TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

giovedì 4 giugno 2009

Etruschi. Sepolti da asfalto erbacce e ipocrisia.

Un articolo sicuramente encomiabile, trattandosi del periodo elettorale. Ma a ben guardare anche questa volta vi è contenuta una manipolazione. Si tende ancora una volta a discolpare i governi locali dalla Circoscrizione al Comune, dalla Provincia alla Regione, e ad attribuire tutte le responsabilità nell'ambito della Sovrintendenza ai Beni Archeologici. Seppure è vero che i responsabili degli scavi sono i primi nella graduatoria dei Terminators della città etrusca, è altrettanto vero (e visto che siamo a pochi giorni dal voto, è ancora più vero) che la politica locale, priva di un qualsiasi progetto sulla cultura, ha determinato attivamente lo stato attuale delle cose e l'insostituibile perdita di un prezioso e unico Bene della collettività. Inutile piangere per il fallimento del tavolo dell'Arci perchè è chiaro che esso nasceva su ambigue basi elettoralistiche e tendeva a dimostrare all'ultimo minuto l'innocenza delle amministrazioni locali, cercando di strappare improbabili promesse dal prossimo sindaco. Ma cosa potrà mai fare un sindaco che ha come sostenitrice di primo piano proprio Ambra Giorgi, colei che prima ha portato Gonfienti al rango dell'eccellenza regionale e poi l'ha lasciata in mano agli interessi immobiliaristici di Napolitano (Presidente di Interporto Spa) e all'ignoranza degli assessori in carica? Ancora una volta ci tocca sentire interventi parziali e privi di riferimenti cronologici sufficienti. Noi, ad esempio, che seguiamo la situazione da anni, non veniamo mai sentiti. Il motivo è che cantiamo una canzone che non si vuol sentire. Si intitola il Grande Bidone ed ha per protagonisti non gli etruschi ma l'Interporto.

MV

da il Tirreno del 04/06/09

LA VERGOGNA DI GONFIENTI

Una selva ricopre la città etrusca Da due anni il cantiere è fermo, compromessa l’area archeologica «Queste piante rovineranno anche gli scavi. Eppure c’è un vincolo di tutela dal 2006»


PRATO. Su un cartello sbiadito dal sole si legge a malapena la data degli ultimi lavori, che risalgono al 16 luglio del 2007. Poco più in là, oltre la recinzione di plastica, lo sguardo si ferma su ciò che resta dei 1.400 metri quadrati di domus etrusca rinvenuta oltre dieci anni fa. Dove ora è tutto un fiorire di sterpaglie ed erbacce. Perfino le pannocchie di mais hanno costruito la loro piantagione, approfittando dell’umidità della falda della Calvana. Benvenuti nell’area archeologica di Gonfienti, quella che nel 2007 era ancora visibile dal satellite nelle mappe di Google Earth.
Oggi l’accerchiano i capannoni dell’Interporto, che pochi giorni fa ha annunciato la volontà di mettere in sicurezza l’area con 46 telecamere e una recinzione di sbarramento lungo il perimetro dell’asse logistico. Ma siamo in terra di Etruschi, «quella su cui pende un vincolo di tutela dei beni culturali dal 2006», come fa notare il professor Giuseppe Centauro, uno dei massimi esperti di Gonfienti.
Eppure è impossibile non accorgersi dei lavori che, proprio alle spalle della città etrusca, si stanno consumando. Qui la mano dell’uomo è già intervenuta. E non per proteggere dalla forza di madre natura quel gioiello del passato su cui oggi proliferano piante di tutti i tipi (persino alberi da frutta, cardi e gramigna). Cabine e pali elettrici circondati da lastre di cemento spuntano qua e là, lasciando presagire le operazioni di messa in sicurezza a cui stanno lavorando i tecnici dell’Interporto.
Che ne sarà del progetto di parco archeologico? «Se ne parlava già in una delibera comunale del 2003», ricorda Centauro. Il docente di restauro architettonico all’università di Firenze, teme danni incalcolabili per il tesoro etrusco. «Intorno ai resti della gloriosa domus, prolifera una particolare specie di vegetazione, denominata ailanto, considerata un nemico mortale per le malte di calce. In poche parole, i muri a secco consolidati durante gli ultimi lavori della Soprintendenza, rischiano di spaccarsi». Fatica buttata via, insomma. E gli Etruschi si rivolterebbero dalla tomba se sapessero che la loro città si trova in balia delle intemperie.
«Questa vegetazione infestante - prosegue Centauro - ha la particolarità di crescere in altezza, rilasciando un enzima che la fa riprodurre continuamente». L’acqua piovana dello scorso inverno è stata nutrimento per questa fitta vegetazione. Tanto è vero che gli Etruschi si erano fatti per bene i propri calcoli, scegliendo di costruire il loro quartier generale ai piedi della Calvana, dove il terreno era più fertile.
«Ormai tutti i reperti archeologici, rinvenuti durante gli scavi - spiega Mauro Franceschini, campione di tante battaglie in difesa di Gonfienti - sono stati portati a Villa Niccolini». Ed è lui a gridare allo scandalo: «La Soprintendenza non si fa più vedere da queste parti dal 2007. Questo ormai non è più uno scavo archeologico, ma un cantiere abbandonato».
Tutto è fermo dal 2007, insomma. Recentemente, in occasione della presentazione della carta archeologica della Provincia, la Soprintendenza si era pronunciata su alcune ipotesi per Gonfienti, senza escludere un interramento degli scavi. Il futuro dell’area archeologica, visto in chiave di opportunità culturale e turistica, riecheggia nel programma di quasi tutti i candidati politici. Ma nelle condizioni attuali, il sogno di una città etrusca resa fruibile per il pubblico, sembra essere sempre più difficile da realizzare.
Maria Lardara

Naufragato anche il “tavolo”. Giorgi: «Sbloccare la situazione» I soldi ci sono, vanno spesi
PRATO. I ventimila euro ci sono già: sono quelli stanziati dall’Interporto per restituire una parvenza di dignità all’area archeologica. Ma le ruspe per ripulire la domus etrusca dall’insidioso manto di erbacce, non sono mai entrate in azione. Per non parlare della tettoia che dovrebbe proteggere il sito. E che non è stata mai costruita.
«Dalla Soprintendenza abbiamo trovato solo un muro di gomma», attacca Mauro Franceschini, riferendosi al tavolo di lavoro su Gonfienti al quale nei mesi scorsi hanno partecipato (oltre a lui stesso), anche Arci, Legambiente, Wwf, Italia Nostra, l’associazione Narnali Insieme e Cgil. «Quattro mesi di incontri non sono serviti a nulla: non si comprende - fa osservare Franceschini - perché ancora la Soprintendenza non abbia autorizzato l’intervento, se l’Interporto si è addossato la spesa delle operazioni, come ha dichiarato qualche giorno fa il presidente Napolitano». Stando ai fatti da lui riportati, nel febbraio scorso le associazioni ambientaliste sarebbero state ricevute dal sindaco Marco Romagnoli che, messo al corrente dello stato di degrado in cui versano gli scavi archeologici, si sarebbe a suo volta messo in contatto con Gabriella Poggesi, responsabile della Soprintendenza regionale per Gonfienti.
«Si vocifera - conclude Franceschini - che la dottoressa non sia riuscita a trovare l’archeologo cui affidare l’incarico, o per lo meno questa è stata la sua giustificazione. La mia idea è che 20mila euro non potrebbero bastare per bonificare tutta l’area archeologica».
A chiedere che la situazione venga al più presto sbloccata è anche Ambra Giorgi, presidente della commissione Cultura regionale e da poco anche dell’Amat (associazione musei archeologici della Toscana): «L’intervento di bonifica deve essere eseguito quanto prima: le risorse che sono disponibili vanno utilizzate per valorizzare il sito archeologico».
Ma. La.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Informo che su Facebook ho creato il gruppo "Quelli che vogliono il Parco Archeologico a Gonfienti". Facciamoci sentire anche qui!

Francesco Fedi - Comitato Città Etrusca sul Bisenzio