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La mer, la fin...

domenica 7 giugno 2009

Oltre il giardino. L'assalto alla foresta e la resistenza india.

Perù, alta tensione dopo scontri in Amazzonia

notizia Reuters di Marco Aquino
Gli indigeni in rivolta e l'esercito peruviano proseguono lo scontro e la tregua sembra lontana, dopo due battaglie nella giungla amazzonica in cui sono morte circa 50 persone, nella crisi più grave per il presidente Alan Garcia in questo mandato. I dimostranti hanno detto che 30 dei loro sono morti, mentre il governo ha fornito un bilancio di 22 caduti tra le forze di sicurezza nei due giorni di battaglia. Motivo del contendere, il tentativo di Garcia di portare le compagnie straniere nella foresta pluviale per aprire miniere e perforare il suolo in cerca di petrolio.
Gli scontri hanno ridato fiato agli oppositori di Garcia che chiedono le sue dimissioni, hanno reso più evidenti le divisioni tra l'élite di Lima e il ceto rurale povero, e rischiano di far deragliare l'iniziativa del governo di aprire il Perù agli investitori stranieri.
Garcia ha attaccato le proteste, dicendo che sono un vulnus per il paese, che gli oppositori indigeni hanno agito come terroristi e sono stati sobillati da forze straniere: una dura critica ai leader di sinistra che governano altri paesi dell'America latina, anche se il presidente non ha fatto alcun nome.
L'esercito ha imposto il coprifuoco, ma migliaia di indiani armati di lance di legno hanno minacciato di bloccare le vie di comunicazione in Amazzonia e di continuare la protesta se le forze governative non fermeranno la repressione.
"Combattiamo perché abbiamo paura che ci portino via la nostra terra", ha detto Denis Tangoa, di 38 anni, un dimostrante vicino ad una barricata.
Una decina di agenti di polizia sequestrati dai dimostranti sono stati uccisi e oltre 20 liberati quando le truppe sono intervenute per risolvere il problema degli ostaggi, ha detto ieri alla radio il capo della polizia, Miguel Hidalgo. Diversi altri ostaggi risultano dispersi.

1 commento:

fabrizio ha detto...

"Le parole non hanno più peso,e comunque non ne hanno più del piombo.
E' questo ciò che impararono i neri di Soweto,ed è questo ciò che sanno bene i pellerossa di Wounded Knee,ed è questa la lezione appresa da chi era a Londonderry in un sabato di sangue,ed è anche ciò che è rimasto scolpito nella terra dei campi di Sabra e Chatila e fra le pietre del Kurdistan,e dovunque nonsi avverta il profumo della libertà ma solo il mefitico tanfo di chi distribuisce quel piombo e dei loro criminali mandanti. E' certo che non sarà la mia penna a far piegare verso di voi le canne dei vostri fucili ,ed è certo che non saranno le parole a schiacciarvi come ripugnante feccia,e neppure lo faranno le vostre inesistenti coscienze.
Però attenti a voi,attenti a voi stessi,poichè sarà il vostro stesso sistema ciò che vi schiaccerà,saranno i bisogni delle disgraziate moltitudini che avrete creato,e non basterà a salvarvi,in quel momento,il vostro potere di permanenti detentori di scranni.
Sarà,in quel momento,un'ondata di GIUSTIZIA ciò che vi spazzerà via".