TANTI INTERESSI PRIVATI NON FANNO UNA CITTA'!

La mer, la fin...

martedì 14 aprile 2009

Prato. Cennincina.

Lo ammettiamo in premessa, onde evitare fraintendimenti... Noi "Cenci in Cina" non lo abbiamo visto, ma il sottotitolo del film, "per il bene della ditta", sarebbe perfetto in bocca a Roberto Cenni, che - da alcune voci arrivate ai nostri acuti orecchietti da sorcio - durante la sua prima uscita pubblica avrebbe smentito di avere parte della sua produzione in Cina (e secondo altre voci si sarebbe addirittura spinto a minacciare querela verso chi lo avesse sostenuto).
Non avrà quindi nessun problema a smentire il braccio armato della comunicazione confindustriale pratese, Silvia Pieraccini, che solo tre mesi fa riportava le parole dello stesso Cenni in merito alle strategie "vincenti" del gruppo Sasch, vantando l'esportazione del "modello pratese" anche nella sua "piattaforma produttivo-distributiva" attivata in Cina dopo l'ingresso del colosso asiatico nel WTO. Non avrà nemmeno problemi a smebtire, quindi, che il 75% della produzione è localizzato all'estero, "per sfruttare le potenzialità della globalizzazione".
Insomma, non ci resta che aspettare il prossimo "episodio" di Cennincina...

Il Sorcio Verde
Per Municipio Verde


da AGICina 24 del 30/12/08
Il modello pratese di Sasch esportato fino in Cina


di Silvia Pieraccini
Alla fine degli anni Ottanta era una "semplice" catena di negozi di abbigliamento pronto moda che comprava e rivendeva in Italia il 98% dei capi. Oggi Sasch è un marchio di total look uomo-donna che ha piattaforme produttive-distributive in Cina e in Thailandia, ne sta avviando una terza in Messico, realizza all'estero il 50% del fatturato, conta 300 negozi monomarca nel mondo (tra franchising, proprietà e joint venture), di cui 70 aperti nell'ultimo biennio, e guarda ai nuovi mercati come un bambino alla torta col cioccolato.
«Abbiamo cercato di cogliere le opportunità offerte dalla globalizzazione – spiega Roberto Cenni, 56 anni, seconda generazione di imprenditori tessili pratesi (Gommatex-Eurotintoria), amministratore delegato di Sasch, di cui è proprietario insieme alla famiglia Giovannelli –. Acquistiamo e produciamo dov'è più conveniente, mettendo a frutto conoscenze e competenze acquisite nel settore tessile, e ci espandiamo in funzione delle occasioni che si presentano».
L'occasione più interessante, oggi, arriva dall'alleanza stretta due anni fa con il gruppo distributivo messicano Sanborns che fa capo a Carlos Slim Domit, uno degli uomini più ricchi del mondo, con interessi che vanno dalla meccanica alle piastrelle, dal tabacco fino all'editoria (nei mesi scorsi ha comprato anche una partecipazione nel più prestigioso quotidiano d'America, il New York Times). In Messico Sasch ha già aperto cinque negozi e cinque corner, con l'obiettivo di arrivare a 30-35 punti vendita, ed è sbarcato nei department store col marchio ViaFirenze, creato proprio per quel canale.
Ora sta realizzando una piattaforma produttiva-distributiva (ha iniziato con i jeans) a Città del Messico, che sarà il ponte per l'ingresso nei mercati sud e nordamericano. Un'operazione che la tempesta finanziaria di queste settimane non ha stoppato: «Certo bisognerà vedere come andranno i consumi – spiega – visto che non abbiamo situazioni simili a cui far riferimento, ma il progetto resta in piedi».
In ogni caso, in questo contesto mondiale difficile, a favore di Sasch gioca il fatto di aver messo radici e braccia in Paesi diversi, fino ad acquisire una vera natura internazionale. «In Cina siamo andati nel 2002, poco dopo l'ingresso del Paese asiatico nell'organizzazione mondiale del commerciale – sottolinea Cenni – e dal nostro ufficio di Shanghai abbiamo visto i cambiamenti: mentre prima tutto passava dalle corporazioni, che producevano per i trading di Hong Kong ed erano le uniche ad avere le licenze di esportazione, tanto che era impossibile comprare gli accessori in un posto e l'abbigliamento in un altro, adesso riusciamo a selezionare i prodotti migliori. In fondo abbiamo ricreato il modello tipico del distretto tessile pratese, basato sul mettere insieme tanti pezzi fatti da soggetti diversi, e questo è stato possibile grazie alle conoscenze e competenze acquisite proprio a Prato».
Dopo la Cina, l'altro grande mercato emergente che Sasch punta a conquistare è la Russia, attraverso un piano di aperture di negozi monomarca che partirà con tre vetrine all'inizio del 2009. L'azienda toscana oggi è dunque un "network" che produce all'estero il 75% dei capi (sette milioni quelli realizzati nel 2008), e vende oltreconfine il 50% della produzione. Quest'anno il fatturato di Sasch, sponsor storico di Miss Italia, toccherà quota 70 milioni di euro (+3%), con un margine operativo lordo vicino al 17%, e salirà a 155 milioni (+15%) a livello consolidato, dunque considerando il segmento tessile e il 50% di Kickoff, la società fiorentina (la sede è a Campi Bisenzio, accanto a Sasch) che produce e distribuisce in tutto il mondo il marchio americano Sundek, famoso per i costumi da bagno. A dare linfa alla redditività del gruppo è proprio Sundek, che nel 2008 segnerà un giro d'affari di 18 milioni, con un margine operativo lordo del 22% e, secondo Cenni, ha «grandi potenzialità». condensate in un piano di sviluppo che prevede di toccare i 50 milioni di fatturato in tre anni.
Non sorprende, dunque, che Kickoff e Sasch siano corteggiate dai fondi d'investimento: «Non dico no a priori alla vendita dell'azienda – conclude l'a.d. – ma non dico neppure sì perché va di moda. Occorre piuttosto vedere qual è la situazione più conveniente. In genere credo che l'ingresso della finanza nel mondo della moda sia utile, perché porta disciplina dentro le aziende familiari».

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