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La mer, la fin...

mercoledì 15 aprile 2009

Prato. Il tesoro cinese

Quando si parla dei cinesi (e puntualmente di quanto mandano di rimesse nella madrepatria, quante "risorse" porterebbero via dal territorio, e altre amenità del genere, che riempiono giornali e bocche di politici affamati di voti facili), non si riesce mai ad avere una prospettiva su quanto invece fanno girare, in termini di risorse puramente finanziarie ed economiche, a Prato.
Ben venga quindi chi si è preso la briga di fare dei calcoli, che molto probabilmente peccano per difetto, su quanto rendono a pochi pratesi i famosi capannoni affittati ai cittadini orientali: una stima intorno ai centoventi milioni di euro!
Sarebbe interessante, molto, vedere a chi vanno... e magari chiedere agli stessi di reinvestire queste ingenti risorse per dare un futuro a Prato, e non sul cemento e sulla speculazione edilizia!
MV

da il Tirreno del 15/04/09
Il tesoretto cinese che aiuta i pratesi

I capannoni affittati agli orientali frutterebbero 120 milioni l’anno
E’ una stima plausibile elaborata considerando il numero di aziende e i metri quadrati Ma i prezzi cambiano
PRATO. Un fiume di denaro giallo, che ogni anno si riversa silenziosamente nei portafogli dei possidenti pratesi. In alcuni casi è l’ancora di salvataggio di chi non ce la fa a tirare avanti con le magre risorse di uno stipendio o di una pensione, ma ha bisogno di una rendita immobiliare; in altri è l’ulteriore entrata di un già ricco bilancio. Si aggira tra i 100 e i 150 milioni di euro, il valore delle entrate che finiscono nelle tasche dei pratesi per l’affitto di capannoni e spazi produttivi ai cinesi.
Non è un calcolo matematico campato per aria, ma un’ipotesi plausibile basata sul rapporto tra il numero delle ditte con gli occhi a mandorla iscritte alla Camera di commercio (circa 3.500) e la stima dei metri quadri occupati dagli orientali in virtù di un contratto di locazione. Una tesi sostenuta da Luca Zu Long, agente immobiliare cinese che parte da un presupposto semplice: se la superficie media di un capannone affittato è di 500 metri quadrati, e le imprese teoricamente interessate da questo mercato sono circa 3.500, l’area produttiva complessiva ammonterebbe a circa 1.750.000 metri quadrati. Ma il bello viene quando si tocca il tasto dolente dei prezzi d’affitto, che fanno salire le quote del mercato a beneficio dei pratesi: «Nelle zone di Vergaio e Iolo ti chiedono anche 90 euro l’anno per un metro quadrato, ma in generale non si scende mai sotto le 70 euro», spiega Zu Long. In pratica, moltiplicando per questa cifra l’estensione media dell’area produttiva affittata, il totale ammonta a 122.500.000 che piovono ogni anno sul conto corrente bancario dei proprietari pratesi. E’ il rovescio della medaglia, secondo Giancarlo Maffei, esperto d’immigrazione cinese. «L’attenzione viene sempre focalizzata sul flusso di rimesse che da Prato tornano in Cina o sull’evasione fiscale. Ma non si deve trascurare la loro incidenza sull’economia del nostro distretto, visti i numeri con cui presidiano il mercato della locazione a Prato. E non dimentichiamoci - osserva Maffei - che oltre agli immobili produttivi bisogna mettere in conto anche le abitazioni private».
Il balletto delle cifre. Che i pratesi facciano affari con i cinesi grazie agli affitti di case e capannoni è risaputo. Ma ci sono troppi luoghi comuni sull’argomento, secondo Pietro Villani, immobiliarista pratese: «Non è vero che i prezzi dell’affitto si sono rialzati: non si va oltre i 50 euro annui per ogni metro quadrato, a seconda delle zone e delle strutture degli immobili. E poi comunque è il mercato a dettare legge: i pratesi cercano generalmente di tenersi stretti gli inquilini cinesi accordando cifre eque e ragionevoli. Anche perchè sanno di non avere molte alternative se non affittano a loro l’immobile».
E tuttavia Valerio Zhang della Euroingro dichiara di pagare 90 euro a metro quadrato per i suoi 10mila di suolo affittato all’ex lanificio Nello Gori.
Futuro nero senza i cinesi. Due destini incrociati, quelli di tanti cittadini pratesi e orientali. «Molte famiglie pratesi sopravvivono grazie ai canoni di locazione. Cosa succederebbe se i cinesi un giorno decidessero di lasciare a Prato? Di sicuro - fa notare Villani - verrebbe e mancare una fonte sostanziosa di reddito per molti italiani. Per questo è importante incanalare le imprese orientali nell’alveo delle nostre regole, ma senza lasciarle andare via».
Capannoni sfitti, che peccato. Lo scenario per il momento è solo tracciato. «Qualche cinese - dice Villani - sta decidendo di lasciare Prato per il timore dei controlli serrati dell’ultimo periodo. Sarebbe un bel problema avere una città industriale deserta con i capannoni lasciati vuoti dai cinesi».
Maria Lardara

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