TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

sabato 4 aprile 2009

Inceneritore di Montale. Polli alla diossina

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, le riflessioni di Patrizia Gentilini in merito ai dati diffusi, e alle notizie apparse sulla stampa locale, sugli esami delle matrici biologiche di alcuni prodotti destinati al ciclo alimentare, in seguito all'incidente del 2007 avvenuto all'incenceritore di Montale.
MV

*Dopo la mozzarella campana, i suini irlandesi… ora anche i polli toscani alla diossina? *


Ieri (02/04/09), in una riunione presso la Provincia di Pistoia sono stati diffusi i risultati di esami fatti su matrici biologiche ( latte, uova, carne di manzo, pollo ecc) eseguiti - su forte pressione dell' opinione pubblica- in seguito all' incidente occorso nell' estate del 2007 all'inceneritore di Montale (PT), incidente che comportò sforamenti notevoli per diossine e similari e che portò alla sua chiusura, purtroppo, temporanea.
Orbene questi valori sono assolutamente preoccupanti e nella carne di pollo si arriva a livelli di diossine e PCB dioxin like fino a oltre 10 volte il limite ammesso.
Il limite per la commercializzazione di carne di pollo è 4 ng/kg e su 8 campioni di carne di pollo 5 sono nettamente oltre il limite ( fino a 10 volte tanto) e fra i restanti tre due in soglia comunque di attenzione
Anche altre matrici sono risultate contaminate: uova di gallina 7,43 , uova di oca 10.31 (il limite per le uova è 6 ng/kg ). Nell’ unico campione di carne bovina è stato riscontrato un valore di 5.49., superiore al limite ammesso.
Nessuna ordinanza di divieto per il consumo è stata fatta in quanto si è affermato, testualmente, che "questi non sono alimenti" . Ci si chiede come le Istituzioni preposte intendano tutelare la salute pubblica visto che il comunicato stampa diffuso dopo 90’ dal termine della riunione è
assolutamente tranquillizzante, nega la correlazione con le emissioni dell’ inceneritore e trascura il fatto che il campione con il risultato più alto (46.2) considerato in “zona bianca” è situato a poche centinaia di metri da un altro impianto di incenerimento!

Si rassicurano i cittadini affermando che si tratta di impianti modello, che il monitoraggio è continuo e ci si accorge - dagli stessi dati forniti dal gestore dell’ impianto - che nel mese di febbraio esso ha lavorato per oltre 60 ore senza carboni attivi ( deputati all’ abbattimento delle diossine) e che le Autorità competenti non se ne erano neanche accorte!

C’è da rimanere sconcertati, nonostante l’evidenza dei dati, si continua a “promuovere” l’incenerimento e letteralmente si afferma: “Personalmente - ha dichiarato Giovanni Romiti – ringraziando per l’importante contributo fornito da ARPAT e AUSL e per la sua alta valenza scientifica, non mi rimane che aggiungere, d’accordo con le affermazioni ufficiali dell’Ordine dei Medici, che ‘/occorre avere fiducia nei propri medici, nelle istituzioni sanitarie pubbliche per non
indebolire quell’alleanza di valori e di interessi civili e sociali senza i quali un Paese che deve scegliere non può e non sa scegliere’./
Altresì d’accordo con il Prof. Umberto Veronesi e con l’Associazione Italiana di Epidemiologia, che ‘/la valutazione delle poche osservazioni epidemiologiche disponibili non depone per un incremento di rischio per la salute umana del trattamento dei rifiuti mediante incenerimento in impianti basati sulle migliori tecnologie disponibili. /Infine, registro con soddisfazione come la recentissima Direttiva dell’U.E. (in linea con la volontà, pressoché unanime del Consiglio Provinciale) conferma il ‘/recupero di energia/’ nella /gerarchia delle politiche di gestione dei rifiuti. /

E' penoso constatare ancora una volta che le Istituzioni sono lontane dai veri problemi dei cittadini- la Salute innanzi tutto- sono acquiescenti nei confronti di grandi e piccole lobbies e che, nonostante i danni acclarati alla Salute umana, ascoltano solo ciò che vogliono sentire, riportando le prese di posizioni di una parte minoritaria della Comunità Scientifica, stravolgendo anche le prese di posizioni, tutt’altro che favorevoli agli inceneritori, come quella degli Ordini dei Medici.
Ricordo che in un momento di crisi la giusta filiera dei rifiuti che ne preveda riciclaggio e riuso comporta occupazione e recupero di risorse.
Il Centro di Vedelago che ha un bacino di utenza 1.150.000 abitanti, riceve i rifiuti urbani e i materiali post- consumo dalle attività produttive della Provincia di Treviso enel 2008 ha trattato 27.062,730 tonnellate dando lavoro a 61 persone (45 operai, 12 impiegati, 4 autisti).
Se le 800.000 ton bruciate a Brescia ogni anni fossero trattate secondo questo metodo si darebbe lavoro a 1.800 persone! Ah, ….. dimenticavo, forse qualche disoccupato in più ci sarebbe fra gli “addetti” alla salute.
Patrizia Gentilini


da il Tirreno -cronaca di Pistoia - del 03/04/09
«Nessuna relazione con l’inceneritore»
di Tiziana Gori
Conclusa l’indagine dell’Istituto zooprofilattico sui campioni biologici

Gli alti livelli di contaminazione da Pcb riscontrati nella zona avrebbero altre cause prevalenti

MONTALE. «Non si possono escludere, tra i componenti che influiscono sull’ambiente dove hanno vissuto gli animali che sono stati campionati, le emissioni dell’impianto, ma tali emissioni non appaiono la causa prevalente del quadro di contaminazione riscontrato». Questa la conclusione dell’Istituto zooprofilattico sull’indagine delle matrici biologiche effettuate nei pressi dell’inceneritore di Montale, e illustrata ieri mattina nel corso del Tavolo istituzionale sui rifiuti coordinato dal vicepresidente della Provincia Giovanni Romiti, alla presenza dei Comuni di Agliana, Quarrata, Montale e Pistoia, di Asl e Arpat, del presidente dell’Ordine dei medici e della rappresentanza dei comitati. Secondo l’indagine non emergono contraddizioni tra i rilievi Arpat e Asl.
«La contraddizione sottolineata sulla stampa dai Comitati - afferma l’Autorità sanitaria - non esiste. Infatti, il piano di ricerca che era stato concordato nella imminenza della sospensione dell’attività dell’impianto di Montale prevedeva che si ricercasse l’ eventuale influenza dello stesso impianto, verificando se le emissioni avessero condizionato la qualità dell’ambiente e agissero negativamente sugli organismi biologici, uomo compreso, che in quell’ambiente vivevano e vivono. La campagna di ricerca mirava a valutare se la distribuzione dell’inquinamento potesse essere messa in relazione a questa fonte di emissione. Il dato Arpat mostra che nessun sensibile aumento degli inquinanti, peraltro sempre rilevati su valori medio bassi, è osservabile avvicinandosi alla fonte emissiva».
La Usl non ha potuto utilizzare gli stessi luoghi di campionamento dell’Arpat per la scarsa presenza di animali, e comunque di matrici biologiche in una zona tipicamente industriale: ha quindi prelevato dei campioni sempre nella stessa zona ma dove animali erano presenti.
«Comunque - prosegue - sono state raccolte informazioni a distanze progressivamente crescenti dall’impianto, sufficienti a dimostrare, se vi fosse stata, una ricaduta variabile a distanze diverse dall’inceneritore. La ricerca Asl ha riguardato Diossine, Pcb-dioxine line e alcuni metalli pesanti. Sia le diossine che i Pcb tendono infatti ad accumularsi nei grassi e la scelta del Dipartimento della prevenzione dell’Asl era stata quella di campionare animali il più possibile anziani, in modo da evidenziare l’eventuale accumulo e di farlo inoltre su animali che avessero sempre soggiornato all’aperto, cioè i più esposti».
Sono stati trovati livelli più elevati di Pcb rispetto a quelli delle diossine. Cosa che fa concludere all’Istituto Zooprofilattico che non si possono escludere le emissioni dell’impianto ma che tali emissioni non appaiono la causa prevalente del quadro di contaminazione.
Il quadro complessivo che emerge dall’indagine e, con perfetto accordo tra Asl e Arpat, è quello di un ambiente con una contaminazione riscontrabile anche attraverso dati biologici, determinata tuttavia, non dalla sola presenza dell’impianto, ma da un quadro ambientale che necessita di ulteriori approfondimenti.
Per quello che riguarda i dati epidemiologici della popolazione, secondo l’indagine essi dimostrano che nel periodo considerato (anni 1971/2006) non vi è aumento statisticamente significativo delle patologie più direttamente correlabili a cause ambientali, quali ad esempio i sarcomi, mentre esiste una significatività statistica per diabete nelle donne e tumori allo stomaco nei maschi che, alla luce delle attuali conoscenze, sembrano avere scarso rapporto con la contaminazione ambientale.
E la richiesta di ordinanze da parte dell’Asl?. «Il costante monitoraggio delle emissioni garantito dall’Arpat ha consentito di riscontrare livelli di emissione ampiamente inferiori ai limiti di legge, e non giustifica, quindi, una limitazione all’uso del territorio riferita all’impianto».
«Personalmente - ha dichiarato Giovanni Romiti - ringrazio Asl e Arpat per l’alta valenza scientifica del contributo fornito. D’accordo con le affermazioni ufficiali dell’Ordine dei medici, non mi rimane da aggiungere che “occorre avere fiducia nei propri medici, nelle istituzioni sanitarie pubbliche per non indebolire quell’alleanza di valori e di interessi civili e sociali senza i quali un Paese che deve scegliere non può e non sa scegliere”. Concordo anche con il professor Umberto Veronesi e con l’Associazione italiana di epidemiologia: “La valutazione delle poche osservazioni epidemiologiche disponibili non depone per un incremento di rischio per la salute umana con il trattamento dei rifiuti mediante incenerimento in impianti basati sulle migliori tecnologie disponibili”».

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