TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 10 aprile 2008

Ex Banci. Dai progetti alla partecipazione

Sul polo "degli eventi" si iniziano a scoprire "le carte", letteralmente!

Ieri Urban ha presentato il masterplan commissionato da Consiag, e a quanto riporta la stampa locale l'Ufficio di Piano del Comune presenterà il proprio progetto a maggio.
Ad una prima e sommaria occhiata, della proposta di Urban alcune cose sono positive, come il tentativo di recuperare gli edifici della ex Banci e l'estensione del parco, con l'interramento della Declassata e dei parcheggi, mentre altre sono molto meno convincenti, come ad esempio le "torri" ed altri particolari. Ma ci riserviamo, ovviamente, di entrare nel dettaglio della proposta con i tempi opportuni.
Quello che ci preme sottolineare è che, dato che finalmente si inizia a ragionare su progetti, sarebbe anche l'ora di intraprendere un percorso partecipativo convincente che, partendo da una comunicazione capillare delle proposte in campo, passi attraverso un dibattito pubblico articolato sulle varie "idee" di città futura e tra le varie alternative - non limitato agli screzi, ancora evidenti, tra Ufficio di Piano e Consiag - e si concluda, in tempi certi, con dei processi di consultazione della cittadinanza.
Tutto questo non solo è possibile, se c'è la volontà di farlo, ma doveroso: si sta parlando di un intervento destinato, anche nelle intenzioni, a produrre tutta una serie di ricadute sulla città, e quindi a condizionarne pesantemente il futuro!
Iniziamo, quindi, ad utilizzare la nuova normativa regionale sulla partecipazione: se l'amministrazione decidesse di attivare questi percorsi in autonomia, sarebbe già un segnale significativo. In alternativa, ricordiamoci sempre che la stessa legge prevede che l'attivazione del processo partecipativo può essere richiesta anche dai cittadini (Leonardo Becheri lo propose durante l'incontro dei 38-1).
In entrambi i casi, è una sfida: l'amministrazione saprà vincere le proprie resistenze? e la cittadinanza avrà il coraggio di attivarsi per rivendicare il proprio diritto alla partecipazione?
Le risposte, per quanto possa sembrare il contrario, non sono affatto scontate...

Lanfranco Nosi
Municipio Verde


L'area del masterplan Urban


Da LA NAZIONE
«Polo eventi all’ex Banci: ritroviamo la capacità di sognare» Abati, Romagnoli e i tecnici Urban presentano lo studio: più strade, un’altra torre e più soldi da spendere. Tutti i numeri. di ANNA BELTRAME
«PRATO deve ritrovare la capacità di scommettere sul futuro. Siamo avvitati su noi stessi perché non riusciamo più ad avere sogni. Ecco, con la scommessa ex Banci chiediamo a tutta la città un impegno, per pensare e progettare la Prato del futuro». Così il presidente del Consiag Paolo Abati ieri mattina, prima che sul fondale del Teatro Magnolfi fossero proiettate le immagini ancora abbozzate di come l’area ex Banci potrebbe diventare — con il suo spazio per le fiere e gli eventi, le torri, il grande parco, i luoghi di aggregazione e le case —, almeno secondo lo studio che Consiag ha commissionato a Urban. «Parcoexpo Prato» è il titolo che Consiag, proprietario della maggior parte dell’area, ha dato all’operazione: l’ambizione è concluderla fra il 2012 e il 2013. ERA grande fra gli addetti ai lavori l’attesa per la presentazione di ieri e, rispetto al masterplan di Fuksas, le novità non mancano: sulla viabilità, con molte più strade di raccordo a incorniciare l’area; sul verde, con la declassata interrata per un tratto di circa 750 metri e un parco urbano da 250mila metri quadri che occuperà quindi anche lo spazio sopra la stessa declassata; sul destino della vecchia fabbrica Banci che potrebbe essere in parte conservata e non interamente demolita; sulle «torri», che da tre (i due alberghi da 60 e 80 metri d’altezza e il centro direzionale dell’Esselunga, davanti a Pratilia) diventano quattro, con un altro grattacielo da destinare a uffici; naturalmente sui costi, che sono molto più alti: 200 milioni solo per la parte «pubblica». QUANDO Fuksas presentò il suo plastico con gli iceberg — era quasi tre anni fa — la superficie espositiva ipotizzata lungo la declassata era di 18mila metri quadri, oggi se ne prevedono quasi il triplo: Firenze Fiere e la Regione, com’è noto, hanno chiesto questo ampliamento, che ovviamente richiede anche maggiori spazi per parcheggi e una viabilità in grado di sopportare un maggior numero di visitatori. L’ipotesi è una base di almeno 500mila presenze l’anno, per almeno una cinquantina di eventi, che non saranno ovviamente solo le fiere, ma anche congressi, concerti, iniziative di aggregazione del tipo più vario (fra gli esempi citati quello di «Creativa», la rassegna sulla creatività organizzata lo scorso anno alla Fortezza, che fu in grado di attrarre 240mila presenze in quattro giorni). Ecco perché nello studio di Urban sono state ipotizzate strade che neppure il progetto a cui sta lavorando l’ufficio di piano del Comune (è lo staff che segue la variante al prg) ha previsto. «Lo studio di Urban — ha precisato Abati —, vuole essere un contributo al dibattito, una proposta, e non vuole mettersi in contrapposizione al piano dei tecnici comunali». Il progetto del Comune, anch’esso per 40mila metri quadri di superficie espositiva, è in corso di ultimazione e sarà presentato a maggio. Dalle indiscrezioni che sono emerse, ipotizza un interramento meno consistente della declassata (di circa 250 metri) e con investimento infrastrutturale analogo prevede invece l’interramento e il raddoppio della declassata all’altezza del Soccorso, per superare la strozzatura delle due corsie. Ma oltre a queste differenze sulle quali si avrà sicuramente tempo e modo di discutere, lo studio Urban introduce una viabilità aggiuntiva anche a far cornice all’area Banci (come mostra la cartina pubblicata nella pagina a fianco), per evitare che il traffico attirato dal «polo degli eventi» si possa scaricare sulle strade già esistenti. Per realizzare tutto ciò sarebbe necessario demolire tre immobili industriali (Overfil, Lds ed ex Saima Avandero), ma i proprietari sarebbero disponibili a trascolare sempre in area pratese, visto che hanno già presentato progetti di recupero per gli stessi edifici e quindi avevano comunque intenzione di trasferirsi, e sarebbero coinvolti nell’operazione. I collegamenti verso il centro o la stazione sarebbero assicurati da un sistema di bus-navette sul genere Lam, che utilizzerebbero la nuova viabilità, o dalla fantomatica tranvia che non è chiaro chi mai la pagherà, ma intanto gli uffici del Comune l’hanno progettata. Per i collegamenti verso Firenze e Pistoia si punta sulla terza corsia dell’A11 e sui treni della metropolitana di superficie che si spera siano più efficienti quando partirà l’alta velocità. Quanto ai parcheggi, si prevedono ad esempio circa 3mila posti auto interrati, proprio sotto il polo espositivo. Sono stati Loris Zanfranceschi e Roberto Vezzosi a illustrare più nel dettaglio lo studio. Hanno ricordato che fra il 2013 e il 2014 la Fortezza di Firenze chiuderà per restauri e che quella sarà per l’operazione un’occasione d’oro. Hanno parlato dell’ex Banci come «quartiere dell’arte e dell’innovazione», all’interno del quale insediare laboratori d’artigianato, gallerie d’arte, negozi di modernariato, design e arredamento. Hanno sottolineato l’importanza di far «vivere» l’area ex Banci anche senza gli eventi da organizzare nella parte espositiva, con l’aggiunta di luoghi per la cultura, per lo svago ed il divertimento, per l’intrattenimento e la ristorazione. Il tutto immerso nel grande parco, luogo d’incontro privilegiato e polmone verde per la città. SOGNI? «La città deve tornare a sognare. E chi pensa che questo progetto sia un lusso che Prato non si può permettere o uno spreco, io credo abbia una visione povera del futuro di Prato e dell’area metropolitana», ha detto ancora Abati. Concetti ripresi subito dopo dal sindaco Marco Romagnoli: «Certamente questo ‘centro polivalente’ non può essere un’alternativa ai 45mila addetti del tessile — ha detto —, ma è una diversificazione importante per lo sviluppo della città, assieme all’interporto o al potenziamento dell’università. Non dobbiamo pensare solo in chiave pratese, ma nell’ottica dell’area metropolitana, e 180mila abitanti non sono certo un milione... Noi abbiamo l’onere e l’onore di fare proposte, su cui spero si apra una discussione seria che coinvolga tutta la città. Secondo noi la scommessa ex Banci è il segnale forte che Prato può uscire da questa fase di stallo: ha le risorse, le idee e anche i capitali». E A PROPOSITO di capitali, ne servono indubbiamente tanti. Lo studio di Urban - che, è bene riperterlo, è una proposta — ipotizza molto a grandi linee interventi infrastrutturali per 45 milioni (parco compreso), cui si devono aggiungere altri 40 milioni per i parcheggi interrati sotto l’area espositiva e i costi per la realizzazione del polo degli eventi tout court, cioé altri 110-120 milioni. Tradotto nel conto della serva, qualcosa come 200 milioni di soli interventi pubblici. «E’ ovvio che con le sole risorse pubbliche questa operazione non si fa», ha detto ancora Abati. Ma ci saranno i negozi, le case, gli alberghi, i bar e i ristoranti, e gli oneri di urbanizzazione e gli interventi di «perequazione urbanistica» che ne deriveranno. Ci saranno i soldi della Regione — Martini avrebbe promesso 30-40 milioni —, e potrebbero esserci privati interessati a gestire l’operazione eventi e quindi a contribuire all’investimento. Sono quindi molte le incognite, come per ogni scommessa che si rispetti. Ci sarà spazio di mercato per gli eventi? Ci saranno i soldi? I collegamenti verso l’area metropolitana saranno sufficienti? Cosa ne sarà del centro storico? Il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Magnolfi sulla Nazione di ieri parlava di «dubbi che pesano come macigni». Ieri al Teatro Magnolfi il bicchiere lo vedevano tutti mezzo pieno. Questione di prospettive. Chissà.

Da IL TIRRENO
Fiera e verde sopra la Declassata
Il masterplan di Urban per il “Parcoexpo”, un’opera da 150 milioni
Nel progetto presentato ieri due nuove strade, quattro grattacieli e la cittadella dell’arte nell’ex Banci recuperato Abati: è una scommessa PRATO. Un parco sopra la Declassata. E dentro il parco il centro polifunzionale. E dentro il centro polifunzionale, gli spazi espositivi e la cittadella della cultura. Non è facile spiegare la “visione” di Urban per quei 227mila metri attorno all’ex Banci, chiusi tra via Valentini e via Ferraris che, con le parole di Paolo Abati, presidente di Consiag, sponsor del progetto, «serve a ridefinire la missione della città, un’idea che rappresenti il suo futuro. Non definitiva, certamente, ma che sia utile per cominciare a ragionare su contenuti». Quello presentato ieri al Magnolfi nuovo, a una platea composta prevalentemente da tecnici - assente l’Ufficio di Piano, presenti, tra gli altri, gli assessori Ciuoffo e Giardi - è il masterplan del polo espositivo, ribattezzato “Parcoexpo”, secondo Urban, la spa pubblica Comune-Consiag presieduta da Loris Zanfranceschi, che proprio dall’azienda dell’energia ha avuto l’incarico di ridisegnare l’area. E l’ha fatto in tre mesi riassestando, dando nuovi volumi, al progetto di Massimiliano Fuksas. Le sue idee ci sono tutte, moltiplicate per tre. Il risultato è un progetto urbanistico - non architettonico - di grande impatto e di grandi costi. Urban lo sa. «I padri dell’urbanistica moderna lo dicono chiaramente - ha sottolineato Roberto Vezzosi, coordinatore del progetto al quale hanno lavorato gli architetti Nicola Beccagli e Carlos Machado, e gli ingegneri Massimo Perri e Andrea Debernardi - Non fate piani piccoli, non fanno sognare e non mobilitano risorse». Una pioggia di milioni. Per realizzare “Parcoexpo” ne occorreranno tante. Secondo i calcoli di Zanfranceschi le infrastrutture costeranno almeno 43 milioni di euro, i parcheggi interrati altri 40 e l’area espositiva porterà il conto ad almeno 150 milioni di euro. La Declassata non c’è più. L’idea forte, il perno sul quale ruota il progetto è l’interramento della Declassata, dalla rotonda della Questura alla rotonda di Pratilia. Ed è sul quel pezzo di territorio recuperato che nascono i 45mila metri quadrati del polo espositivo, tre volte tanto quello progettato da Fuksas (13mila metri) con una previsione tra i 40 e gli 80mila visitatori e una media giornaliera di novemila. Sorgerà di traverso all’arteria sotterranea: «Così da superare definitivamente la cesura che la strada provoca tra l’area sud e l’area nord della città». Accanto all’area espositiva, immersa in un parco urbano grande 250mila metri quadrati (25 ettari), ci sarà la cittadella della cultura. Il quartiere dell’arte. Ed è questa la seconda idea forte del progetto: i tecnici di Urban hanno pensato al recupero delle vecchie strutture dell’ex Banci, i cinque padiglioni oggi poco più che ruderi, trasformandoli nel quartiere dell’arte e dell’innovazione: non solo mostre, ma anche commercio. L’idea è quella di insediare laboratori, antiquariato, design, arredamento: «Tutto ciò che non compete con le tipologie merceologiche che si trovano nel centro storico ma nemmeno ai Gigli». L’obiettivo dichiarato è quello di tenere in funzione il polo «sedici ore al giorno - ha fatto presente Zanfranceschi - e non certo solo quella ventina di giornate l’anno di esposizioni». Una piccola città. Per garantire la vitalità del nuovo quartiere, sulla porzione che affaccia lungo via Valentini, Urban ha progettato “la piccola città”, un puzzle di funzioni, da quella residenziale a quella commerciale, dalla ristorazione all’intrattenimento, ai servizi per il quartiere delle Badie, che s’incunea nella città che già c’è e che arriva fino alla rotonda di Pratilia, dove nascerà la nuova Esselunga. Quattro torri. Sarà quella del supermercato la prima di quattro nuove torri, quattro grattacieli (Fuksas ne aveva progettati due a destinazione alberghiera), dislocati parallelamente, che saranno destinati uno (14mila 500 metri quadrati) appunto alla grande distribuzione, un altro (21mila 500 metri quadrati) ad albergo di lusso con 200 camere e gli altri due (circa 50mila metri quadrati) a destinazione direzionale. Due nuove strade. «Il nostro sforzo è stato quello - ha spiega Vezzosi - di garantire un accesso deputato al “Parcoexpo” senza appesantire la viabilità cittadina (via delle Fonti, via Ferraris ndr)». In auto, secondo il progetto Urban, si accederà al polo solo attraverso la Declassata, lato rotonda della Questura, con una serie di raccordi e parcheggi sotterranei. L’accesso pedonale o con mezzi pubblici sarà di fronte, lato rotonda di Pratilia, con un accesso deputato. Ovvero con la realizzazione di una nuova strada che partirà da via Valentini attraverserà quelli che oggi sono campi, costeggerà l’area delle torri e si immetterà in via Ferraris. «Questa nuova arteria - spiega Debernardi che si è occupato degli studi sulla viabilità - è stata studiata in modo tale da permettere anche la realizzazione del tracciato della tramvia». Sul lato nord, sempre a partire a via Valentini, un’altra strada che oggi non esiste, lambirà l’area del polo, congiungendosi con via delle Fonti. Si porrà una questione: sono tre le fabbriche, in attività, che sorgono sui nuovi tracciati. «Gli imprenditori sono disponibili a traslocare - spiegano - se riusciranno ad avere valide alternative». Tredici ettari di parcheggi. Sei le aree di parcheggio previste, in grado di ospitare cinquemila auto per, complessivi, 130mila metri quadrati di spazi, in buona parte sotterranei. Quello più grande nascerà all’ingresso est (rotonda della Questura), suddiviso in due aree e con due piani interrati.
Cristina Orsini

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