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La mer, la fin...

venerdì 5 giugno 2009

Inceneritori. Interrogazione RC.

PRC Gruppo Toscana “Polli alla diossina” nell’area degli inceneritori di Montale (PT) e Baciacavallo (PO). Interrogazione di Sgherri.

Sgherri: “la regione intervenga per evitare commercializzazione e consumo. Asl e Arpat compiano un indagine approfondita sugli inquinamenti. Si è già perso troppo tempo".

E’ stato già perso troppo tempo, la tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente non possono più aspettare, anche alla luce del fatto che la commercializzazione di “polli alla diossina” – e tanto più una sua prosecuzione - amplierebbe l’incidenza delle patologie, sia a livello di pesantezza delle medesime che di ampiezza di persone interessate.
Alla luce della gravità di quanto emerso la Regione – nell’ambito delle proprie competenze dirette ed indirette – intervenga per impedire la commercializzazione e l’autoconsumo di capi alimentari (in particolare pollame) contaminato dalla diossina nell’area dell’inceneritore di Montale.
Verifichi inoltre quanti capi ne siano stati contaminati e avvi controlli e indagini l’entità e l’estensione della contaminazione dei terreni da diossine e da eventuali ed ulteriori microinquinanti, al fine di predisporre le necessarie bonifiche.
Sono queste alcune delle richieste che pone Monica Sgherri – Capogruppo di Rifondazione Comunista Sinistra Europea – in un interrogazione urgente presentata oggi alla Giunta Regionale in merito agli inquinamenti del suolo e dei capi alimentari emersi a seguito della campagna di prelievi su matrici alimentari effettuata dalle ASL di Pistoia e Prato alcune settimane orsono, allo scopo di verificare gli effetti sulla catena alimentare di inquinanti provenienti dagli inceneritori di Montale (Pistoia) e di Baciacavallo (Prato).
Prelievi che hanno portato al rinvenimento di altissime concentrazioni di diossine in particolare nelle carni di pollo, ben superiori ai limiti massimi stabiliti dalle norme nazionali ed europee. Si tratta – prosegue Sgherri – di dati pesantissimi, in aree dove già si riscontrano concentrazioni di patologie tumorali ben superiori alla media.
Di fronte a tutto ciò la Regione – coinvolgendo gli enti locali interessati, che a quanto ci consta non hanno emesso nessuna ordinanza che vieti la commercializzazione e il consumo delle carni inquinate – faccia quindi le opportune verifiche – anche attivando ASL e Arpat per un indagine approfondita della situazione di inquinamento da diossine e altri inquinanti della zona, e compia ogni azione per evitare commercializzazione e consumo di capi alimentari inquinati.
Una vicenda che – al di là della specificità – se ce ne fosse stato bisogno, ci dimostra una volta di più la pericolosità degli impianti di incenerimento.

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