TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

lunedì 7 aprile 2008

Partecipazione. I Comitati organizzano corsi per politici

Decisamente interessante e destinata a far parlare di sè, l'iniziativa del coordinamento dei comitati pratesi di cui vi diamo questa anticipazione. Saremo noi di Municipio Verde i primi ad iscriverci.
La presentazione che segue è di Paolo Sanesi, portavoce del CCC.

BREVE CORSO DI FORMAZIONE PER POLITICI

Il Coordinamento dei Comitati dei Cittadini (CCC) di Prato, colta l’attitudine all’attribuzione, da parte dei politici, di significati riduttivi ed arbitrari a parole di fondamentale valore etico e democratico ha deciso di organizzare un primo corso di Semantica.
Il corso inizierà affrontando il significato della parola “PARTECIPAZIONE” (= il partecipare, il prendere parte).
Tutti i politici possono accedere al corso, l’iscrizione è gratuita, l’attestato sarà rilasciato solo a coloro che avranno correttamente risposto ad un post-test di verifica.
L’esigenza di organizzare un corso di semantica nasce alcuni anni fa proprio durante la stesura della Legge Regionale sulla partecipazione (27 dicembre2007, n.69). Infatti mentre nell’ambito normativo si dice che……. la “partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali è un diritto; la presente legge promuove forme e strumenti di partecipazione democratica che rendano effettivo questo diritto” (Art.1,1) e che “la presente legge promuove la partecipazione come forma ordinaria di amministrazione e di governo della Regione in tutti i settori e a tutti i livelli amministrativi” promuovendo…rafforzando…creando…favorendo…sollecitando…e valorizzando le esperienze partecipative in atto (Art.1,3),…… nell’ambito politico si assiste ad un totale stravolgimento di tutto ciò.
Ma facciamo alcuni esempi:
1) il Sindaco di Prato in data 05.12.07 nel corso dell’incontro in Salone consiliare su “pianificazione e partecipazione” afferma: “il confronto e la discussione vanno fatti con i cittadini, quelli che non sono in questa sala (quindi non con i comitati, ndr), e che spesso non si esprimono”, “ormai sono tanti i dibattiti fatti, e mi pare di vedere che ci sono sempre le solite persone” (da Comunicato dell’ufficio stampa del Comune di Prato del 06.12.07);
2) l’arch. Pecorario, dirigente del settore urbanistica, durante l’incontro organizzato dal Gruppo di architetti 38-1 in data 02.04.08, afferma che in fatto di partecipazione il Comune ha fatto abbondantemente la sua parte pubblicando del materiale (relativo alla “variante di anticipazione declassata”) sul sito internet e che comunque lui stesso “aveva incontrato cittadini veri che hanno esposto problemi veri “ durante le riunioni organizzate dai Quartieri;
3) i presidenti delle Circoscrizioni affermano di aver espletato tutte le procedure previste “per la partecipazione” attraverso l’organizzazione di incontri presso le Circoscrizioni, nel corso dei quali i cittadini sono stati informati;
4) alcuni esponenti della Sinistra Arcobaleno in data 04.04.08 in una nota alla stampa affermano che “come non mai in quelle seppur rare occasioni di partecipazione abbiamo potuto liberamente presentare alcuni interessanti spunti di riflessione ” quindi “non è vero che l’amministrazione non ha aperto alla partecipazione….”.

Da tutto questo si evince la necessità di organizzare urgentemente seminari di semantica come abbiamo proposto.
Promuovere processi partecipativi, ovviamente, non significa interagire con chi ci fa piacere o con chi non è interessato, scegliendo magari gli “stakeholders” che più ci aggradano, non significa “informare” pubblicando su un sito materiale ai più incomprensibile, non significa “organizzare incontri” con alcuni cittadini, per lo più “veri” (chi lo stabilisce?) ascoltando problemi per lo più “veri” (idem?), non significa partecipare a riunioni dove si ha la possibilità di esprimere una proposta (che non verrà accolta), non significa “partecipare”(= rendere nota) una decisione già presa né tantomeno visionare elaborati già realizzati che non potranno subire variazioni.
Come Magnaghi ci ha insegnato, organizzare una vera partecipazione significa:
1) operare nel processo partecipativo esercitando un ruolo etico per aiutare i soggetti deboli;
2) destrutturare i problemi per come sono posti;
3) de-colonizzare l’immaginario;
4) spostare avanti la progettualità e l’autogoverno;
5) far crescere una cittadinanza attiva e consapevole
.

Se non comprenderemo la differenza fra il garantire un processo di ascolto su un problema pre-definito ed il far crescere i processi di “democrazia partecipativa in quanto forma ordinaria di governo” non saremo mai in grado di dare un senso compiuto alla parola “PARTECIPAZIONE”.
Quindi tutto ciò non potrà avvenire se non attraverso:
1) un processo di costruzione dall’inizio del quadro conoscitivo;
2) la maturazione di un’idea condivisa (ad es. idee di patrimonio territoriale, ambientale, ecc);
3) la messa a disposizione di ciascuno di strumenti che aiutino a cambiare la loro posizione di sudditanza culturale e consentano di non limitarsi al solo ascolto.


Finchè il garante continuerà ad operare entro orizzonti di senso che identificano la democrazia partecipativa con il semplice ridimensionamento di un progetto, i politici saranno legittimati ad adattare il termine “PARTECIPAZIONE” alle loro esigenze specifiche.
“La democrazia partecipativa richiede invece un processo ben più complesso di de-colonizzazione dell’immaginario e di maturazione culturale verso la consapevolezza del proprio patrimonio e la ricerca di un’identità collettiva. Qui sta la distinzione fra consultazione e partecipazione” (A.Magnaghi).
Ma, diciamo noi, chi mai avrà la volontà di metterlo in pratica, cedendo un po’ del proprio potere e della propria libertà politica?

Paolo A. Sanesi per il CCC

Nessun commento: