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La mer, la fin...

domenica 5 aprile 2009

Diritti umani. Il National Geographic a Guantanamo.

da: Ansa

2009-04-03 18:50
GUANTANAMO: TELECAMERE MOSTRANO CAMPO DI BATTAGLIA ANOMALO
(di Marco Bardazzi)

WASHINGTON - Barack Obama ne ha ordinato la chiusura, la Corte Suprema lo ha più volte bocciato e il mondo attende di vederlo sparire presto. Ma in quello che dovrebbe essere il suo ultimo anno di vita, Guantanamo resta un anomalo campo di battaglia. Una realtà ora raccontata con realismo dalle telecamere del National Geographic, entrate nelle celle e nelle strutture militari della base americana per raccontare una guerra psicologica tuttora in corso tra guardie e prigionieri. 'Inside Guantanamo', un documentario di due ore, debutterà in mezzo mondo nei prossimi giorni: in Italia uscirà in contemporanea con gli Usa il 5 aprile su National Geographic Channel (canale 402 di Sky, ore 21:00). L'anteprima per la stampa internazionale nel quartier generale del National Geographic a Washington, accompagnata da un dibattito tra protagonisti dei sette anni di vita del carcere per presunti terroristi, ha fatto emergere le difficoltà a dare un giudizio definitivo su Guantanamo. Ex esponenti dell'amministrazione Bush e giuristi del Pentagono continuano a difendere la scelta fatta dopo l'11 settembre 2001 di creare un 'limbo legale' in una base navale a Cuba, attraverso il quale sono passate oltre 800 persone (i detenuti ancora presenti sono 240).
Ex detenuti ed esperti in diritti umani insistono nel parlare di abusi, torture e violazioni del diritto internazionale. Ciò che aggiunge al dibattito il National Geographic, forte di prestigio e fama di imparzialità, è il racconto della vita quotidiana nel carcere e nella base, in celle di 1,85 x 2,44 metri e in alloggi militari di poco più confortevoli. Emerge così la realtà di un luogo dove sia il Pentagono, sia buona parte dei detenuti si sentono tuttora in guerra l'uno contro gli altri. Le rivolte in cella, i passaparola tra prigionieri, la rapidità con cui, all'apparire delle telecamere - che non possono riprenderli in volto, ma registrano le voci -, lanciano accuse in arabo e in inglese contro l'America, alimentano la convinzione dei militari intervistati che Guantanamo sia ancora lo scenario di una guerra psicologica non meno importante di quella combattuta in Afghanistan o in Iraq. Allo stesso tempo, dando voce a vari ex detenuti, National Geographic non censura niente delle accuse di abusi rivolte in questi anni agli Usa e rilancia con forza la tesi - affidata al racconto dell'ex detenuto Moazzam Begg - che gli Usa in realtà creando un luogo come Guantanamo hanno fatto nascere una nuova generazione di estremisti islamici antiamericani.
La troupe del National Geographic, guidata dal regista Jon Else, è stata a Guantanamo per tre settimane con ampia libertà di manovra. I luoghi, in ultima analisi, sono gli stessi mostrati in questi anni dal Pentagono a centinaia di giornalisti accolti nella base, e anche i vincoli sono gli stessi: nessun contatto diretto con i detenuti, nessuna ripresa del misterioso Camp 7, che custodisce i seguaci di Al Qaida più pericolosi, come lo stratega dell'11 settembre Khalid Sheikh Mohammed. Ma l'importanza del documentario, come spiega Else, è che se il National Geographic non lo avesse realizzato, "non sarebbe rimasto in futuro un documento definitivo su questo luogo, che comunque lo si consideri e quale che sia il suo destino, è destinato a restare una pagina di storia americana: molto di ciò che ci definisce come nazione nell'ultimo decennio, è destinato a venir cristallizzato nell'immagine di Guantanamo".
(marco.bardazzi@ansa.it)

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