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La mer, la fin...

sabato 11 aprile 2009

Prato. Economia: ancora brutti segnali di crisi

Altri concordati, altri crediti che non verranno mai riscossi integralmente... Altra tegola su un distretto veramente alla frutta!
MV

da il Tirreno del 11/04/09
Un nuovo colpo per 20 lanifici pratesi

Gazzarrini va a concordato: perdite elevatissime per i fornitori
La comunicazione è arrivata ieri “bruciate” centinaia di migliaia di euro
PRATO. Un nuovo fulmine a ciel sereno ha colpito una ventina di lanifici pratesi. La richiesta di concordato presentata dall’azienda empolese di abbigliamento Piero Gazzarrini aumenta la cifra di commesse non riscosse (o comunque solo parzialmente) delle imprese tessili. I crediti vantati dal distretto nei confronti della Spa ammonterebbero ad alcune centinaia di migliaia di euro.
«Ci è arrivata la sorpresa di Pasqua». Eccolo il commento che ieri girava tra i titolari dei lanifici fornitori di stoffe di una delle realtà, fino a poche settimane fa, più promettenti della moda “made in Toscana”. La notizia della presentazione del concordato dall’azienda produttrice delle linee “Gazzarrini uomo” e “G1” (entrambe di total look, capi di abbigliamento e accessori) è arrivata per posta a tutti i fornitori tra giovedì e ieri. E dagli addetti ai lavori, con le dovute proporzioni, è stata vissuta come un nuovo caso “Ittierre”. Un ricorso al concordato, insomma, che metterà in crisi un buon numero di aziende pratesi che già si barcamenano tra le numerose difficoltà del settore tessile. «Questa azienda - hanno scritto ai fornitori dalla Piero Gazzarrini spa - è conscia del sacrificio che la procedura comporterà per i creditori e per tutti coloro che hanno rapporti commerciali con la società, ma ritiene che la soluzione scelta, di per sè dolorosa, sia l’unica che possa consentire la prosecuzione dell’attività industriale».
L’udienza per l’omologazione del concordato è fissata per il 30 aprile al tribunale di Firenze. In quella data sarà informata la società su chi, se la documentazione sarà ritenuta idonea dal giudice, sarà nominato commissario giudiziale.
Dalla Piero Gazzarrini, 11 milioni di euro di giro d’affari e 20 dipendenti, confermano il repentino cambiamento di rotta dell’azienda. «Non possiamo negare - spiega Simona Gazzarrini, direttore generale della società e figlia del titolare Piero - che nell’ultima collezione abbiamo registrato un calo di ordini del 20 per cento in particolare sul mercato italiano. Una perdita, però, in linea con tutte le aziende del settore». «A obbligarci a questa scelta - aggiunge Gazzarrini - è stato il blocco finanziario che ci ha riguardato. Gli istituti di credito hanno modificato e ridotto le linee di credito e questo ha creato un problema di liquidità all’azienda. E quindi la conseguente impossibilità di far fronte al pagamento dei debiti. La crisi finanziaria e la rigidità delle banche in questa fase ci ha trovati proprio in un momento in cui venivamo da importanti investimenti e quindi eravamo fortemente indebitati. In due anni abbiamo cambiato sede, creato nuove linee e messo a punto progetti e proprio questa crescita esponenziale, nel giro di pochi anni, ci ha purtroppo penalizzati».
Una storia comune a molte aziende che negli ultimi 5 anni hanno avviato un progetto di crescita dimensionale. «Per adesso ci siamo limitati a non rinnovare i contratti a termine - è sempre Gazzarrini a parlare - ma nel prossimo futuro dovremo procedere a una riorganizzazione e a un’analisi della gestione».
La parola concordato non è abbinata però a quella di cessazione dell’attività aziendale. Con la riforma fallimentare infatti questo nuovo strumento consente di salvare la parte buona delle aziende (clienti, prodotto, magazzino) riconoscendo la possibilità di pagare solo una percentuale dei debiti contratti con i propri fornitori. «Abbiamo intenzione di andare avanti - spiegano ancora dalla società empolese - e ci auspichiamo di trovare soci esterni che possano portare nuovi capitali. Non sappiamo ancora se con la creazione di una nuova società e quindi con l’affitto di un ramo di azienda o con altre forme. E molto dura accettare il fatto che ci troviamo in questa situazione nonostante il nostro prodotto piaccia ai consumatori e soprattutto perché siamo penalizzati dagli investimenti fatti per crescere».
Ilenia Reali

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