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La mer, la fin...

martedì 15 aprile 2008

Message in the bottle.Come in Etruria.

I messaggi in bottiglia hanno origine incerta e l'autore è sconosciuto.
MV

Si trovano delle singolari analogie tra il passato remoto e il presente, specie studiando la geografia politica del 380 a.C., dopo la caduta di Veio per mano di Roma e la contemporanea annessione del territorio falisco (viterbese), alleato perduto dei rasenna (etruschi). Tutto ciò accade, non a caso, dopo le prime distruzioni galliche nel genovese e nelle terre dell’Oltrepo, con l’orda barbarica di Brenno che, mette a ferro e fuoco Melpum (Milano) e le terre dei Retii (Veneto), venendo giù ad ondate successive per cercare nuove terre di conquista nell’Italia Centrale.
Tutto il territorio del sinecismo etrusco, dell’abitare insieme, condiviso pacificamente con i Camerti e le altre genti venute dal mare, è ormai minacciato e a rischio di rovina, sempre più ridotto territorialmente con l’Umbria e le terre Picene ormai in procinto di essere fagocitate dall’invadente Ager gallicus.
Solo qualche decennio più tardi (350 a C.) i Galli Boi conquisteranno Felsina e tutta l’etruria padana (a sud del Po) e i Senoni s’insedieranno in pianta stabile oltre il Metauro, mentre una Roma divenuta sempre più imperialista, demolendo a suon di colpi di stato quel che rimaneva della democrazia repubblicana, continuerà la progressiva erosione politica dell’Etruria fino alla suo completo assorbimento.
I Galli, come i leghisti di oggi, sono quindi il cuneo del disfacimento, pur se dopo, tardivamente quando tutto sarà già perduto, farsi di nuovo alleati delle genti italiche ormai soverchiate dall’Impero Romano.
Oggi Toscana, Emilia-Romagna, Umbria e Marche sembrano già il relitto della grande potenza etrusca che poteva essere e non è stata, con il Mezzogiorno, ormai massicciamente perduto, vuoi per il tradimento dell’infido levantino insinuato perfidamente tra quelle genti (mafia), vuoi per lotte intestine e guerre fratricide tra poveri. Cadono con il Latius Vetus, le terre capuane e quelle vesuviane assai malconce (maleodoranti), insieme ad esse non reggono l’urto il Sannio Molisano e gli stati divisi di Puglia, lasciando isolate ed accerchiate le terre dell’approdo primigenio, Lucania metapontina e Sibaritide che, in antico, furono le teste di ponte delle grandi migrazioni dall’Oriente, e che conobbero lo sbarco dei fuggiaschi troiani, rimanendo poi orgogliosamente autonome fino alla disfatta di Annibale che qui si era inutilmente rifugiato nell’estremo tentativo di contrastare le prevaricazioni romane.Infine anche la Sardegna, antica e nobile terra cartaginese, sponda fedele del mondo etrusco, è pure scivolata per la malefica influenza delle cattive sirene di una nuova incombente quanto micidiale speculazione. Ma questa è un’altra storia.
DNA

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