06/04/2009 Green Report
Amianto, oggi si prova a riscrivere la storia, ma manca un capitolo: le bonifiche
di Diego Barsotti
LIVORNO. A Torino oggi si prova a riscrivere la storia. E a fare giustizia delle migliaia di morti che nel corso del novecento hanno respirato e covato per anni il mesotelioma pleurico provocato dall’asbesto contenuto nei manufatti di amianto. Inizia oggi infatti il processo a carico dei responsabili della società Eternit s.p.a., gestore degli stabilimenti di lavorazione dell’amianto di Cavagnolo (TO), Casale Monferrato (AL), Bagnoli (NA) e Rubiera (RE), per i danni prodotti alla salute degli operai nelle lavorazioni da amianto.
In Italia la produzione e commercializzato dei manufatti in amianto è cessata nel 1986 e da allora le morti di asbesto sono continuate e anzi cresciute, visto che l’incubazione è di 20-30 anni e il picco è dunque atteso proprio in questi anni. Ma quello che non è cessato è l’utilizzo dei manufatti contenenti amianto, soprattutto coperture in eternit e cisterne e tubature che puntellano città e campagne di tutta Italia: insomma ogni genere di manufatto sfornato in 80 anni di vita della Eternit Ag che oggi minacciano i cittadini sotto l’incalzare degli agenti atmosferici (mentre invece in grandi nazioni come la Cina, l’India e il Brasile si continua a estrarre amianto e a utilizzarlo tranquillamente).
Non c’è solo un problema di bonifiche, ma anche di smaltimento, perché oggi in Italia le discariche per l’amianto (che se stoccato correttamente nel sottosuolo è innocuo) sono rarissime. La legislazione ci sarebbe e sarebbe perfino buona (una legge del 1992 e un decreto dal 1994, nonché il Decreto Ronchi del 1997, leggi e piani regionali e provinciali) , ma all’atto pratico c’è ben poco, visto che le cause del fenomeno amianto non sono mai state aggredite veramente e si preferisce evitare di pensare, ad esempio, che vittime dell’amianto sono anche i bambini che ancora oggi frequentano scuole coibentate con questa fibra e ancora da bonificare.
Anche in una tragedia immane come quella che ha colpito l’Abruzzo in queste ore, se ne nasconde una più subdola e a lungo termine: perché fra le palazzine cadute seppellendo adulti e bambini, ci sono probabilmente parti in amianto o eternit che nel crollo si sono mescolate alle altre polveri E che i loro strazianti effetti li faranno sentire a distanza di anni, come è avvenuto a molti sopravvissuti e soccorritori dopo il crollo delle Torri Gemelle.
Intanto anche Legambiente si è costituita parte civile al processo contro Stephan Ernest Schmidheiny e Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, imputati di omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e disastro colposo.
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