Una sorta di "divide et impera" moderno...
MV
da il Tirreno del 18/04/09
«Siamo gli operai di serie B del Fedora»
Una decina di lavoratori esclusi dall’accordo sulla cassa integrazione
Forte preoccupazione per il prossimo futuro «Dall’azienda non ci fanno sapere nulla»
«Noi della Trend ci sentiamo di serie B rispetto agli altri lavoratori del gruppo Fedora perché non abbiamo ricevuto lo stesso trattamento di ammortizzatori sociali», fa sapere un operaio della tessitura che preferisce restare nell’anonimato. Per lui, come per altri 9 colleghi, la cassa integrazione ordinaria, iniziata il 15 aprile e destinata a terminare sabato prossimo, suona come una presa di giro.
«Non si sa con quale criterio i vertici aziendali abbiano deciso di salvare quattro dipendenti, con l’opzione invece della cassa integrazione a rotazione per gli altri dieci e un turno di due settimane dal 13 aprile al 9 maggio: visto che a lavorare siamo già pochi, si poteva scegliere di alternare sette operai su sette in due settimane».
Incerte restano anche le prospettive dopo il rientro ai telai. «Dall’azienda - dicono i lavoratori - non ci fanno sapere niente e temiamo che non ci siano più soldi per pagare gli stipendi quando la cassa integrazione finirà. E sono due mesi che campiamo a stento, aspettando che Nardi e compagnia bella facciano i loro comodi».
Fa rabbia, insomma, tra i lavoratori della Trend il fatto di non avere avuto la cassa integrazione straordinaria quando per il liquidatore Mario Massetti era possibile richiederla, com’è successo nel caso del lanificio Fedora e della Fintes. Motivo in più per far scendere la Filtea Cgil di Prato sul piede di guerra. «L’impressione - fa notare il sindacalista Alberto Santini - è che l’azienda abbia voluto salvare la faccia chiedendo in extremis una cassa integrazione quando ormai non si poteva più attuare un regime di straordinaria. Massetti (liquidatore di Fedora ndr) ha temporeggiato volutamente ma sa bene che con un’azienda ristrutturata e con metà macchinari non possono esserci margini per far rientrare tutti i cassintegrati che rischiano così di essere licenziati».
E’ sempre Santini a svelare un episodio increscioso nei rapporti con il liquidatore di Fedora che, secondo il sindacalista, avrebbe tentato in tutti i modi di mettere i bastoni fra le ruote alla trattativa. «In pratica se avessero voluto la cassa integrazione, i lavoratori avrebbero dovuto rinunciare a chiedere gli stipendi. Un ricatto - incalza Santini di Filtea Cgil - al quale il sindacato non ha voluto sottostare».
Maria Lardara
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