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La mer, la fin...

domenica 7 giugno 2009

Tieni a mente TIEN AN MEN-3


Tiananmen venti anni dopo. L’anniversario che Pechino vuole cancellare

di Angela Pascucci





Il governo cinese può mettere agli atti come un grande successo il ventennale del massacro della piazza Tiananmen. L’anniversario, forse il più sensibile dell’anno, è passato senza colpo ferire. Solo Hong Kong, anomala parte del territorio cinese, ha voluto, e potuto, commemorare le vittime della repressione di 20 anni fa. La sera del 4 giugno si è tenuta una veglia al lume di candela alla quale hanno partecipato 150 mila persone, una delle più imponenti che si ricordano per l’occasione. L’appuntamento era al Victoria Park per ricordare, ascoltando uno dei leader degli studenti dell’89, Xiong Yan, al quale le autorità hanno consentito l’ingresso nel Territorio. Le richieste di altri veterani sono state invece respinte.
A Pechino, la polizia ha sigillato piazza Tiananmen, impedendo ai media internazionali di avvicinarsi. A livello diplomatico, Pechino ha respinto l’invito rivolto dagli Stati uniti di aprire un’inchiesta sul massacro. Lo stesso segretario di Stato Hillary Clinton aveva chiesto al governo cinese di rendere pubblico il numero effettivo delle vittime della repressione, il cui numero resta ignoto.
Venti anni fa, nella notte tra il 3 e il 4 di giugno, i carri armati dell’Esercito di liberazione del popolo cominciarono a marciare verso il cuore di Pechino che da settimane era stato occupato da studenti e lavoratori. L’ordine era di riprendere a tutti i costi piazza Tiananmen e così fu. All’alba la piazza era svuotata ma lo scontro continuò, cruento, nelle strade adiacenti e nel resto della città. Milioni di abitanti di Pechino si erano posti a difesa dei manifestanti, da quando il 20 maggio il governo aveva proclamato la legge marziale, e continuarono a combattere per giorni, anche in alter grandi città cinesi, come Shanghai, quando videro i militari sparare sulla folla. All’inizio il governo cinese parlò di 200 morti, «equamente» divisi fra militari e civili. Ma i parenti delle vittime parlano di oltre mille morti civili. Anche la repressione fu feroce, e ancora vi sono nelle carceri cinesi prigionieri accusati di quei fatti.
A distanza di vent’anni, parlare di Tiananmen è tabù in Cina. Il partito/stato mantiene ferma la sua condanna su quel movimento, accusato di essere «contro rivoluzionario» e di voler sovvertire lo stato comunista. I manifestanti chiedevano invece al governo un dialogo sulle riforme necessarie a realizzare la democrazia e la libertà che dopo dieci anni di «politica di apertura» ancora non si profilavano all’orizzonte, mentre gli errori di quella politica avevano pesantemente penalizzato la maggioranza dei cinesi. Il partito/stato si era diviso sul dialogo con gli studenti e l’ala dura aveva prevalso, emarginando prima e defenestrando poi il segretario del Pcc Zhao Ziyang, contrario alla repressione.
La questione delle riforme resta aperta ancora oggi. La Cina è diventata una potenza in ascesa sulla scena internazionale, la sua economia è stata solo rallentata dalla crisi globale. Il ministro del Tesoro Usa Timothy Geithner era il 2 giugno a Pechino per la sua prima visita ufficiale in Cina e ha assicurato i grandi creditori cinesi che i loro soldi investiti in dollari americani sono sicuri. E’ stata annunciata la ripresa del dialogo strategico Cina-Usa. Una bella vittoria, a due giorni dal sensibile anniversario. E allora perché il governo cinesi ha paura non solo di riaprire quel dossier ma persini che i cinesi ne parlino o cerchino di informarsi?
da il Manifesto

1 commento:

Anonimo ha detto...

Perche non:)