TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 21 aprile 2009

Prato. Brutte storie d'Oriente.

Nonostante non sia fra i nostri scopi la divulgazione della cronaca nera, per dimostrare a chi ci legge che non siamo indifferenti ai problemi di legalità causati dalla massiccia immigrazione cinese, continuiamo a riportare dal quotidiano il Tirreno, il caso dei permessi illegali e dell'organizzazione italo-cinese che stava dietro questi affari sporchi. A seguire copiamo dai commenti lo sfogo, comunque lucido, di una persona che vive al macrolotto 0 e che denuncia le brutte abitudini e la prepotenza di una parte della comunità orientale. Buona fortuna a tutti i pratesi onesti e civili, italiani o cinesi che siano, e speriamo che vengano rispedite al mittente tutte le strumentalizzazioni politiche di questo problema sociale. A partire da quelle del Grande Delocalizzatore, Cenni, che dichiara pubblicamente che Prato va male perchè i cinesi spediscono a casa i soldi guadagnati. E lui no? Li lascia in Cina? MV


L’inchiesta sui permessi è solo all’inizio
Sono decine i prestanome italiani che potrebbero finire nell’indagine
PRATO. Si è avvalso della facoltà di non rispondere Domenico Scarpino, l’imprenditore pratese difeso da Francesco Mandarano che venerdì è stato arrestato insieme ad altre dieci persone nell’ambito dell’inchiesta sui permessi di soggiorno ottenuti illegalmente da centinaia di cinesi. Ha invece preferito rispondere alle domande del gip Roberto Tredici e del pm Francesco Sottosanti un altro degli arrestati, il pensionato Vittorio Rotondo, assistito da Tommaso Magni. Rotondo ha negato gli addebiti e ha cercato di spiegare la sua posizione. Ha risposto per ore alle domande dei magistrati anche un altro degli arrestati, Roberto Pastorelli, il collaboratore della Cisl di Pistoia. Anche lui si proclama innocente. E ha negato ogni addebito anche la dipendente dell’ufficio Angrafe di Pistoia, Lisetta Cobianchi.
Per l’intera giornata di ieri il giudice delle indagini preliminari e il pubblico ministero sono stati impegnati a Sollicciano negli interrogatori di garanzia di parte degli arrestati (gli altri saranno interrogati oggi).
Difeso dagli avvocati Fausto Malucchi ed Elena Baldi, Pastorelli, come detto, appena entrato nella sala degli interrogatori ha preso l’iniziativa dicendo di voler chiarire immediatamente la sua posizione. E lo ha fatto nel corso di una deposizione durata alcune ore.
Intanto, appare sempre più chiaramente come le indagini si siano tutt’altro che chiuse con gli arresti di venerdì. Sicuramente sono decine e decine coloro che, in cambio di denaro, si sarebbero prestati a stipulare finti contratti di locazione o finti contratti di lavoro per far ottenere rinnovi del permesso di soggiorno o ricongiungimenti familiari o per far entrare in Italia cittadini cinesi con i flussi contingentati. E tutti costoro, se già non lo sono, potrebbero presto essere indagati.
Per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno o per farsi raggiungere da uno o più familiari, un cittadino cinese già regolarmente in Italia deve presentare una serie di documenti, tra cui un contratto di affitto di un’abitazione idonea ad ospitare quel determinato numero di persone e un contratto di lavoro con una retribuzione sufficiente a mantenere lui e i familiari. Per questo l’organizzazione aveva bisogno della complicità di proprietari di abitazioni e di imprenditori disposti a sottoscrivere falsi contratti da portare in Questura o in Prefettura per ottenere i vari permessi. E sono tali persone che potrebbero finire (se non lo sono già) da un momento all’altro sul registro degli indagati.
Ricordiamo i nomi degli arrestati: Gu Lijun, 47 anni, di Prato; Pietro Mazzotta, 63, consigliere comunale di Rifondazione comunista a Pistoia; Vittorio Rotondo, 62 anni, di Prato; Li Peidong, 18 anni, residente a Prato; Lisetta Cobianchi, 55 anni, di Pistoia; Domenico Scarpino, imprenditore 44enne residente a Prato; Roberto Pastorelli, 58 anni, di Pistoia; Chen Sumiao, 36 anni, residente a Prato, dipendente del sindacato Inas-Cisl di Firenze; Daniela Pierini, pratese 49enne, funzionario della prefettura di Firenze; Claudio Fiaschi, 42, marito della Pierini; Ilaria Rocca, assicuratrice pratese di 43 anni.

A Prato negano che sia figlia dell’ex sindaco di Shanghai Gu Lijun, la donna del mistero
PRATO. Ormai sta diventando la donna del mistero della comunità cinese. Di lei si sa soltanto che è finita in manette nei giorni scorsi e l’accusa che l’ha inchiodata davanti alla Procura di Pistoia insieme ad altre dieci persone: favoreggiamento di immigrazione clandestina e falsificazione dei documenti per i permessi di soggiorno.
Ma sull’identità di Gu Lijun, qualche esponente della comunità orientale di Prato è pronto metterci la mano sul fuoco: la signora 47enne implicata nel racket dei permessi tra Prato e Pistoia non sarebbe infatti la figlia dell’ex sindaco di Shanghai, per tutta una serie di motivi. Se da una parte il suo nome non dice niente a molti cittadini cinesi originari di Wenzhou e della regione dello Zhejiang, dall’altra c’è chi a Shanghai ha vissuto per parecchi anni e ricorda alla perfezione i cognomi dei sindaci che si sono succeduti negli ultimi venti anni. Come Chen Hongsheng, segretario dell’associazione d’Amicizia dei cinesi di Prato, uno dei primi a stupirsi dopo aver appreso dal Tirreno la notizia dell’arresto della signora Gu. «Non mi risulta che a Shanghai ci siano stati mai stati sindaci che facessero ‘Gu’ di cognome. Non conosco questa donna - racconta Chen - ma di sicuro la persona che hanno arrestato non è la figlia di un personaggio così illustre della mia città».
La sua è una tesi convalidata anche dal console Gu Honglin, appena rientrato da un viaggio in Cina, per il quale la notizia di un arresto così clamoroso, sempre che la testimonianza della signora Gu sia attendibile, avrebbe fatto certamente il giro degli ambienti diplomatici ufficiali, visto che comunque il sindaco di Shanghai rappresenta nel suo paese, come si suol dire, un pezzo grosso.
Maria Lardara


Commento di un lettore/lettrice senza firma. Io vivo a Chinatown, conosco bene alcuni cinesi che hanno voluto o cercato il modo di integrarsi, per cui non voglio fare di tutta l'erba un fascio, ma quando ti sputano vicino ai piedi e alle rimostranze ti dicono che la zona appartiene a loro e che fanno quello che voglioni (GIURO!!), oppure quando gli inservienti delle rosticcerie e ristoranti di Via Marini scricano gli olio esausti dentro i cassonetti di Via 9 Agosto, presso i quali si trovano anche 5/6 bombole di gas (vi mandero' le foto). Oppure come la signora ultraottantenne, sola al mondo, di Via Colombo, disperata perchè a qualsiasi ora della notte nella rosticceria sotto la sue camera si spacca la carne e si frigge di continuo, impregnando di miasmi i panni stesi o mandando la signora a dormire sul divano anzichè in camera sua, disturbata dal rumore.
Come, ancora, donne cinesi in avanzato stato di gravidanza, escono dal dormitorio di via 4 novembre per andare a lavorare chiuse a chiave alle taglia e cuci. Spesso avete ricordato che anche i nostri nonni ed i nostri genitori hanno lavorato senza orari e per lucro negli anni del boom, ma mi domando tutte le conquiste sindacali e della dignità del lavoratore che la sinistra (principale artefice) ha fatto conquistare negli ultino 40 anni che fine hanno fatto? Senza dimenticare che per colpa di pochi speculatori italiani (anche qui generalizzate) gli italiani rimasti hanno le case che valgono pochissimo e non possono permettersi di cambiare zona.
Grazie per l'ospitalità, scusate lo sfogo e continuerò a seguirvi con attenzione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

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