TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 27 aprile 2008

Il "leghista" Milone e le politiche di "sicurezza"

Di "sicurezza" se ne parla e se ne straparla in continuazione. Ci sono "imprenditori politici" che sulla "insicurezza", e su politiche "securitarie" di pura immagine stanno costruendo le proprie fortune.
Prato purtroppo non si differenzia da questo panorama desolante. Lo abbiamo denunciato più volte. A problemi esistenti, e di indubbia gravità, si preferisce rispondere con azioni dalla grande ricaduta mediatica, di "richiamo", e che normalmente si riducono alle sole politiche di controllo e repressione - legittime, doverose, ma insufficienti, oltre che incredibilmente onerose nel lungo periodo.
L'assessore alla Sicurezza Milone, da questo punto di vista, è esemplare: tanto esemplare da spingere il segretario della Lega Nord pratese a volergli provocatoriamente concedere la tessera leghista "honoris causa". E, a leggere l'intervista pubblicata dalla Nazione (riportata integralmente in calce) come dargli torto?
Perché, se da una parte l'assessore reclama giustamente più risorse e una robusta integrazione dell'organico della polizia municipale - che risulta evidentemente sottodimensionata per i compiti che la legge gli assegna e per una città di oltre 180.000 abitanti - dall'altra ci troviamo di nuovo a fare i conti con la facile (e facilona) equazione immigrazione/cinesi-illegalità-insicurezza, e la riduzione della legalità ad un problema di controlli. E quindi, via libera a delibere di dubbia legittimità (non si spiegano altrimenti i rilievi degli uffici comunali nell'applicazione della delibera inerente la confisca dei macchinari, che l'assessore vede come la prova della "scarsa collaborazione" dell'amministrazione), l'appoggio alla realizzazione di Centri di Permanenza Temporanea, che in Italia si sono rivelati veri e propri centri di detenzione illegali - oltre che disumani - e via dicendo.
Non una sola parola,nemmeno una, in questo profluvio, sulla necessità di politiche integrate, di riduzione delle aree di marginalità sociale, di accoglienza, di integrazione, di comunicazione, di recupero, di controllo - o, in sintesi, politiche di sistema - in grado di dare, se non una soluzione definitiva al problema, almeno alcune risposte.
Prendendo per esempio il caso pratese "classico", è infatti impensabile che lo sfruttamento, ai limiti dello schiavismo, di tanti immigrati irregolari cinesi da parte di propri connazionali - fenomeno, concordiamo, vergognoso ed indegno - possa essere spezzato dalla sola repressione, se non si interviene anche sulle cause a monte di questa situazione. Ed il discorso potrebbe valere per qualsiasi tipo di sfruttamento del lavoro nero e della manodopera fornita da immigrati irregolari, a prescindere dalla nazionalità del datore di lavoro.
Perché, e spesso a Prato ce ne dimentichiamo, anche questo è da considerare: il fatto che siano tante ditte pratesi a rivolgersi - sia in buona fede, sia scientemente - a fornitori (altrettanto pratesi) senza scrupoli, disponibili a qualsiasi violazione di legge per ridurre i costi ed aumentare il profitto. Insomma, il sistema arricchisce non solo gli sfruttatori "dichiarati", ma tutto il sottobosco di cui il proprietario dell'immobile - primo beneficiario degli affitti in nero o della vendita dietro contanti - è paradossalmente il fenomeno più evidente.
Ma di questo, ovviamente, se ne parla molto meno: il tema, forse, è un po' troppo scomodo...
Certo è che abbiamo a che fare con una situazione di carenza strutturale di mezzi e risorse da parte delle istituzioni preposte al rispetto della legalità, ma è inevitabile chiedersi - anche a fronte di disposizioni normative più "stringenti" - quale sia il dimensionamento adeguato a queste sfide. Qual è, infatti, la giusta proporzione tra controllanti e controllori? Quanti dovrebbero essere, ad esempio, i vigili urbani a Prato, per poter effettivamente esercitare quel controllo e quella repressione su tutti i fenomeni di illegalità? A questo forse l'assessore non può risponderci, ma nemmeno l'opposizione (sempre pronta a "ronde" e all'ingaggio di polizia privata).
In conclusione, se possiamo concordare che la sicurezza non è di destra o di sinistra, è anche vero che esistono soluzioni diverse, e su questo la politica può dividersi: anche a Prato, quindi, si tratta di scegliere come affrontare la questione.
Se si intende, come sembra voler fare l'assessore Milone, perseguire una politica chiaramente orientata alla soppressione degli epifenomeni - come quella che propongono le forze di centrodestra - lasciando intatto il problema (e quindi poterlo ri-cavalcare ad ogni momento propizio...), allora, provocatoriamente, lasciamola fare agli originali, piuttosto che proseguire con delle brutte copie.
In alternativa, iniziamo veramente a ragionare d'altro. Noi siamo disponibilissimi al dibattito: altre forze lo sono?

Lanfranco Nosi
Municipio Verde


da La Nazione del 26/04/08

Milone: ‘Senza rinforzi mi dimetto’
L’assessore: «Mancano vigili, gli uffici remano contro e in giunta...» di ANNA BELTRAME
«LA SICUREZZA e il rispetto della legalità non possono essere una priorità solo a parole: c’è bisogno di risorse e di uomini. Da otto mesi siamo in trincea e i risultati si sono visti, ma c’è ancora tanto da fare e i rinforzi sono indispensabili: se non arriveranno sono pronto a dimettermi». Aldo Milone lancia un messaggio forte e chiaro: Prato ha 178 vigili (e nei prossimi mesi diversi andranno in pensione), Modena che ha meno abitanti della nostra città e non ha la nostra Chinatown, ne ha invece 250, giusto per fare un esempio. «Da mesi sollecito interventi e devo fare i conti con parte della macchina comunale che rema contro. Mi sento solo: così non si può andare avanti». Uno sfogo amaro quello dell’assessore alla sicurezza, a detta di molti il più efficace in questa giunta che non brilla, con ogni probabilità il più popolare fra cittadini, da quando ha iniziato a fare quello che si sarebbe dovuto fare molto prima: controlli, controlli, controlli. Dieci anni fa, per aver detto che il pugno di ferro con i cinesi era indispensabile, altrimenti la situazione sarebbe esplosa, fu tacciato di razzismo e costretto a lasciare la presidenza della commissione Prato città sicura. Oggi sono molti a pensare che aveva perfettamente ragione.
Se le avessero dato retta, le cose oggi andrebbero meglio?
«Di sicuro. Provo ancora rabbia per non essere stato ascoltato e sono convinto che ci sia ancora ‘timidezza’ nell’affrontare il problema da parte di tanti».
In che senso?
«Lo si deve dire chiaramente: chi viola la legge va punito e se si tratta di immigrati devono andare a casa. La Lega lo ha detto e ha vinto le elezioni. Lo si deve dire e lo si deve fare per i cittadini più deboli, perché sono quelli più a rischio per i problemi della sicurezza e perché alla Castellina non ci sono gli stanzoni dei cinesi che ti impediscono di dormire...»
Pensa che nel suo partito non tutti siano d’accordo con lei?
«Non mi pare che tutti abbiano ‘metabolizzato’ il concetto»
E in giunta? «Anche in giunta secondo me c’è chi la pensa diversamente. I presidenti dei quartieri sì, loro sono con me, perché lavorano a stretto contatto con i cittadini e conoscono i problemi» Si sente solo? «Sì. Da mesi chiedo più vigili, perché per continuare a fare quello che stiamo facendo sono indispensabili. Nulla. Ma se la legalità, come si dice, è prioritaria, agiamo di conseguenza: le risorse vadano lì. E invece questa scelta non viene fatta»
Le cifre di otto mesi di controlli sul distretto parallelo cinese
«1470 macchinari sequestrati, 60 ditte sottoposte a verifica, 58 sequestri penali degli immobili, circa 800 clandestini»
E poi ai clandestini che succede?
«E qui c’è il problema normativo, che mi auguro venga al più presto risolto, a prescindere dal ‘colore’ del governo: servono espulsioni vere, non i fogli di via che nessuno rispetta. E in Toscana è indispensabile un Cpt, dove mandare i clandestini, invece di tenerli nelle questure e perdere uomini che sarebbero preziosi sul territorio, perché costretti a controllarli. Dovrebbe essersene reso conto da un pezzo, il nostro governatore»
Claudio Martini...
«Sì, lui pensa alla pace e alla povertà nel terzo mondo. Temi nobili e importantissimi, ma forse il suo compito sarebbe anche interessarsi ai problemi quotidiani dei toscani. La gente comincia a non poterne più di certi buonismi di facciata e vuole soluzioni».
Quelli che si lamentano dei cinesi a volte sono però anche quelli che coi cinesi si arricchiscono
«E sono quelli che mi fanno più rabbia. Ma avranno vita dura, sempre che mi consentano di andare avanti: a parte il sequestro degli immobili, abbiamo già denunciato dieci proprietari pratesi per concorso in opere abusive»
Cosa l’ha più colpita nei blitz nelle ditte cinesi a cui ha partecipato?
«Come vengono trattati i clandestini dai loro connazionali, le condizioni disperate in cui vivono, bambini compresi. Non è facile essere severi con queste persone, ma è l’unico modo di contrastare lo sfruttamento»
Il complimento che più le ha fatto piacere?
«Quello di un gruppo di cittadini, prima delle elezioni: hanno detto al sindaco che avrebbero votato Pd per quello che sto facendo»
E la critica per cui si è più dispiaciuto?
«Più che la critica è l’indifferenza che spiace. Non che mi aspetti tutti i giorni i complimenti, ma in Comune non trovo la collaborazione che sarebbe necessaria, vista la gravità dei problemi»
Ad esempio?
«Con gli uffici dello sviluppo economico avevamo preparato una delibera per consentire, nelle ditte recidive negli illeciti, la confisca dei macchinari, misura molto più efficace del sequestro, perché significa portarglieli via. Il consiglio comunale aveva approvato all’unanimità, salvo la sinistra radicale».
E poi?
«Due giorni fa quegli stessi uffici mi hanno detto che non si può fare, perché i cinesi potrebbero presentare ricorso. Ma si fa e si disfa come Penelope? E pensare che la delibera si era preparata insieme... E poi lo facessero il ricorso: la confisca è un segnale da dare e la decisione era stata politica. In Comune però troppo spesso i dirigenti contano più di tutti, giunta compresa. E non va bene».
Cosa propone, allora?
«Se legalità e sicurezza sono prioritarie, lo si traduca in pratica: si facciano le cose, si potenzi la polizia municipale. Fare politica significa avere la forza di decidere e la responsabilità di farlo. Ciò che abbiamo realizzato in otto mesi è sotto gli occhi di tutti, ma senza rinforzi non possiamo continuare. Se non arriveranno segnali chiari che il rispetto delle regole è una priorità anche nei fatti, io sono pronto a dimettermi».


da La Nazione del 27/04/08
L’OPPOSIZIONE MORGANTI: «L’ASSESSORE CI CONTATTI, LO AIUTEREMO». L’AZZURRO LUCHETTI: «SERVONO I VIGILANTES»
Il Pdl: «Centrosinistra inadatto». E la Lega regala la tessera a Milone «MILONE SI MERITA la tessera da sostenitore della Lega nord. Gliela darò prima possibile». Provoca il segretario provinciale dei leghisti Claudio Morganti, provoca ed offre la sua «solidarietà a Milone» oltre al suo appoggio: «Se ha bisogno di sostegno non esiti a contattarci. Sicurezza e legalità sono priorità per la Lega e siamo ben lieti di appoggiare chi la pensa come noi». Poi l’attacco alla giunta: «Milone merita un plauso per il coraggio di denunciare i contrasti riscontrati all’interno. E’ inspiegabile che l’amministrazione non investa per risolvere uno dei principali problemi della città». Molto critica anche la posizione del Pdl e di Forza Italia in particolare, che torna a proporre «vigilantes privati di notte nelle zone a rischio» e che con il coordinatore provinciale Giovanni Luchetti ribadisce, con il sostegno del leader di An Maurizio Bettazzi, come «la cultura della sinistra non sia strutturalmente in grado di risolvere i problemi della legalità e della criminalità». Poi ancora: «Si sente troppo spesso dire che la sicurezza non è di destra né di sinistra, ma quanto dichiarato da Milone è la conferma che per agire a favore di una città vivibile, sicura, gli eredi del Pci sono inadatti a svolgere il ruolo. Se solo si pensa alla assoluta inattività svolta da Gregori fino a pochi mesi fa; se solo si pensa al fallimento del patto per la sicurezza tanto sbandierato ma insufficiente, se solo si pensa alla assoluta mancanza di iniziative nuove, pure da più parti sollecitate, ci si rende conto perfettamente della necessità di un drastico cambio di marcia». Luchetti sottolinea poi le differenze sul piano dell’azione politica fra centrodestra e centrosinistra: «Serve tolleranza zero verso qualsiasi episodio di illegalità, anche il più insignificante perché solo il completo rispetto delle regole può creare un ambiente votato alla sicurezza. Servono vigilantes privati nelle zone più a rischio. Prima di arrivare alle ronde dei cittadini, che testimonierebbero il fallimento completo ed irreversibile della pubblica amministrazione, cose da fare ce ne sarebbero. Ma questa sinistra non è in grado di farlo».

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