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La mer, la fin...

giovedì 17 aprile 2008

Pratesi in Lucania

Che la "classe imprenditoriale" pratese brillasse per la propria capacità di investire era noto da tempo. Ne vediamo tutti i giorni i "benefici" effetti sull'occupazione e sulla cementificazione speculativa in città.
Ciliegina sulla torta: alcuni noti imprenditori pratesi investiranno ben 43 milioni di euro... in Basilicata! E per fare cosa? Del cardato! Certo, la notizia non è nuovissima, visto che dell'operazione se ne parlava da tempo...
Ma qualche tempo fa non ci raccontavano che il settore del cardato era in crisi? Che per questo a Prato il settore perdeva occupazione?
Forse abbiamo capito male noi... Di sicuro, non abbiamo capito male gli importi, e le ricadute occupazionali: il progetto infatti prevede 180 lavoratori.
Numeri che a Prato, ultimamente, ci sogniamo...
Ora, e non ce ne vogliano gli amici lucani (che però qualche idea se la sono fatta...), cotanta imprenditoria illuminata e vogliosa di investire aveva realmente bisogno di investire su un'azienda chiusa dal 2005 in quei luoghi? Forse che a Prato mancavano i lavoratori specializzati (forse anche qualcuno di quelli licenziati nel 2006 proprio dalla Job&Color Srl), il know-how, gli impianti tecnologici ed industriali, ove riversare una somma così ingente?
O forse mancavano solo quei contributi che l'Unione Europea ha stanziato per il progetto???

Municipio Verde


da Il Tirreno del 17/04/08
I pratesi faranno il cardato in Basilicata

Petrucci e Nistri investono 43 milioni. Con gli incentivi di Bruxelles

Rileveranno un’azienda vicino a Potenza con 180 dipendenti

PRATO. Dopo due anni di tira e molla, sembra davvero la volta buona. Il cardato si farà (anche) in Basilicata, dove due pratesi sono pronti a investire 43 milioni di euro per rilevare uno stabilimento che, nelle intenzioni, darà lavoro a 180 persone. Sono numeri che da queste parti ormai non si sentono più, ma le credenziali dei due imprenditori hanno convinto i sindacati e la Regione, che entro due mesi darà una risposta al piano industriale presentato ieri a Potenza. Si tratta di Ovidio Petrucci, presidente del Frantoio di Sofignano e titolare della Job & Color di Tavola, e di Enrico Nistri, ex socio della Lanisa.I due imprenditori acquisteranno l’ex stabilimento della Standardtela (Gruppo Zucchi) a Sant’Angelo Le Fratte, che fino all’autunno del 2005 dava lavoro a circa 120 operai. Formalmente l’investimento verrà fatto da due aziende, la “Job & Color” di Petrucci e la “Undated” di Nistri. Le quote della Undated, costituita nel ’99 in via Traversa Fiorentina da Ovidio Petrucci insieme ai figli Sauro e Katia, sono state cedute a Enrico Nistri alla fine dello scorso febbraio in vista dell’investimento lucano. Amministratore è stato nominato Alberto Meoni.

Le due società pratesi, ha spiegato ieri l’inviato di Petrucci e Nistri a Potenza, Stefano Zoccali, hanno presentato un unico piano industriale che prevede l’allargamento dei capannoni esistenti e la possibilità di lavorare, separatamente, «anche per conto terzi, poiché la produzione prevalente della lana e dei cardati è europea e fortemente concorrenziale e stagionale».
Come detto, la Regione Basilicata ha due mesi di tempo per valutare il piano e dare il via libera, anche se i sindacati di settore, presenti all’incontro, hanno auspicato che tutto si risolva in tempi brevi. Ne hanno qualche motivo, perché da quasi due anni si parla dell’investimento sull’ex Standardtela senza che questo riesca a concretizzarsi. Fin dal luglio del 2006 Ovidio Petrucci ebbe modo di chiarire che la questione decisiva erano gli incentivi comunitari, perché una buona parte dei soldi dovrebbero arrivare dall’Unione europea in forma di agevolazioni. Concetto ribadito esattamente un anno fa, quando l’imprenditore di Vaiano rinnovò la disponibilità a contribuire fino al 60% sull’importo totale dell’investimento. Ora pare che i soldi da Bruxelles siano arrivati. «E dunque siamo pronti a partire in qualsiasi momento - commenta Petrucci tra una riunione e l’altra - Da quello che ho visto, in Basilicata c’è gente in gamba e crediamo nel progetto, anche se con la testa rimaniamo qui a Prato. Spero anzi di poter rilanciare le nostre attività anche qui».
Quanto a Enrico Nistri, è stato titolare dell’omonima Rifinizione di viale Marconi, erede del Lanificio Lanisa, fino alla vigilia della chiusura (quando subentrò il padre Enzo) e del successivo fallimento.
Paolo Nencioni

1 commento:

santangiolese69 ha detto...

sono un santangiolese trapiantato in toscana per motivi di studio e di lavoro,e leggendo cio' che avete scritto sulla situazione attuale della standartela a sant'angelo le fratte e l'acquisto del suo ex stabilimento da parte della job and color di prato,mi viene "l'orticaria":

io mi sono personalmente battuto nel mio paese a disilludere gli ex operai della standartela a non farsi abbindolare,da questa manovra,inconcludente,e poco realistica,io ho informato in convegni e dibattiti dell'assoluta inconsistenza del progetto di riconversione della standartela,dicendo che oltre a non avere competitivita' nel settore soprattutto in basilicata,portavo anche la mia esperienza nell'ambito della moda avuta in toscana,essendo stato amministratore delegato di un'azienda che produceva un brand nell'ambito del abbigliamento streetwear,completamente made in italy,ma che non ha attecchito per le ragioni che oramai tutti sappiamo e cioe' per la situazione congiunturale sfavorevole nel settore del tessile e della moda che l'italia sta vivendo negli ultimi anni,facevo osservare ai miei concittadini non che ai ex operai della standartela,come potesse una azienda pratese far riscattare un settore in basilicata non consolidato nemmeno dalla zucchi,quando poi nella stessa prato la situazione del tessile e' critica?ho di nuovo fatto notare ai santangiolesi che c'e' in ballo un fiume di fondi europei,circa 50milioni di euro,che potrebbero essere sperperati,dilapidati,bruciatiiiiiii!!!!! per creare solo fumo negli occhi,spero vivemente che tutto questo non accada ,e che i lucani capiscano una volta per tutte che bisogna rimboccarsi le maniche da soli e mettersi in gioco in prima persona e non delegare ad altri,ciò che invece bisogna coerentemente fare da se',per poi vedere spuntare ulteriori "CATTEDRALI NEL DESERTO" nel nostro territorio,non avendo nemmeno una cultura per l'industria ,sfruttando soldi pubblici che poi sono dei contribuenti sia pratesi che santangiolesi,mia nonna diceva:
lu meglio affar e' qui'dd ca' nu s'face(il miglior affare e' quello che non si fa')e credo che questo sia il caso in cui e meglio che l'affare non si faccia,invece i lucani la nostra regione dovrebbe puntare sul turismo ,sulle bellissime emergenze paesaggistiche ed architettoniche -archeologiche che nella nostra regione pullulano a destra e a manca!!! altro che fabbriche!!purtroppo la classe politica lucana fa' acqua da tutte le parti ed inculca la politica dello zuccherino (il finanziamento pubblico)per poi poter ricattare i cittadini affinche' sostengano il politico di turno,se continua a perpetuarsi questo sistema deleterio per una societa' soprattutto come quella lucana non avremo la possibilita' di riscatto,e rimarremo sempre sotto "lo schiaffo" dei "sudditi".....
scusatemi se mi sono permesso di dire la mia ma vi ringrazio enormemente per esservi interessati al caso e spero che ci sia un sostegno incondizionato tra' due realta' che forse insieme ad altre possano riscattarsi e ottimizzare ,tempi,risorse,soprattutto in risposta ad un federalismo fiscale che sembra ormai alle porte!!!
distinti saluti
Laurino Francesco