non é vero che la scelta di costruire e investire ingenti risorse pubbliche in impianti di incenerimento non ha un impatto negativo sulla raccolta differenziata e le altre forme di incentivi alla riduzione e al riciclaggio.
Anche in questo caso i fatti parlano molto molto chiaro e contraddicono in pieno quello che dice il Dott. Furfari. Oltre al caso già citato della Germania, vediamo due casi emblematici nel nostro paese. Brescia e Verbania. A Brescia è in funzione l’inceneritore più grande d’Europa. Un impianto avveniristico, disegnato da fior d’architetti, che ha percepito con i CIP6 480 milioni di euro in otto anni (avete presente quante belle cose si possono far con 480 milioni di euro?) e che ha bisogno di una quantità sempre maggiore di rifiuti indifferenziati da incenerire. Dalle 266.000 tonnellate accordate siamo oggi a oltre 800.000, con gli ovvi effetti sulle emissioni e sulle discariche, dato che comunque dopo l’incenerimento restano residui da smaltire. Gli effetti sulla raccolta differenziata sono negativi. Brescia é passata da essere anni fa una delle città più virtuose a stare nella media, con un 40% ufficiale molto discutibile a un esame più preciso dei meccanismi messi in atto da ASM/A2A per compilare le statistiche, dato che vengono assimilati ai rifiuti urbani anche i rifiuti speciali provenienti da attività economiche. A Verbania, dopo una lotta molto dura e vincente di Verdi e ambientalisti contro l’inceneritore, siamo al record italiano del 72% di raccolta differenziata e ovviamente non c’é più alcuna discussione sulla costruzione di un inceneritore.

3. Il Dott. Furfari cita un discorso del Commissario Dimas davanti al PE sulla crisi di Napoli e nella quale si sottolinea come le regole europee e le misure adeguate non siano mai state applicate per avvalorare le sue tesi a favore dell’incenerimento dei rifiuti. Si dà il caso pero’ che la ragione fondamentale per la quale la Commissione ha portato l’Italia davanti alla Corte di Giustizia per la situazione in Campania e piu recentemente in Lazio non ha niente a che vedere con l’inceneritore. Ha a che vedere invece con l’assoluta inadeguatezza anzi inesistenza di una qualsiasi politica di ciclo dei rifiuti, di cui l’incenrimento é solo una delle fasi e certo non la più auspicabile; e con la dura critica al sistema del commissariamento in Campania, tanto che l’UE non darà più un soldo fino a quando la struttura non verrà smantellata.

In conclusione, l’UE non spinge sugli inceneritori; il ciclo virtuoso dei rifiuti é ostacolato dalla scelta degli inceneritori; l’UE ha portato l’Italia davantio alla Corte di Giustizia non perché non fa inceneritori ma perché insiste a non applicare un ciclo dei rifiuti che prevede tappe e priorità precise.

Bruxelles, 14 aprile 2009

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