TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 14 aprile 2009

Cultura. Poggio a Caiano e Ardengo Soffici.

Un nuovo reliquiario senza visitatori per placare l'identitarismo poggese o una possibilità di vita culturale? Senza aspettare i posteri, sentenzieremo presto.
mv

POGGIO A CAIANO IL 16 MAGGIO L’INAUGURAZIONE
«Un museo che apre dopo un lungo percorso»
TRENTA OPERE che spaziano dal 1904 al 1962 sono il nucleo iniziale: pitture ad olio e disegni realizzati per «Lacerba», rivista alla quale Soffici diede vita con Giovanni Papini il 1° gennaio 1913, pubblicazione che segnò per un momento l’«apparentamento» momentaneo con il Futurismo di Filippo Tommaso Marinetti e sodali. Trenta opere provenienti da collezioni pubbliche e private, prestate in comodato d’uso alla struttura che si accinge ad aprire i battenti. Manca ormai poco più di un mese al taglio del nastro, nelle Scuderie Medicee, del Museo Soffici. Un battesimo fissato per il 16 maggio. Un sogno a lungo coltivato che finalmente diventa una realtà destinata a richiamare, ulteriormente, l’attenzione sulla vasta opera sofficiana.«La pinacoteca comunale Soffici — sottolinea il presidente dell’«Associazione culturale Ardengo Soffici», Gianfranco Desii — è stato promosso dal Comune di Poggio a Caiano con la collaborazione della nostra associazione e della Provincia di Prato e corona un percorso iniziato quindici anni fa».Una prima prova generale del Museo Soffici si è avuta due anni or sono, in occasione della mostra documentaria «Ardengo Soffici 1907-2007. Cento anni dal ritorno in Italia», curata dallo studioso Luigi Cavallo e dedicata, appunto, alla ricorrenza centenaria del ritorno di Soffici nella casa di Poggio a Caiano, dove avrebbe abitato per tutto il resto della vita, eccezion fatta per le vacanze estive trascorse nel «buen retiro» di Vittoria Apuana, nei pressi di Forte dei Marmi, dove l’artista — nato a Rignano sull’Arno il 7 aprile del 1879 da una famiglia di agiati agricoltori — si spense il 19 agosto 1964. Ed è proprio a partire dal ritorno a Poggio a Caiano che Soffici vivrà l’«anno uno», ossia l’inizio della sua stagione più intensa, volgendosi soprattutto al paesaggio, genere che rimarrà centrale in tutta la sua lunga e prolifica parabola artistica, memore anche e sopratutto delle tante esperienze maturate nel periodo parigino. Un periodo che era stato stato caratterizzato dalla collaborazione, con scritti e disegni, a riviste importanti la «Plume», la «Revue Blanche», l’«Europe Artiste» e l’«Ouvre d’Art International». Un soggiorno durante il quale Soffici si era legato a grandi pittori e poeti come Picasso, Braque, Matisse, Apollinaire e Jacob. Ma una volta rientrato a casa sbocciò un grande amore, quello per Poggio a Caiano. Tant’è che in un’intervista alla Rai, nel 1957, Soffici ebbe a dire che «anche oggi dopo 55 anni di pittura, il mio lavoro è una specie di identificazione tra me e il paese in cui vivo: a forza di amarlo e capirlo è avvenuto che io sono diventato il paese e il paese è diventato me». Un’identificazione che il Museo Soffici renderà ancora più indissolubile.
Maurizio Sessa

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