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La mer, la fin...

giovedì 11 giugno 2009

Prato. Un invito alla scheda bianca

Franco Cardini è notoriamente un personaggi senza troppi peli sulla lingua. E ce lo dimostra per l'ennesima volta, in una intervista dove mette in luce non pochi punti critici della nostra città, dall'immigrazione alla politica.
Abbiamo evidenziato in verde i passaggi più interessanti...
MV

da il Tirreno del 11/06/09
«Sull’immigrazione un’ondata di follia»

Il giudizio impietoso di Cardini: «Il cambiamento che serve è morale»

«Vivo a Chinatown E’ assurdo pensare che tutti i mali derivino dagli stranieri Tra Cenni e Carlesi voterei scheda bianca»

PRATO. Quando prende la parola lui, il tribunale della Storia emette sentenze spietate. Centrodestra e centrosinistra, Carlesi e Cenni: in questa città non si salva nessuno secondo Franco Cardini, una delle voci più autorevoli tra gli storici italiani. Che guarda caso, ha la residenza proprio a Prato, dove avrebbe dovuto votare lo scorso fine settimana se non si fosse trovato all’estero in mezzo a tanti impegni di lavoro. «Probabilmente avrei optato per la scheda bianca per senso di serietà, in barba alla retorica dei doveri», confessa con una nota di amarezza Cardini.
Quando gli capita di tornare nella sua casa di via Filicaia, non perde occasione di fare un salto al supermarket cinese dell’angolo per comprare la sua verdura preferita. «Forse se l’avessero fatto in passato tanti pratesi - fa notare il professore di storia medievale - non saremmo arrivati a questo clima di strisciante xenofobia e intolleranza che si respira in città».
Ballottaggio in Comune e Provincia. Siamo a un punto di svolta storica per Prato?
«I tempi sono maturi in Toscana perchè cadano gli ultimi baluardi delle città “rosse”. Sarebbe bene che questo avvenisse anche a Prato, cosicchè i cittadini possano rendersi conto di che pasta è fatto il centrodestra. Prima si tocca il fondo meglio è, perché allora avremo preso coscienza della crisi che sta investendo questa città. Crisi che non è solo economica, ma investe i costumi morali della nostra classe dirigente. A destra come a sinistra».
Con tanto scetticismo, chi voterà il 21 giugno?
«Per la verità non ho ancora deciso se andrò a votare. Non non me la sento di sottostare al giochino che stanno facendo i nostri politici locali. Tutti bravi a riempirsi la bocca con la parola “cambiamento” per accaparrarsi una poltrona o uno sgabello in più. Ma devono capire che il vero cambiamento lo si deve operare a un livello più profondo e strutturale, di tipo morale».
A Firenze fa il tifo per Renzi. Le piace Carlesi?
«Le simpatie personali non c’entrano. La mia opinione è che a Prato il centrosinistra non riuscirà a tenersi questa città. La coalizione che ha governato in tutti questi anni si è talmente screditata che non ha più carte da giocare. Carlesi e i suoi possono solo sperare nel buon senso dei pratesi che serva ad allontanare questa ondata di follia per cui tutti i mali di Prato dipenderebbero dall’immigrazione».
E’ vero che la questione cinese ha condizionato le scelte degli elettori?
«Certo che sì. In questo momento storico, i pratesi sono inclini a esprimere un voto emozionale, chiusi nel loro orticello di paure, diffidenza e ignoranza nei confronti di chi viene da fuori».
La giunta Romagnoli poteva gestire meglio il fenomeno immigrazione?
«Il centrosinistra farebbe bene a recitare il “mea culpa”, ma non direi che qui a Prato abbia lavorato particolarmente peggio che in altre città, tenendo conto della realtà complessa che si trovava di fronte. Forse ha peccato di eccessivo buonismo con quei discorsi sulle buone pratiche d’accoglienza che storicamente appartengono alla sua tradizione politica».
Cosa avrebbe dovuto fare, allora?
«Di sicuro a Prato il centrosinistra doveva impegnarsi di più per fare il centrosinistra. Un’efficace politica d’integrazione non può passare attraverso un’assurda pretesa assimilatrice nei confronti del diverso. Chi era al governo della città ha rinunciato al dialogo con gli stranieri. Non si possono fare società multiculturali di individui che non possono parlare fra loro. La mia esperienza con i cinesi di Prato dimostra il contrario».
Qualche episodio particolare da raccontare?
«Al bar di via Strozzi, a due passi dalla mia abitazione in via Filicaia, fanno un caffè buonissimo e vengo accolto sempre con grandi sorrisi dai proprietari cinesi. Mi domando se è vero che questi ultimi vogliano costruire una città nella città, oppure siano piuttosto i pratesi un po’ troppo miopi e chiusi»?
I pratesi hanno sbagliato?
«Peggio di loro sono i fiorentini. A Prato almeno è rimasto un briciolo di orgoglio cittadino, non come a Firenze. Il problema è cosa sono diventati oggi i pratesi, la perdita dell’identità di città operosa e operaia. Negli ultimi decenni è cresciuta una piccola borghesia cittadina di estrazione proletaria, timorosa di perdere la propria posizione sociale. Si sentono smarriti e minacciati dalla presenza dello straniero, per questo preferiscono votare Lega piuttosto che Rifondazione. Sono i pratesi che una volta andavano ai comizi e che ora preferiscono andare ai Gigli. Di questa decadenza morale e culturale l’attuale centrosinistra è complice. Ma non credo che il centrodestra saprà fare meglio».

Maria Lardara

2 commenti:

Daniela Morra ha detto...

...che strano..eppur mi pareva di aver letto proprio oggi una lettera indirizzata sì, a "San Massimo" Carlesi, ma decisamente di opposto tenore!...mi pareva anche che fosse firmata da cittadini del quartiere centro, oltre che dell' est!!!!!!!!

Daniela Morra

Unknown ha detto...

c'è anche quella... in "Effetto gaffe" :)