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La mer, la fin...

venerdì 17 aprile 2009

Prato. Economia: ricette bergamasche

Quella del "fondo" per intervenire sul capitale sociale delle aziende in difficoltà (ma, ovviamente, "con prospettive"... e a questo punto sarebbe interessante capire come si determinano le prospettive e le difficoltà di una azienda) è la soluzione bergamasca che potrebbe piacere anche a Prato, ma che, secondo l'Unione industriali, andrebbe ben adattata alla realtà pratese dove le dimensioni delle aziende sono decisamente diverse.
Il modello continua a ricordare quello dell'IRI... Ma se pensiamo alle conseguenze di una politica del genere, dove un Fondo - e quindi chi lo controlla - può decretare la vita o la morte di una azienda, a noi vengono i brividi, per la concentrazione di potere economico-politico che si potrebbe creare, anche nel "piccolo" di un distretto...
MV

da la Nazione del 17/04/09
«La ricetta bergamasca non si adatta a Prato»

UN FONDO da cinquanta milioni per imprese (per lo più tessili) che hanno urgenze finanziarie. Potrebbe essere uno scenario tipico del distretto pratese, ma in realtà la soluzione è stata adottata in provincia di Bergamo per rilanciare il distrettto tessile della Valseriana. Un patto tra Confindustria e sindacati per attivare nuove risorse ed evitare il tracolllo di un settore che rischia perdere 5mila posti di lavoro. Un progetto, comunque, a medio termine (sarà attivato entro sei mesi) e che prevede l’intervento di capitali per lo più privati con lo scopo di entrare nel capitale sociale delle aziende in difficoltà, ma comunque ancora con prospettive.

UNA FORMULA attuabile anche a Prato, tenendo conto delle similitudini di due aree tessili? Nel distretto pratese , l’esperienza bergamasca è guardata con interesse, curiosità, ma anche un certo scetticismo sulla sua applicabilità a Prato. Qui, si è preferirto puntare su un fondo di garanzia alimentato da soldi pubblici a garanzia del credito.
«Credo che ci siano esigenze iun po’ diverse — dice Marcello Gozzi, direttore dell’Unione industriale pratese — in relazione alla diversa tipologia di aziende. Nel distretto della Valseriana ci sono mediamente più grandi e strutturate. Questo rende più agevole il ragionamento sull’ingresso nel capitale sociale. Con piccole realtà è più difficile».
Oltretutto, come osserva Gozzi «c’è anche un diverso ragionamento sui tempi: noi avevamo bisogno di quattrini subito e abbiamo scelto di avere subito fondi pubblici di garanzia sul credito». L’idea, comunque, non è del tutto scartata: «Parleremo con i colleghi di Confindustria Bergamo per capire meglio», assiocura Gozzi. «Come formula è interessante — conferma il presidente della Camera di commercio Carlo Longo — ma in effetti la realtà pratese è diversa. Però resta un’iniziativa da approfondire. Noi applichiamo l’ingresso nel capitale sociale delle aziende che partono, attraverso il fondo rotativo. Questa è una formula diversa, ma da non sottovalutare».
R.D.P.

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