TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 28 aprile 2008

Montale. Il comunicato stampa integrale del Comitato contro l'Inceneritore

Pubblichiamo il comunicato stampa, in versione integrale, distribuito dal Comitato contro l'Inceneritore di Montale lo scorso 22 aprile.
Un documento ricco di dati che, ci permettiamo di consigliare, anche qualche assessore all'Ambiente pratese farebbe bene a leggersi.

MV


CONFERENZA STAMPA 22 APRILE 2008

Ci ha sorpresi la leggerezza con cui l’Assessore all’ Ambiente di Pistoia, Giovanni Romiti, ha dichiarato che lo studio dell’ Unione Europea condotto a Coriano …..del Friuli !!!, ha dimostrato che gli inceneritori non costituiscono un rischio per la salute umana.
Siamo sicuramente disposti a perdonare a Romiti l’errore in geografia (Coriano non è in Friuli, ma in Emilia Romagna), ma non certo le sue affermazioni circa lo studio Enhance Health condotto, con finanziamenti dell’ UE nel quartiere di Coriano Forlì, ove sono ubicati due inceneritori: uno per rifiuti urbani ed uno per rifiuti ospedalieri.
Lo studio ha preso in considerazione tutta la popolazione residente entro un cerchio di 3.5 km dagli impianti suddivisa in anelli di 500 metri nel periodo1990-2004.
I risultati più significativi, che riportiamo in tabelle, riguardano la salute femminile.
Si stima che nel periodo preso in esame si siano verificati ben 116 decessi in più rispetto al numero atteso.

MORTALITA’ NELLE DONNE RESIDENTI ALMENO 5 ANNI ENTRO 3.5 km DAGLI IMPIANTI PER: TUTTE LE CAUSE, TUTTI I TUMORI, ALCUNI TUMORI : RISCHIO RELATIVO (* statis. sign.)

metalli pesanti

ng/m3

Tutte

le cause

tutti

i tumori

colon-

retto

stomaco

mammella

<1.9

1

1

1

1

1

2.0-3.8

1.17*

(1.08-1.28)

1.17

(0.93-1.47)

1.32

(0.6-2.79)

1.75

(0.8-3.69)

1.21

(0.67- 2.21)

3.9-7.3

1.07

(0.98-1.16)

1.26*

(1.01-1.57)

2.03*

(1.0-4.13)

2.88*

(1.47-5.65)

1.10

(0.60-2.01)

7-4-52

1.09

(0.96-1.23)

1.54 *

(1.15-2.08)

2.47*

(1.0-6.10)

2.56*

(1.04-6-28)

2.16*

(1.10- 4.27)


Nella stessa Discussione dei risultati (pag. 23) dello STUDIO CORIANO, consultabile su www.arpa.emr.it/moniter si legge:

“l'analisi della mortalità tra le donne mostra un eccesso della mortalità totale nell'area più vicina agli impianti, in gran parte per aumento di malattie cardiovascolari, la mortalità per tumore del colon retto e tumore della mammella è più frequente nella zona più vicina agli impianti. Il quadro si conferma limitando l'analisi alle donne con più di cinque anni di residenza, l'analisi dell’incidenza dei tumori conferma l’aumento della mortalità per i tumori del colon retto nelle donne, l’analisi dei ricoveri ospedalieri mostra un aumento nella frequenza di angina, BPCO e asma negli uomini residenti nell’area più vicina agli impianti. Nelle donne risulta aumentata la frequenza di ricoveri per scompenso cardiaco e delle infezioni respiratorie acute.”

Ancora, nell’ editoriale a firma del Dott. Francesco Forestiere sul numero 1 (Gennaio –Febbraio 2008) della rivista Epidemiologia&Prevenzione si trova scritto: :” gli studi più autorevoli e condotti con metodi più moderni hanno messo in evidenza un eccesso di linfoma non Hodgkin 4,5 e di sarcoma dei tessuti molli 5-8 nelle popolazioni più esposte. D’ altra parte il grande studio inglese che aveva considerato72 inceneritori del Regno Unito9 ha riscontrato un aumento del rischio proporzionale alla distanza dagli impianti per tutti i tumori, per tumore dello stomaco, del colo retto, del fegato, del polmone e per il linfoma non Hodgkin. Sulla base di tali prove , sembra ragionevole concludere che l’ evidenza di una relazione tra impianti di incenerimento operativi tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta e aumento di alcune forme tumorali, se pur limitata, è difficilmente falsificabile. In questo quadro devono essere interpretati i risultati dello studio condotto intorno agli impianti di Coriano a Forlì” .

Ed ancora, il 2 aprile u.s. http://www.cniid.org/espace_mailing/cp_20080402.htm sono stati resi noti i risultati definitivi della ricerca condotta da La Veille Sanitarie in Francia nelle popolazioni residenti in prossimità di impianti di incenerimento. I risultati preliminari erano stati presentati nel novembre 2006 ed avevano riguardato 135.567 casi di cancro insorti nel periodo 1990-1999 su una popolazione di circa 2.5 milioni di persone residente in prossimità di 16 inceneritori di rifiuti urbani attivi tra il 1972 ed il 1990. Lo studio aveva considerato l’esposizione a diossine valutate in diversi percentili, trovando un aumento del rischio coerente col crescere dell’esposizione; in particolare nelle aree più esposte l’aumento del rischio era: sarcomi + 12.9% in entrambi i sessi, linfomi non Hodgkin + 8.4% , cancro al fegato +9.7 %, cancro alla mammella +6.9%, tutti i cancri nelle donne +4% .Orbene, le preoccupazione già a suo tempo emerse dai risultati preliminari, si sono ulteriormente rafforzate davanti ai risultati definitivi conteggiati a marzo 2008 e che evidenziano i seguenti incrementi: sarcomi + 22%, linfomi non Hodgkin + 12% in entrambi i sessi + 18% nelle femmine, cancro al fegato +16%, tutti i cancri nelle donne +6% ed ancora, dato in precedenza non rilevato, incremento del rischio di incidenza per mieloma multiplo in entrambi e sessi +16% e per i maschi addirittura + 23%. Oltretutto, a detta degli autori, il picco non è ancora stato raggiunto!
E’ assolutamente singolare e significativo che studi indipendenti e che hanno valutato inquinanti diversi ( metalli pesanti a Forlì e diossine in Francia) abbiano evidenziato risultati simili con effetti maggiori sulle donne. La particolare suscettibilità del sesso femminile agli inquinanti emessi da questi impianti è facilmente comprensibile se si pensa, ad es., che la concentrazione di diossine nel sangue delle donne di Seveso, anche a distanza di anni, era dalle due alle tre volte superiore a quella riscontrata nei maschi, che pure erano stati esposti al medesimo evento: le caratteristiche biologiche, metaboliche, endocrine rappresentano evidentemente un fattore discriminante di particolare rilievo.
Davanti a queste evidenze crediamo appaia più che comprensibile la richiesta di moratoria avanzata dal Consiglio Nazionale degli Ordini Francese, dalla Federazione Regionale degli Ordini dei Medici dell’ Emilia Romagna, (le cui motivazioni sono riportate nella lettera inviata il 1 febbraio 2008 al Ministro Turco ed alla quale si attende ancora risposta) e da migliaia e migliaia di medici liberi da conflitti di interesse di qualunque tipo ( finanziario, economico, commerciale, politico…)

Sorprende invece la leggerezza con cui la maggior parte dei sindaci e degli amministratori afferma oggi, in maniera del tutto arbitraria, che i medici e gli studi fatti, sono in grado di tranquillizzare la popolazione, perché escludono che gli inceneritori causano danni alla salute umana, quando è invece vero il contrario.
I cittadini sono stanchi del pressappochismo della politica, le questioni sono estremamente serie e come tali devono essere affrontate. Non saranno certo le accuse di remare contro la “modernità” che fermeranno la lotta di che cerca di affermare la supremazia della ragione e del buon senso, sugli interessi delle lobby inceneritoriste che invece impediscono le soluzioni semplici, come la raccolta differenziata spinta e i sistemi di trattamento del resto senza combustione e il recupero dei materiali.
Queste semplici soluzioni non sono amate da chi vuole gli inceneritori, sono infatti soluzioni troppo semplici, poco costose, creano occupazione, tagliano le gambe alle mafie locali e centrali, hanno però il difetto di non garantire gli altissimi profitti che sono invece possibili con gli inceneritori.
I cittadini si chiedono da che parte vuole stare la politica.

Nessun commento: