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La mer, la fin...

domenica 6 aprile 2008

Messaggio in bottiglia. La città-circo e il vuoto utile

Quando le parole sembrano non riuscire più a colpire nel segno e la conservazione del potere arrocca protetta da muri di gomma, quando l'evidenza viene negata, fiorisce la letteratura per metafore. E' il caso del messaggio in bottiglia di questa settimana, giunto in seguito al dibattito su urbanistica e partecipazione.
Lo accogliamo con piacere.
MV

IL CIRCO DI BIRBOPOLI
C’era una volta nella città di “Birbopoli” una grande piazza, situata in una posizione strategica che aveva accolto un circo di nome “Vuoto Utile”. Il circo aveva avuto subito un gran successo, anche grazie ai buoni rapporti che aveva immediatamente instaurato con l’ambiente cittadino.
Molti abitanti erano stati assunti dal “cda” del circo e avevano finalmente trovato un lavoro, molti biglietti venivano regolarmente (in principio) dati in omaggio alle famiglie con bambini, molti nani e ballerine lavoravano praticamente a basso costo (d’altra parte basso era il profilo del loro lavoro), per portare spettatori sotto il tendone.
Piano piano la grande struttura nella piazza finì per diventare l’unica attrazione della città. Altri ritrovi, altri locali, altri svaghi finirono per perdere la loro attrattiva, mentre il circo allargava il proprio tendone fin già ad inglobare gli edifici circostanti la piazza.
Era una vera meraviglia assistere a quegli spettacoli dove gli artisti erano ormai diventate delle celebrità assolute.
E’ vero i biglietti rincaravano continuamente, il circo si espandeva con le finanze dei cittadini, ma come rinunciare a quello spettacolo che oltretutto era rimasto l’unico della città?
Ben presto il “cda” del circo, grazie ai fiorenti guadagni, decise di allargare la propria struttura anche in altre parti della città promettendo a tutti più svago, più divertimenti e spettacoli sempre più ricchi. Si dovette abbattere un piccolo parco, creare infrastrutture che consentissero un più facile raggiungimento del circo anche dalle città vicine, finirono per chiudere anche un paio di centri culturali, ma niente poteva essere rimpianto, o almeno così si pensava, rispetto alle meraviglie che si promettevano.
Oggi sotto un unico tendone una città triste vive in compagnia di quei protagonisti che avevano promesso meraviglie. Il sole filtra a malapena attraverso gli strappi della copertura, e gli abitanti ormai svuotati di sogni e di denari cercano di sopravvivere con povere cose.
Il “cda” del circo ha deciso di investire su altre “piazze”.
Fuori dal tendone i nani e le ballerine continuano a suonare la gran cassa invitando i turisti ad uno spettacolo che non ci sarà.
D’altra parte sono stati pagati per questo, per pubblicizzare il carrozzone.
Intanto grazie a loro ed ai mezzi di informazione, i cittadini continuano a sperare in spettacoli futuri capaci di migliorare la loro qualità di vita.
Ed i componenti del “cda”del circo ? Conclusione ovvia: continuano a vivere felici e contenti.
PS

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