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La mer, la fin...

venerdì 4 aprile 2008

Partecipazione e scelte urbanistiche

Riportiamo di seguito l'interessantissimo documento dei "38-1" che ha costituito il fil rouge dell'incontro di mercoledì 2 aprile.
MV


Partecipazione e scelte urbanistiche

Gotham City: la città più oscura dell’America contrapposta a Metropolis, città della luce e della tecnologia. Il dibattito in città sembra riferirsi ad una città irreale, che non esiste. Occorre riportarlo sulla Prato vera, sui problemi effettivi, sul concreto profilo dei processi in atto.
C’è una parte di città che vuole discutere, approfondire, partecipare al dibattito sulla variante declassata e sul piano. L’azione della amministrazione sembra invece determinata e condizionata da un’urgenza che male si rapporta alla complessità della situazione, ed alla necessità di individuare soluzioni adeguate ed efficaci
La discussione sui destini della città è uno degli elementi più significativi per la vita della città medesima, in particolare in un periodo di così profonda trasformazione. Il momento che Prato sta attraversando, con le profonde trasformazioni economiche (distretto), i cambiamenti del profilo sociale (immigrazione), e le criticità, spesso drammatiche, che si accompagnano a tali processi (p.e. le nuove povertà, la percezione di insicurezza, la conflittualità sociale), pone la questione di una “rifondazione della città” (diremmo della polis) con tutto quel che ne consegue, sotto il profilo dello sviluppo economico possibile, dell’aggregazione, della cultura, etc .
Rilanciare quindi i temi delle grandi idealità, accogliere e sviluppare le richieste di maggior sapere e maggior coinvolgimento come elementi di arricchimento delle proposte anziché di distrurbo.
Un invito quindi, o un mezzo, per colmare l’attuale distacco fra il “Palazzo” e la popolazione e far si che dal contributo di tutti nasca una proposta virtuosa.
L’iniziativa si propone tre temi che hanno sempre caratterizzato l’azione dei 38-1: Partecipazione, Approfondimento strategico, Conoscenza presentando analisi e punti di vista che non sono elaborazione solo dei 38-1.
Al di là delle diverse ipotesi di soluzione od interpretative è sempre più evidente che la città si trova ad affrontare una fase di cambiamento importante e critica dei suoi assetti sociali ed economici e del modello di sviluppo che ne derivava.
A fronte di tali cambiamenti, come sempre abbiamo ricordato, non sembrano sufficienti – anche se talvolta la reazione dell’abitudine porta a questo – soluzioni tattiche, di breve respiro, tese a replicare modelli di intervento, relazioni più o meno corporative, forme di costruzione delle politiche, soluzioni e progetti, che sono prevalentemente retaggio del passato e certamente non più adeguate, né pertinenti, né soddisfacenti, rispetto al nuovo contesto.
Si tratta di due aspetti complementari: il primo appare determinante per assumere decisioni il più possibile consapevoli ed efficaci intorno a questioni di crescente complessità e a selezionare quindi gli aspetti chiave e determinanti per affrontare le sfide che abbiamo di fronte.
Il mentre il secondo si alimenta del primo proprio poiché non si può dare una reale partecipazione se questa – a differenza dell’assemblearismo – non sviluppa un processo di crescita conoscitiva e di approdo progettuale fondato su un insieme adeguato di scambio e di produzione di conoscenze condivise.
Da questo punto di vista le ultime vicende legate, per esempio, alle scelte e ai provvedimenti urbanistici per la nostra città non sembrano fornire spunti molto incoraggianti.
Intorno a questi provvedimenti – la variante per la declassata, la variante al regolamento urbanistico e la disciplina per le funzioni – l’esplicitazione degli obiettivi, la individuazione e prefigurazione delle ricadute progettuali, il coinvolgimento effettivo della comunità nelle sue plurali espressioni, la stessa costruzione tecnica, sono apparsi inadeguati al governo di quella complessità cui facevamo riferimento in precedenza e agli stessi requisiti di partecipazione che sono ormai richiesti anche dalle normative regionali vigenti in materia.
Non vogliamo leggere in questo una intenzionalità a tenere nascoste ed opache alcune scelte, vogliamo però sostenere che gli effetti di questa scarsa costruzione di conoscenza e della scarsa innovazione nella governance possono essere estremamente pericolose per la città.
In particolare non appare più sufficiente il ricorso agli strumenti ordinari della democrazia rappresentativa e a forme ormai poco più che “rituali” perché rivolte a soggetti “interni” alla organizzazione della vita amministrativa – pensiamo per esempio al decentramento amministrativo –, forme che hanno smarrito da tempo una relazione significativa con la domanda sociale e che tendono spesso a riprodurre pratiche di auto legittimazione piuttosto che lasciarsi interrogare ed attraversare dal cambiamento.
Non intendiamo dire che queste debbano essere eliminate, ma certamente integrate con altri strumenti o rinnovate di nuovi contenuti e pratiche relazionali e partecipative.
In questa prospettiva crediamo si debba guardare la elaborazione del nuovo piano strutturale e la definizione degli importanti nodi per il futuro della città che questo dovrà affrontare, le questioni in agenda sono moltissime, soprattutto dal punto di vista dei diversi stili di sviluppo che si possono o meno favorire:
- il problema della domanda abitativa e della sua reale configurazione in relazione ad una scelta esplicita, sostenibile e consapevole intorno ai destini “demografici” della città;
- la riqualificazione della città densa e il trattamento della rilevante quota di edilizia produttiva che presumibilmente entrerà nel mercato del recupero;
- il possibile passaggio da una struttura economica monofunzionale, manifatturiera e fondata sulla rendita fondiaria ad una che individuai percorsi innovati e di diversificazione ove la conoscenza , anche formale, trovi un ruolo più significativo;
- la riqualificazione dell’ambiente urbano e di quello naturale per la costruzione di una città più abitabile ed in grado di affrontare sfide di livello nazionale ed internazionale dove la qualità non è un costo ma una risorsa;
- la costruzione di una società locale multiculturale, in grado di mettere in valore differenze e culture con stile di tolleranza, legalità e fiducia.
Uno strumento che intenda affrontare queste sfide con l’armamentario amministrativo e gestionale del passato e che lasci in mano tutto alla conoscenza limitata e “di parte” di alcuni soggetti più o meno legittimati istituzionalmente, nasce sconfitto in partenza e foriero di gravi rischi per la città e per il territorio beni - lo ricordiamo - limitati e non riproducibili. .
Auspichiamo quindi che si avvii per la elaborazione del nuovo piano strutturale un percorso strutturato di ascolto e partecipazione così come la legge regionale 1/2005 e la più recente legge regionale sulla partecipazione permettono di fare e come in gran parte fu fatto nella elaborazione dello stesso piano Secchi.
E’ chiaro che alla fine del percorso vi siano decisioni da prendere, ed è ovvio che a farlo sia la Politica, che però non può essere fatta coincidere esclusivamente con i politici, ma con il significato più alto della Polis, con la sua complessità di energia, conflitti, articolazioni sociali, capacità intellettuali, esperienza e conoscenze del contesto.

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