Forse, se si voleva una risonanza, era meglio rivolgersi al G20, svoltosi a Londra, e fare una performance provocatoria, come han fatto altere realtà. Mas i sa, noi ci affidiamo a Lulli e Magnolfi... Intanto la Cgil locale si guarda la punta delle scarpe e continua a ripetere che è lontanissima e che per questo non risponde.
mv
il Tirreno 5/4/'09
dall’inviato Ilenia Reali
La bandiera pratese al Circo Massimo
La richiesta di un futuro per il distretto tessile arriva anche a Roma
Cassintegrati e precari, chi non ha un lavoro e chi rischia di perderlo. Tutti chiedono un domani migliore, «per noi e per i figli»
ROMA. Le note della colonna sonora del film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana hanno scandito i passi degli oltre mille pratesi che ieri hanno trasportato una versione ridotta, 150 metri, della bandiera “Prato non deve chiudere” al Circo Massimo. Un ingresso trionfale a capo di uno dei cinque cortei (quello partito da piazza Ragusa). Un fiume umano, dall’accento toscano e con il cuore rivolto alla crisi pratese, che ieri era a Roma con un motivo in più rispetto ai tanti altri manifestanti.
Per Prato la grande manifestazione “futuro sì, indietro no” organizzata dalla Cgil nazionale era anche un nuovo luogo per far sentire all’Italia il proprio grido di aiuto. Un Sos che, in tanti, anche arrivati a Roma da altre città d’Italia, hanno raccolto dando il proprio contributo a portare il Tricolore che, con l’iniziativa del 28 febbraio e le successive trasmissioni televisive, si era già fatto conoscere in ogni angolo d’Italia.
La partenza. Ventitrè pullman con a bordo circa 1.100 persone sono partiti nel cuore della notte da piazza Falcone Borsellino.
I primi tre autobus a partire sono stati quelli con a bordo i dipendenti della Funzione pubblica. A loro sarebbe toccato il compito di srotolare la bandiera raggiunti dopo circa un’ora dagli altri pratesi. Su uno degli autobus il segretario confederale della Cgil Manuele Marigolli che, insieme a Manuela Biliotti (un simbolo degli artigiani in difficoltà), era in testa alla bandiera.
Non solo Cgil. «Con questa bandiera - ha commentato Marigolli - credo di aver portato qui Prato. Senza alcun intento polemico oggi la Cgil di Prato si sta facendo carico delle esigenze della città». E a testimonianza di un’adesione non solo dei simpatizzanti del sindacato di Guglielmo Epifani anche Biliotti. «Sono a fianco - ha detto l’artigiana - di tutti quelli che hanno a cuore il nostro distretto e si impegnano per trovare una soluzione ai problemi. Ritengo che qualunque sia il colore della propria bandiera di appartenenza oggi si debba far sentire la nostra voce per chiedere provvedimenti veri al Governo».
Tricolore a Roma. E’ stato particolarmente emozionante l’ingresso della bandiera al circo Massimo. Coreograficamente infatti ha avuto un impatto molto alto. E ha suscitato enorme curiosità tra i presenti. Decine di persone hanno chiesto cosa significasse e quali fossero le difficoltà di Prato.
Raffaella Vicentin era una delle decine di persone che si sono unite ai manifestanti pratesi. Era arrivata a Roma da Aosta. «E’ importante dimostrare che la Cgil - ha commentato - significa unità. E anch’io porto questa bandiera per dimostrare che i lavoratori di tutta Italia condividono gli stessi obiettivi e sono solidali con quelle realtà che più soffrono». La bandiera si è fermata proprio sotto il palco dove è rimasta srotolata per un paio d’ore. E solo quando la stanchezza ha preso il sopravvento è stata chiusa per lasciare spazio alle bandiere della Cgil.
Keila Fereira è di origine brasiliana. Ora abita a Prato ed ha un lavoro a tempo indeterminato. «Me lo ha dato questa città - ha commentato - ed è giusto che ora sia al fianco di questo distretto che abito per combattere le difficoltà che sta vivendo. E’ uniti che si ottengono i risultati».
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