TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

domenica 14 giugno 2009

Prato al ballottaggio. Tutta colpa degli altri...

Il candidato "civico" dice che in Cina non ha mai spostato neppure un bullone... Bene... Rileggetevi anche alcune notizie di qualche tempo fa, dove il nostro prode Cennincina era chiamato "Marco Polo". Poi, provate su un qualsiasi motore di ricerca ad inserire come parole chiave "delocalizzazione" e "sasch"... Ha mai smentito, prima d'ora?
Ovviamente, poi, parte con la "sinistra" che avrebbe portato la Cina a Prato. Altretttanto ovviamente, si dimentica di dire che erano i suoi colleghi industriali a vedere di buon occhio tutto questo processo.
E poi, la perla sul credito, quando si chiede perchè le Banche non lavorano per il sistema: fino all'altro ieri, ci risulta, il Prode era presidente della Fondazione Cariprato. Ha provato a chiederlo alla Popolare di Vicenza?
Insomma, lui non ha fatto niente, la colpa è sempre di qualcun altro...
MV

da la Nazione del 14/06/09
Cenni: «Non ho mai delocalizzato in Cina E’ la sinistra che ha portato la Cina qui»

E’ PER LA PRIMA VOLTA arrabbiato il candidato sindaco civico sostenuto dal centrodestra. Roberto Cenni ha in mano un volantino con la foto di Carlesi: «No ai candidati che delocalizzano», legge ad alta voce, durante la conferenza stampa con Bonaiuti. «Basta con le falsità — attacca —, in Cina non ho mai spostato neppure un bullone. E’ la sinistra ad avere portato la Cina a Prato». Applausi, ovviamente, a non finire. Ma lo sfogo di Cenni non è finito: «In questo volantino dicono che loro scommettono sul tessile — aggiunge —: peccato che non abbiano proposto un’idea nuova che sia una, peccato che si ostinino a immaginare progetti faraonici come quello dell’ex Banci, che con il tessile non c’entrano niente». E ancora: «Dicono che hanno garantito i servizi sociali, ma non faccio altro che ascoltare persone che si lamentano perché non riescono ad avere un alloggio popolare, o contributi per l’affitto o un posto ai nidi per i propri figli». A fianco a Cenni, la candidata presidente della Provincia Cristina Attucci annuiva: «Il problema — dice a sua volta — è che la sinistra da troppo tempo è chiusa nei suoi palazzi del potere, impegnata nei suoi giochi interni, incapace di ascoltare le persone, vedere le difficoltà, trovare le soluzioni». Infine, Cenni chiude ricordando a Bonaiuti due precisi problemi. Il primo è sul palazzo di giustizia: «Ci sono carenze di organico enormi, è fondamentale potenziare gli uffici». La seconda riguarda le banche: «Prato soffre, ma chi soffre di più sono le imprese artigiane, che hanno difficoltà incredibili nell’accesso al credito. Tutti noi speriamo di vedere la luce in fondo al tunnel della crisi, ma se non ci sarà un sostegno finanziario diverso alle piccole imprese, tutto il sistema potrebbe saltare. Perché le banche non lavorano anche per il sistema e non solo per se stesse?». Nuovi applausi in platea.

da AssodiModa giugno/luglio 2007
"La strategia di Roberto Cenni, presidente della holding Go-Fin (attiva nel settore tessile e nell'abbigliamentocon i marchi Sasch e Sundek) fa perno invece su una delocalizzazione selettiva, orientataanche a trasformare i Paesi terzisti in consumatori." p. 12

Paper di Aldo Burresi e Silvia Ranfagni (2008)
"Pertanto si decide di optare per una soluzione più radicale: spostare la produzione all’estero in prossimità dei mercati di vendita.
In un primo momento Sasch decide di realizzare accordi di produzione con aziende produttive localizzate nei mercati in cui sono in atto processi di penetrazione commerciale; questo è accaduto in Turchia ed in Cina in cui i punti vendita sono stati riforniti con produzioni realizzate da imprese fornitrici locali. [...] Per rendere più fluido il raccordo tra produzione e punto vendita, Sasch decide allora di creare delle proprie unità produttive sui mercati esteri; non si tratta esattamente di semplici subsidiaries che svolgono attività di produzione sulla base degli orientamenti forniti dalla casa-madre, ma di piattaforme produttive, le quali costituiscono nuclei esterni all’impresa responsabili dell’attivazione e del coordinamento di fasi di produzione affidate ad imprese esterne e del loro allineamento con le esigenze assortimentali dei punti vendita."

da il Tirreno del 17/02/2006

Sasch apre una fabbrica in Cina
Cenni amplia anche lo stabilimento pratese: magazzini e creatività

L’azienda conterà su circa 14.000 metri quadrati a Prato e su quasi 12.000 in Asia

PRATO. I permessi sono già sulla scrivania di Roberto Cenni e nel giro di due mesi Sasch poserà il primo mattone per costruire la nuova fabbrica in Cina in un terreno di 5mila metri quadrati a Taichan, all’estrema periferia di Shangai. Cenni conferma il suo impegno in Oriente costruendo un’azienda di 10mila metri quadrati (che diventeranno entro breve 20mila) ma non abbandona Capalle dove amplierà il suo quartier generale di 3mila metri quadrati con un investimento totale di circa 5 milioni di euro.
Qui Taichan. Per Cenni che opera in Oriente con la Sig, una joint venture con la cinese Shan Shan e il colosso Hitochi e la Txy (cento per cento capitale Sasch), il nuovo investimento a due passi da Shangai non è altro che una conferma delle linee di sviluppo individuate nel 2000 quando tra i primi a Prato cominciò a produrre in Cina. Fu nel 2003 infatti che Cenni, ribattezzato “Marco Polo” (proprio perché fu tra i primi ad trasferire parte della propria attività in Cina) inaugurò il primo spazio: 1.200 metri quadrati di uffici sul tetto del palazzo Ruijin Road con una magnifica terrazza destinata ad accogliere i clienti con veduta su Shangai.
Un centro qualità. La costruzione della nuova fabbrica cinese non è altro che un investimento utile a migliorare la gestione della produzione già particolarmente attiva in Asia.
«Nella nuova fabbrica - spiega Cenni - sarà creato un reparto produzione, una parte dedicata al controllo qualità e alla modellistica. Ci sarà inoltre un’area spedizione dove confluiranno tutti i capi prodotti in Cina e destinati al mercato asiatico e di una parte dell’Europa. La fabbrica diventerà di fatto il luogo dove accorperemo tutta la nostra attività che negli ultimi due anni era sparsa in capannoni presi in affitto. Spesso il controllo di qualità dovevamo farlo laboratorio per laboratorio con un grosso dispendio di energie».
Cervello a Prato. La riorganizzazione garantisce Cenni sarà però solo logistica: non cambierà la politica industriale individuata da Sasch e non ci sarà un’ulteriore delocalizzazione del lavoro.
«La ripartizione del lavoro tra qui e la Cina, dove ci saranno 100 dipendenti, rimarrà invariata. Quello sarà un centro di controllo e di smistamento per la produzione destinata all’Asia. Una base organizzata necessaria per migliorare l’organizzazione».
Il vero quartier generale di Sasch rimarrà a Capalle dove sono previsti importanti investimenti anche se dalla fabbrica cinese, in base alle prime previsioni, usciranno un milione e mezzo di capi utili a servire i negozi che Sasch ha intenzione di aprire a Shangai e dintorni. Cenni nel 2003 prevedeva che la fabbrica (all’epoca ancora nel libro dei progetti) avrebbe prodotto il 50% dei capi Sasch.
Tremila metri in più. I lavori in Cina e a Prato partiranno quasi in contemporanea. «A Capalle, nello spazio adiacente alla nostra sede, contiamo di ampliare il nostro spazio - spiega Cenni - di 3mila metri quadrati che si sommeranno agli undicimila già a nostra disposizione».
Spazio in più che consentirà di avere a disposizione più magazzino. L’inaugurazione è prevista per il 2007.
«1.500 metri quadrati saranno utilizzati come magazzino per i capi destinati al mercato Europeo e all’Italia che, non va dimenticato, rimane uno dei mercati più importanti. L’altra metà invece servirà ad ampliare il laboratorio creativo».
Ilenia Reali

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